Quelle che ce la fanno. AssoMec premia le pmi di successo

Un premio per far sapere ai piccoli e medi imprenditori italiani che la recessione si può affrontare cogliendo tutte le opportunità che consentono di far crescere il capitale immateriale delle imprese produttive. E’ la finalità di ‘Dal dire al fare. Premio imprese di successo‘, l’evento annuale promosso da AssoMec, aggregazione di imprese della filiera meccanica, con il patrocinio di Confartigianato e Associazione Italiana Finitura Metalli, che  ha assegnato a oltre ottanta imprese i riconoscimenti per il percorso di sviluppo intrapreso e i risultati già ottenuti.
“Il successo di queste imprese testimonia”, ha detto Barbara Pigoli, presidente di AssoMec, “che anche le pmi sono in grado di ottenere impatti concreti con il corretto utilizzo delle politiche attive di formazione e qualificazione promosse dai canali istituzionali. Non più un’offerta di corsi e contenuti calata dall’alto, ma una risposta concreta e su misura al fabbisogno aziendale e l’acquisizione di tutte le risorse finanziarie messe a disposizione, a cominciare da quella enorme “cassaforte” rappresentata dai fondi paritetici”.

AssoMec, in appena due anni, è riuscita a trasformare in risultati concreti (aumento di produttività e fatturato, calo di sprechi, riduzione degli infortuni, espansione su nuovi mercati…) le 37 mila ore di formazione (finanziate con 3,2 milioni di euro) delle 350 pmi coinvolte. «Ma si può fare molto di più, migliorando l’accesso alle politiche di sviluppo economico, per rispondere concretamente a due bisogni fondamentali: incrementare la competitività delle imprese e garantire l’occupabilità dei lavoratori. Senza questa combinazione, che si fonda sulla partecipazione di imprenditori e lavoratori allo stesso percorso, il sistema industriale italiano è destinato a perdere sempre più quote di mercato nel lungo termine».

I dati forniti da AssoMec parlano chiaro: in Italia solo il 4,5% delle piccole e medie imprese manifatturiere gestisce un piano organico di riqualificazione e sviluppo. Il settore manifatturiero risulta fortemente penalizzato in materia di formazione finanziata rispetto agli altri settori economici (poco più del 24% contro una media di quasi il 90%). Ulteriore condizione di svantaggio è data dal dimensionamento aziendale: le piccole imprese hanno un quinto delle possibilità rispetto alle grandi imprese di mettere in atto concreti piani di riqualificazione del personale e dell’organizzazione. “Le politiche di sviluppo vanno integrate e adattate alla specificità di ogni singola impresa e dei suoi lavoratori”, ha concluso Pigoli. Un concetto reso evidente dagli ottanta casi di successo raccontati dagli imprenditori premiati.

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