Una delle maggiori difficoltà dell’impresa italiana – rispetto a quelle europee e internazionali – deriva dal costo dell’energia elettrica. L’energia in Italia sia per imprese sia per famiglie costa troppo cara. Rare sono le stime dettagliate della gravità del problema. L’Associazione Artigiani e Piccole Imprese Mestre CGIA ha realizzato uno studio da cui emerge che le nostre piccole e medie imprese pagano l’energia elettrica il 68% in più della media europea, e cioè 198,8 euro ogni 1.000 Kwh. Di questi 198,8 euro 55 sono di tasse. Non basta. Le le micro e piccole medie imprese italiane pagano l’energia elettrica il 61% in più delle grandi imprese. Un dato negativo battuto solo dalla Grecia che si ritrova un differenziale maggiore. La domanda è perchè questo accade?
Grazie alla struttura economica basata sulle Pmi siamo ancora il secondo paese manifatturiero d’Europa dopo la Germania. Eppure sembra che nessuno si occupi veramente di trovare una soluzione all’elevato costo dell’energia del nostro Paese pur sapendo che negli ultimi dieci anni la piccola e media impresa ha creato circa l’80% dei posti di lavoro oggi occupati.
Stiamo scontando come Paese le (non) scelte (sbagliate) del passato che ricadono sulle nostre bollette di utenti e delle imprese. Lo sapete che i cosiddetti oneri generali di sistema negli ultimi tre anni sono cresciuti del 137%. E per cosa li paghiamo? Tre motivi tre: il fallimento della liberalizzazione dell’energia anche per utenti non domestici iniziato alla fine degli anni ’90; l’abbandono del nucleare che ci fa importare quasi il 14% del nostro fabbisogno energetico – che paghiamo profumatamente; gli incentivi elargiti alle fonti rinnovabili. Tutte voci che scontiamo in bolletta. O meglio che scontano soprattutto le Pmi che pagano l’energia più del 60% del resto d’Europa.