La crisi algerina potrebbe costare all’Italia un miliardo di euro in più all’anno per la fornitura di energia. Il “rischio gas”, scoppiato dopo la strage al campo di In Amenas costata la vita a 37 lavoratori petroliferi, è stato calcolato dalla società di consulenza Althesys.
Le importazioni di gas algerino coprono circa un terzo dei consumi italiani, ossia il 32,6% dell’import totale pari a 22,952 miliardi di metri cubi l’anno nel 2011. Circa 8 miliardi di euro al prezzo medio sul mercato libero del gas. Qualora si dovesse verificare un’interruzione della fornitura, dicono gli esperti di Althesys, gli effetti sull’economia italiana e sulla bolletta sarebbero ingenti. Limitandosi ai soli effetti sulla produzione elettrica (circa il 42% da gas nel 2011) il rischio di maggior costo può esseregas algerino e consumi italiani
stimato in 989 milioni di euro l’anno. Ipotizzando, infatti, di sostituire in emergenza la produzione a gas con quella a olio combustibile, come già avvenuto con la crisi del gas russo, si avrebbe un sensibile aumento del costo di produzione del chilowattora.
Secondo analisti del settore le società più esposte sono Enel, Eni ed Edison che nel 2011 hanno contribuito per oltre il 43% delle generazione termoelettrica da gas naturale. È evidente tuttavia che a farne le spese saranno alla fine i consumatori quali sarà ribaltato gran parte del maggior costo di approvvigionamento. Un tegola inaspettata considerato che nel 2013, secondo quanto stabilito dall’Autorità per l’energia elettrica e il gas, la spesa per l’elettricità dovrebbe diminuire dell’1,4% grazie ai forti ribassi del prezzo nel mercato all’ingrosso che si sono manifestati da ottobre 2012 L’Autorità stima che quest’anno famiglie e piccoli consumatori serviti in tutela spenderanno mediamente 516,42 euro per l’elettricità e 1.290 euro per la fornitura di gas. La dipendenza dall’estero dei consumi di energia primaria si conferma quindi uno dei principali elementi di debolezza del sistema Italia a cui sinora nessuno è stato in grado di trovare soluzioni adeguate.
La Strategia Energetica Nazionale del Governo Monti ha rappresentato un primo passo in questa direzione avendo messo tra le proprie priorità la minore dipendenza dall’estero anche se le azioni per raggiungere questo obiettivo appaiono discutibili: maggiori infrastrutture per il gas naturale e ripresa delle coltivazioni di idrocarburi in Italia. In contraddizione con gli indirizzi della Commissione Europe che spingono verso un’encomia “carbon free” entro il 2050.