La Cina necessita di riforme urgenti per un nuovo modello economico che coinvolga tutti gli strati sociali e armonizzi decenni di crescita rapida ma poco equilibrata. Questo è emerso alla presentazione dell’European Business in China Position Paper 2013/2014, organizzata da Fondazione Italia Cina e Camera di Commercio dell’Unione Europea, in collaborazione con Assolombarda.Scopo della pubblicazione annuale, realizzata dalla Camera di commercio dell’Unione Europea, è quello di offrire un quadro dell’ambiente economico cinese e raccogliere le maggiori problematiche che impediscono un equo e paritario accesso al mercato per gli investitori esteri. Il presidente della Camera di Commercio dell’Unione Europea in Cina, Davide Cucino, ha spiegato che “occorre che il Governo cinese si affidi maggiormente al libero funzionamento di un mercato equo e competitivo, facendo un passo indietro rispetto ad un ruolo che ancora appare dominante”.
Trovare un nuovo equilibrio quindi tra le forze di mercato e il controllo del Governo cinese; rivedere l’orientamento del Governo nei confronti dei settori della tecnologia e dell’innovazione; allineare l’ambiente degli investimenti cinese alle normative internazionali e aumentare l’apertura ai mercati stranieri. Sono le principali raccomandazioni contenute nel Position Paper e dirette alle autorità Cinesi ed Europee con lo scopo di migliorare le condizioni per gli investimenti diretti in Cina.
Mario Zanone Poma, vicepresidente della Fondazione Italia Cina, sottolinea a riguardo che “solo cosi ‘le forze di mercato potranno guadagnare e l’accesso al mercato cinese sara’ favorito”. Giunto alla sua quattordicesima edizione, il Position Paper è la più importante pubblicazione annuale della Camera di Commercio dell’Unione Europea in Cina. Il documento offre un quadro completo dell’ambiente economico cinese e raccoglie le maggiori problematiche che impediscono un equo e paritario accesso al mercato cinese per investitori esteri in Cina Paese che, conclusa la transizione della classe dirigente, necessita di riforme urgenti che traccino un nuovo modello economico che coinvolga tutti gli strati sociali e armonizzi decenni di crescita rapida ma poco equilibrata. Il Governo deve individuare soluzioni volte a invertire l’attuale andamento demografico, migliorare i processi di urbanizzazione e rendere più efficaci le misure per la protezione dell’ambiente. Al contempo, le autorità cinesi sono impegnate a creare un’economia basata sull’innovazione al fine di formare imprese sempre più competitive a livello internazionale.
“I leader cinesi hanno già identificato un modo più efficace per utilizzare le forze del mercato come catalizzatori per la trasformazione dell’economia cinese” ha affermato Davide Cucino, “la parte difficile consiste nel fare in modo che questo accada. Se è vero che il Governo deve ancora rinforzare il suo ruolo di regolatore riforme reali richiedono una significativa cessione del proprio controllo politico sull’economia. Si tratta di un processo complesso ma le forze di mercato potranno solo guadagnare forza se il Governo farà un passo indietro rispetto ad un ruolo che ancora appare come dominante. La liberalizzazione sta attraversando una fase di stallo e le imprese nazionali, in particolare quelle di proprietà dello Stato, continuano a ricevere un trattamento di favore.” prosegue Cucino, “Questo avviene attraverso politiche industriali di carattere nazionalistico e attraverso le condizioni che il Governo pone sull’accesso al mercato per gli investimenti esteri, come ad esempio i requisiti di trasferimento tecnologico. Queste politiche non generano i corretti incentivi alle aziende per raggiungere ciò di cui la Cina ha realmente bisogno oggi, come innovazione – finalizzata al miglioramento della produttività – e l’uso efficiente di capitali e risorse. Occorre che il Governo si affidi maggiormente al libero funzionamento di un mercato equo e competitivo. Così facendo si promuoverà lo sviluppo delle imprese private e, più importante, le aziende godranno della libertà e degli incentivi per innovare ed impiegare gli strumenti, le tecnologie ed i sistemi per soddisfare i bisogni della società cinese”.
“La possibilità per le aziende straniere di competere su un terreno paritario in Cina è attualmente una delle questioni chiave tra la Cina e i suoi principali partner commerciali, Stati Uniti e, appunto, l’Unione Europea”, dice Cesare Romiti, presidente della Fondazione Italia Cina. “Permangono ancora alcune barriere formali e informali nell’accesso al mercato e nel commercio estero. E’ anche bene ricordare che questa è la più grave crisi economica del periodo contemporaneo e il ricorso al protezionismo, attuato in passato con conseguenze gravissime, ci ha insegnato che la cooperazione ed un franco dialogo possono garantire di risolvere anche le questioni più critiche.”
Secondo Aldo Fumagalli Romario, vicepresidente Assolombarda le imprese straniere hanno svolto un ruolo fondamentale per favorire l’industrializzazione e lo sviluppo della Cina. “Adesso la Cina sta attraversando una seconda fase del suo sviluppo”, aggiunge Fumagalli, “deve risalire la catena del valore e il contributo delle aziende straniere può essere altrettanto importante in termini di nuovi prodotti e nuove tecnologie. E’ però fondamentale che le autorità cinesi mettano ora in cantiere quelle riforme, raccomandate anche dal Position Paper della Camera di commercio europea in Cina, necessarie per ridurre il coinvolgimento dello stato nell’economia e per favorire l’accesso al mercato cinese.”