I Voucher sono diventati la panacea di tutti i mali del lavoro in Italia. Nei primi undici mesi del 2015 secondo l’osservatorio sul precariato dell’Inps, ne risultano venduti 102.421.084 destinati al pagamento delle prestazioni di lavoro accessorio (valore nominale 10 euro).
L’incremento medio nazionale, rispetto al corrispondente periodo del 2014 (61.129.111), era stato dell 67,5%, con punte del 97,4% in Sicilia, dell’85,6% in Liguria e dell’83,1% e 83% in Abruzzo e in Puglia. Sul totale dei nuovi rapporti di lavoro a tempo indeterminato (1.640.630 assunzioni e 388.454 trasformazioni da tempo determinato) quelli instaurati con la fruizione dell’esonero contributivo risultano 1.159mila (889mila assunzioni e 269mila trasformazioni).
CRESCONO I CONTRATTI A TEMPO DETERMINATO
Tra assunzioni e cessazioni l’osservatorio Inps registra un saldo di 365mila posti di lavoro rispetto allo stesso periodo del 2014. Nei primi 11 mesi del 2015 le assunzioni nel settore privato sono aumentate del 9,7% (+444.409 in valore assoluto). A chi va attribuito il merito? Alla crescita dei contratti a tempo indeterminato: +442.906, pari al +37%, a cui si aggiungono +79.581 trasformazioni a tempo indeterminato di rapporti a termine (+25,8%), +16.337 apprendistati trasformati in contratti stabili (25,3%) a fronte di 28.532 cessazioni in più (+1,9%).
Variazione 510.292. Si tratta di un boom di voucher (+67,5%) che sono io vessillo del precariato. Ma tutto questo non significa che il Jobs Act non abbia fatto quello che si riprometteva di fare. Il numero dei lavoratori assunti con gli sgravi fiscali alle aziende sono 1,15 milioni (Il datore di lavoro risparmia fino a 8060 euro di contributi annuali, versati per ciascun lavoratore assunto a tempo indeterminato, con un limite mensile per l’accesso al taglio di contributi, pari al dodicesimo esatto della quota complessiva, cioè 671,66 euro per dipendente, è facile fare i conti di quanto costano queste 1,15 assunzioni).
Il premier Matteo Renzi ha avuto modo di affermare che i 500 mila e rotti posti di lavoro a tempo indeterminato in più nel 2015 dimostra l’assurda polemiche su Jobs Act. I nuovi rapporti di lavoro risultano 442.906 in più (+37%) rispetto all’anno precedente, a cui si aggiungono +79.581 trasformazioni a tempo indeterminato di rapporti a termine (+25,8%), +16.337 apprendistati trasformati in contratti stabili (25,3%) a fronte di 28.532 cessazioni in più (+1,9%). Il conto torna: 510.292.
CRESCONO ANCHE I LAVORATORI A TEMPO INDETERMINATO
Sulla base di questi dati, la variazione netta dei rapporti di lavoro dipendente al netto di assunzioni meno cessazioni, segna un miglioramento nel periodo gennaio novembre 2015 (in sovrapposizione allo stesso periodo dello scorso anno) di 356mila unità. Su base annua, considerando quindi gli ultimi dodici mesi, si evidenzia una crescita complessiva delle posizioni di lavoro dipendente pari a 300.000 unità. Più nello specifico crescono le posizioni di lavoro a tempo indeterminato (+450mila) e diminuiscono drasticamente quelli regolati con i vecchi contratti a termine/apprendistato. Questo incide sensibilmente (ai costi che abbiamo visto sopra) sul numero che evidenzia i rapporti stabili sul totale che dal 31,9% dei primi undici mesi del 2014 passa al 38,6% dello stesso periodo del 2015. Nella fascia di età fino 29 anni, l’incidenza dei rapporti di lavoro «stabili» sul totale dei rapporti di lavoro è passata dal 24,5% del 2014 al 31,3% del 2015.