Nell’Argentina colpita dalla recessione, quasi 130 mila persone hanno perso il lavoro da gennaio a settembre di quest’anno. Lo ha annunciato il governo di Buenos Aires.
Le aziende hanno riportato esuberi per 127.595 posti – un calo dell’1,5 per cento nel livello di occupazione complessivo – secondo quanto riferito dall’Amministrazione federale delle entrate pubbliche.
Su 41 milioni di persone che abitano in Argentina, meno di otto hanno formalmente un impiego. Il presidente conservatore Mauricio Macri ha introdotto tagli alle spesa e aumenti di tariffe. E’ stato eletto un anno fa dopo dodici anni di amministrazione di sinistra di Cristina Kirchner e suo marito Nestor.
Macri ha definito queste misure cruciali per rafforzare nel medio termine l’economia dell’Argentina. Hanno però provocato le rabbiose proteste degli argentini che sostengono che queste riforme stanno colpendo particolarmente le classi povere. L’inflazione annuale è altissima, al 43 per cento.
Le illusioni del “nuevo curso” che il gruppo mediatico CLARIM aveva creato negli argentini con l’elezione dell’impresario Maurizio Macri, sono svanite il 16 aprile, quando il ministro dell’Economia, Alfonso Prat Gay annunciò che il governo realizzerà dei negoziati con i “brokers” di Wall Street per cercare di vendere nel mercato finanziario internazionale un nuovo pacchetto di titoli dello stato (i BOT argentini) che, nell’insieme, sommano 15 miliardi di dollari.