Tasi 2019, chi paga? Tutti i titolari del diritto reale dell’immobile (proprietario, titolare del diritto di usufrutto, uso, abitazione, enfiteusi, superficie) sono tenuti a versare il tributo per i servizi indivisibili, ma la legge stabilisce diverse esenzioni e agevolazioni per casi particolari.
Così come l’Imu, anche la Tasi non deve essere versata per la prima casa, se non rientra tra gli immobili di lusso. Oppure se si è in affitto, bisogna considerare di dividere la somma dovuta con il proprietario. Solo due esempi delle regole da applicare per il versamento della Tasi 2019. Di seguito una panoramica delle istruzioni per verificare se si è tenuti al versamento dell’imposta sui servizi indivisibili entro la scadenza del 17 giugno, primo appuntamento del 2019 con le imposte comunali sul possesso degli immobili.
Il secondo sarà il 16 dicembre: termine ultimo per il pagamento del saldo di Imu e Tasi, che potrebbe subire degli aumenti.
Con lo sblocco delle aliquote previsto dalla Legge di Bilancio, la somma da versare potrebbe crescere, ma la conferma si avrà solo con le delibere che i comuni devono approvare entro ottobre. In ogni caso, dunque, nessuna variazione ci sarà per l’acconto di giugno.
I soggetti obbligati al versamento
Devono pagare la Tasi 2019 entro la scadenza del 17 giugno tutti i titolari del diritto reale dell’immobile, ovvero proprietario, titolare del diritto di usufrutto, uso, abitazione, enfiteusi, superficie.
Ecco dove si applica
seconde case;
negozi e uffici;
immobili d’impresa;
aree edificabili;
fabbricati rurali ad uso strumentale.
Si tratta di un’imposta che va versata nelle casse comunali ed è utilizzata per i servizi indivisibili, come la manutenzione del verde pubblico e delle strade comunali, l’arredo urbano, l’illuminazione pubblica e l’attività svolta dalla polizia locale.
La Tasi è un’imposta locale e ogni Comune stabilisce la sua aliquota da applicare per il calcolo: la somma, dunque, può variare di città in città.
Esenzione prima casa
Tra le eccezioni alla regola, la prima da menzionare è sicuramente l’esenzione per la prima casa, previsa dalla legge numero 208 del 2015. Vige lo stesso meccanismo valido per l’Imu: la Tasi non si paga per l’abitazione principale, ovvero per l’unità immobiliare in cui il soggetto passivo e il suo nucleo familiare hanno stabilito la loro residenza e dimorano abitualmente.
Anche le pertinenze, cioè quelle strutture che rientrano nelle categorie C/2 (magazzini e locali di deposito), C/6 (stalle, scuderie, rimesse, autorimesse senza fine di lucro), C/7 (tettoie chiuse o aperte), rientrano nell’esenzione. L’agevolazione riguarda anche chi è in affitto: gli inquilini, per la parte che gli compete, non sono tenuti al versamento dell’imposta per l’abitazione principale.