La Cina mira a ridurre il debito pubblico. Il rapporto debito/PIL della Cina è salito dal 162% del 2008 al 265% (dati a fine dicembre 2017).
“Qualche anno fa”, dice Aravindan Jegannathan Senior Analyst, JK Capital Management Ltd., affiliata al Gruppo La Française, “il mercato era rimasto scosso dai livelli allarmanti ai quali si assestava il debito pubblico cinese con bassi rendimenti per le imprese a controllo statale. La gran parte degli investitori aveva dimostrato un certo scetticismo circa il rischio contagio che l’elevato rapporto debito/PIL e un alto tasso di non performing loans (crediti in sofferenza) avrebbero avuto sull’intero sistema bancario”.
Qualcuno potrebbe affermare che il problema del debito Cinese non sia la conseguenza di una cattiva gestione governativa degli affari, ma, più che altro, una conseguenza degli stanziamenti di capitale voluti dal Governo per mantenere la crescita del PIL sui livelli desiderati. A nostro avviso, in Cina, i flussi di capitale stanno rallentando con un Esecutivo ben consapevole del problema del debito (da esso fortemente manipolato).
“Il processo di riduzione dell’indebitamento resta un obiettivo di lungo termine. Il rapporto debito pubblico/PIL è, infatti, un dato che dovrebbe essere letto alla luce del contesto macro in cui versa il Paese, che, ad oggi, vede bassi tassi di interesse, un debole rapporto debito estero/PIL, un alto tasso di risparmio interno e elevate riserve valutarie”, prosegue Jegannathan (nella foto). “Come parte del processo di ridimensionamento del debito, la Banca Centrale della Cina, la PBoC, sta in primo luogo soffocando le attività bancarie nascoste al fine di individuare dove si trova il credito, mentre affronta il problema dell’eccessiva leva finanziaria.Crediamo che il processo di riduzione del debito rallenterà fino a quando i timori legati alla performance di crescita non diminuiranno, in quanto la crescita economica è un fattore cruciale a sostegno di questo processo di risanamento”.