Che la bolletta energetica italiana sia cara è cosa nota. Colpa della generazione a tutto gas e del pesante carico di tasse, accise e oneri diversi che non ha uguali in Europa. Tutte voci che sono andate aumentando nel corso degli ultimi anni, ma che non si sono distribuite in modo uniforme tra le diverse tipologie di consumatori. Ad esempio la componente “verde” della bolletta ha finito per pesare soprattutto su famiglie e pmi. Mentre per quanto riguarda gli “oneri di sistema” le tasche più colpite sono state quelle degli utenti in media tensione, che hanno visto quadruplicare dal 2004 al 2012 i costi di trasmissione e dispacciamento: dai 4,51€/MWh del 2004 ai 16,40€/MWh del 2012.
Le ragioni dell’aumento sono state ben spiegate in un articolo su Management delle Utilitie da Federico Testa, docente dell’Università di Verona e componente della Commissione Attività produttive della Camera. I rincari della trasmissione sono legati agli interventi per lo sviluppo e il potenziamento della rete realizzati da Terna. E fin qui tutto bene, sono necessari e fuori discussione. Qualche rilievo va però fatto e riguarda – scrive Testa – la remunerazione riconosciuta agli investimenti in questione che è stata pari, nel periodo regolatorio 2008-2010 e cioè in anni di tassi estremamente bassi, al 6,9%. Altro rilievo riguarda la quota per cui nello stesso periodo è stata richiesta un’extra remunerazione aggiuntiva (3%) riservata agli investimenti strategici. Si tratta di 1.940 milioni di euro su 3.000 milioni di investimenti. Il che significa che i 2/3 delle opere sono state classificate come strategiche e premiate con un tasso del 9,9%.
I rincari della voce dispacciamento dipendono invece dalla crescita delle fonti rinnovabili, discontinue e non programmabili, e dai conseguenti maggiori oneri che Terna ha dovuto affrontare per garantire il bilanciamento ed evitare black out e corto circuiti. Nella programmazione del giorno prima il gestore deve poter contare su un produttore in grado di garantire l’equilibrio del sistema. Data la discontinuità delle rinnovabili (ci sarà il sole, soffierà il vento giusto?…) la scelta obbligata va al produttore tradizionale, quello più efficiente e di solito costoso. Sarà lui che determinerà il prezzo per tutti. Se poi il giorno dopo ci sarà il sole, la precedenza di immissione in rete spetta al produttore rinnovabile. Questo fa sì che ci sarà più energia del necessario e “quindi”, scrive Testa, ” non tutta sarà utilizzata, ma tutta sarà pagata e a un prezzo più caro per il sistema”. E per le bollette.