Onestà intellettuale

Tratto dal libro I nuovi limiti dello sviluppo Meadows Donella Meadows Dennis Randers Jorgen , Mondadori editore. Pagg. 325-328

limitiNessuno di noi ha la verità in tasca. Ma spesso riusciamo a riconoscere una menzogna, quando ne udiamo una. Molte menzogne sono deliberate, e tanto chi le proferisce quanto chi le ode le comprende come tali. Vengono dette per manipolare, per tranquillizzare, per allettare, per rimandare un’azione o per giustificare un atto di egoismo, per acquisire potere o per mantenerlo, o anche per negare una realtà scomoda.

Le menzogne distorcono il flusso delle informazioni. Un sistema non può funzionare come si deve se i suoi flussi informativi vengono inquinati da menzogne. Uno dei principi fondamentali della teoria dei sistemi, per ragioni che speriamo di avere chiarito in questo libro, è che le informazioni non dovrebbero essere distorte, ritardate o bloccate.

“Tuttavia l’umanità è in pericolo”,  ebbe a dire Buckminster Fuller  “se ciascuno di noi non ha il coraggio, d’ora in avanti, di dire tutta la verità, e di farlo al più presto – adesso”. Ogni volta che parlate a qualcuno, per strada, al lavoro, rivolgendovi a una folla o a un bambino, avete modo di combattere una menzogna o affermare una verità.

Potete negare l’idea che possedere di più renda migliori; potete mettere in dubbio il principio che se i ricchi diventano più ricchi anche i poveri se ne avvantaggiano. Quanto più si riesce a combattere la disinformazione, tanto più facile sarà cambiare la nostra società. Quello che segue è un elenco di pregiudizi, semplificazioni, trappole verbali e falsità che abbiamo incontrato spesso nelle nostre discussioni sui limiti della crescita. Riteniamo che queste diffuse convinzioni debbano essere segnalate e accuratamente evitate, se si vuole ragionare con chiarezza sull’economia umana e sulla sua relazione con un pianeta finito.

NON: Chi lancia un allarme sul futuro è un profeta di sventure. MA: Chi lancia un allarme sul futuro indica la necessità di cambiare strada.

NON: L’ambiente è un lusso, una domanda in competizione con altre, un bene che la gente acquisterà se se lo potrà permettere. MA: Dall’ambiente discendono ogni forma di vita e ogni attività economica. I sondaggi d’opinione dimostrano che la gente è disposta a pagare di più per avere un ambiente salubre.

NON: Il cambiamento è sacrificio MA: Il cambiamento è sfida, ed è necessario.

NON: Fermare la crescita impedirà ai poveri di uscire dalla loro condizione. MA: Sono l’avarizia e l’indifferenza dei ricchi a mantenere i poveri nella miseria. I poveri hanno bisogno che tra i ricchi si sviluppino nuovi atteggiamenti; dopo di che si potrà pensare a form di crescita adatte specificatamente ai loro bisogni.

NON: Ogni paese al mondo dovrebbe essere portato al livello materiale dei paesi più ricchi. MA: Non è possibile che tutti raggiungano i livelli di consumo materiale di cui godono oggi i ricchi. Ognuno dovrebbe essere messo nelle condizioni di soddisfare i suoi bisogni materiali primari. Al di là di questo livello, i bisogni materiali -di tutti- dovrebbero essere soddisfatti solo se è possibile farlo entro limiti di un’impronta ecologica sostenibile.

NON: Ogni crescita è buona – non c’è spazio per dubbi, distinzioni, analisi. NEMMENO: Ogni crescita è cattiva. MA: Ciò che occorre non è la crescita, ma lo sviluppo. Nella misura in cui lo sviluppo implica una’espansione fisica, questa dovrebbe essere equa, accessibile e sostenibile (tenendo conto di tutti i suoi costi).

NON: La tecnologia risolverà ogni problema. NEMMENO: La tecnologia non fa altro che creare problemi. MA: Abbiamo bisogno di incoraggiare tecnologie che riducano l’impronta ecologica, accrescendo l’efficienza, potenzino le risorse, migliorino i segnali e pongano fine alla povertà materiale.

Inoltre: Dobbiamo affrontare i nostri problemi in quanto esseri umani e dare un apporto che vada oltre la mera tecnologia.

NON: Il sistema di mercato ci darà automaticamente il futuro che vogliamo. MA: Dobbiamo essere noi a decidere il futuro che vogliamo, dopo di che, possiamo utilizzare il sistema di mercato, al pari di molti altri sistemi organizzativi, per realizzarlo.

NON: L’industria è la causa (o la cura) di tutti i mali. NEMMENO: Lo Stato è la causa (o la cura). NEMMENO: Gli ambientalisti sono la causa (o la cura) NEMMENO:  Qualunque altro gruppo- vengono in mente gli economisti- è la causa 8 o la cura). MA: Tutte le persone e tutte le istituzioni svolgono un ruolo all’interno di una più ampia struttura sistemica. In un sistema strutturato per produrre il superamento dei limiti, tutti gli attori, volenti o nolenti, contribuiscono a quell’esito. In un sistema strutturato per la sostenibilità, tutti contribuiscono a essa: industrie, governi, ambientalisti e, più di ogni altro, economisti

NON: Pessimismo senza scampo. NEMMENO: Vacuo ottimismo. MA: Determinazione a dire la verità sui successi e fallimenti del presente, così come sulle opportunità e gli ostacoli del futuro. E SOPRATUTTO: Coraggio di riconoscere e sopportare le sofferenze del presente, tenendo al tempo stesso lo sguardo rivolto verso un futuro migliore.

NON: Il modello World 3, o qualsiasi altro modello, è giusto o sbagliato. MA: Tutti i modelli compresi i nostri modelli mentali, sono giusti (in piccola parte), sbagliati ( in gran parte) e troppo semplici (sempre). Come fare per mettere alla prova i nostri modelli e scoprire in cosa sono nel giusto e in cosa sbagliano? Come improntare il dibattito con gli altri costruttori di modelli a una sana combinazione di rispetto e scetticismo? Come tagliar corto con il gioco <giusto/sbagliato> sulle opinioni dei nostri interlocutori, e come cominciare, semmai, a sviluppare test <giusto/sbagliato> per confrontare i nostri modelli con il mondo reale?

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