L’Ufficio studi di Intesa Sanpaolo ha realizzato un’indagine tra le aziende che fanno parte di un network da cui è emerso che le aziende del settore manifatturiero che hanno condiviso e unito risorse e competenze professionali hanno aumentato il loro fatturato del 10%. Il contratto di rete sembra una buona opportunità soprattutto per le piccole e medie imprese. Nei primi tre mesi di quest’anno 455 realtà imprenditoriali hanno utilizzato questo strumento dando vita a più di 90 nuove reti, ovvero forme di collaborazione e condivisione che hanno permesso di acquisire maggiore forza competitiva, produttiva e commerciale. In totale fino ad oggi in Italia sono nate 792 reti che hanno unito insieme 4.090 imprese su tutto il territorio nazionale. Le aziende che decidono di formare una rete si caratterizzano per un migliore posizionamento competitivo: in un caso su due fanno parte di gruppi economici (contro il 35% circa delle imprese non in rete), hanno attività di export (50% rispetto al 31%), certificati di qualità (26,7% contro il 17,2%), partecipate estere (17,8% rispetto al 7,5%), marchi registrati a livello internazionale (16,4% contro l’8,5%), richieste di brevetti (16,3% contro 7,3%), certificazioni ambientali (8,2% contro il 3,4%).
Ma cosa spinge le imprese a fare rete?
Il 50% circa delle imprese intervistate ha deciso di partecipare alla rete per conseguire maggiori sinergie produttive (soprattutto al Sud e al Centro), rafforzare i canali di promozione/distribuzione (Nord) e realizzare progetti comuni di innovazione e di ricerca (Centro e Nord-Est). Più della metà delle reti è composto da imprese appartenenti a diversi macro settori (agricoltura, industria, costruzioni, servizi), mentre le restanti reti (il 28,6%) sono composte da imprese dello stesso macro-settore, ma di comparti produttivi diversi.
L’industria è il comparto in cui si è sviluppato il maggiore numero di reti, soprattutto tra le imprese specializzate nella fabbricazione di prodotti in metallo, nella meccanica e nel sistema moda. Nei servizi, invece, sono diffuse le aggregazioni tra i professionisti che svolgono attività legali e di contabilità, attività di direzione aziendale e di consulenza gestionale, ricerca e sviluppo, pubblicità. Segue l’Ict composto soprattutto da imprese specializzate nella produzione di software, consulenza e da attività nei servizi d’informazione e altri servizi informatici. Elevato poi il numero e l’importanza delle imprese del commercio all’ingrosso (6,5%) e del turismo (5,5%). Infine per quanto riguarda le dimensioni, il 31% delle aziende in rete sono di piccole dimensioni o addirittura imprese micro (51,2%), che sono proprio le realtà che hanno maggior bisogno di accrescere la loro capacità di fare innovazione, vendere, esportare, creare marchi e che difficilmente ci riuscirebbero contando solo sulle proprie forze.