Nonostante le assicurazioni del G20 che si è svolto a Shanghai la giornata di borsa cinese si è chiusa con un calo del -3,90% che ha portato giù anche Tokyo (-1%). Un pessimo segnale per la crescita globali, con la Banca centrale europea e la Federal Reserve in attesa di interventi.
L’attenzione dei media economici nazionali nei prossimi giorni sarà concentrata soprattutto sui dati Istat relativi, Pil e occupazione e sulle trimestrali di alcuni importanti gruppi di Piazza Affari. Verranno diffusi anche i dati macroeconomici di Germania, Francia, Spagna e Stati Uniti. Ma a preoccupare i mercati finanziari sono gli indici Pmi cinesi e, soprattutto, lo stato delle riserve in valuta estera, che, dopo anni di forte crescita, negli ultimi mesi sono state quotidianamente falcidiati pur di mantenere artificialmente a galla il tasso di cambio dello yuan.
Il vertice del G20 di Shanghai si è chiuso quindi sommando all’instabilità finanziaria, gli effetti del brusco calo del prezzo del petrolio e il rallentamento delle economie emergenti, anche il problema della Brexit e dei rifugiati. Cosa accadrà se al referendum inglese di giugno vinceranno i “sì” per l’uscita dalla Ue della Gran Bretagna?
A questo si aggiunge la crisi umanitaria dei rifugiati che gli Stati europei respingono senza aver ancora trovato un modo coordinato, solidale e univoco per affrontare l’emergenza pensando, così come fanno i britannici, di potersi salvare da soli, ognuno a suo modo e con le proprie forze. Ma anche tante debolezze.
LA GRAN BRETAGNA ALZA IL MURO SULLA MANICA E IL G20 LANCIA L’ALLARME CRESCITA
Eppure per la prima superpotenza mondiale dal punto di vista economico come è l’Unione europea non sarebbe difficile affrontare e gestire l’emergenza in maniera coordinata. Avendo la volontà politica e la sede giusta per iniziare a farlo davvero.
Il principale messaggio dello scorso G20, è stato un ammonimento per la mancata crescita. Un problema che fino a ora si è affrontata con la politica monetaria che da sola può non bastare. Lo “spazio fiscale” indispensabile per una crescita efficace è di pochi. Da un lato ci sono Stati con politiche fiscali, riduzione delle tasse o aumento della spesa, possibili. Dall’altra ci sono Paesi in profondo rosso come l’Italia che non possono permetterselo. E così mentre al G20 il ministro Schaeuble ha ribadito il suo diniego a svolte “espansionistiche” il resto d’Europa attende le decisioni della Bce che tra un mese annuncerà la continuazione o il rafforzamento della politica monetaria contestata dai tedeschi e allo stesso tempo fallimentare almeno per ora anche per tutti.
Nella foto il presidente Bundesbank Jens Weidmann, il direttore del Fondo monetario internazionale (FMI) Christine Lagarde e il segretario generale dell’Organizzazione per la Cooperazione economica e lo Sviluppo, OCSE, Angel Gurria.