Presentato da Adecco – www.adecco.com – e Insead, scuola di formazione manageriale – www.insead.edu, il Global Talent Competitiveness Index, il primo indice globale di “competitività dei talenti”. Una classifica guidata da Svizzera e Singapore. L’Italia al 36° posto. Il GTCI*, che misura la competitività di un Paese in base ai talenti che è in grado di sviluppare, attrarre e trattenere, rappresenta uno strumento utile per monitorare le evoluzioni e per confrontare le performance delle economie a livello mondiale. L’Indice ha analizzato 103 Paesi, che rappresentano l’86,3% della popolazione mondiale e il 96,7% del Pil mondiale (in dollari USA attuali) vedi anche http://global-indices.insead.edu/gtci.
Svizzera, Singapore e Danimarca occupano le prime tre posizioni della classifica. Seguono Svezia, Lussemburgo, Paesi Bassi, regno Unito, Finlandia, Stati Uniti e Islanda. Come si vede i primi dieci posti includono solo due paesi extraeuropei, cioè Singapore (2°) e gli Stati Uniti (9°).
Le nazioni al vertice della graduatoria presentano molti aspetti in comune, tra cui importanti investimenti in istruzione (Regno Unito, Svizzera), una storia d’immigrazione (USA, Australia) e una chiara strategia per sviluppare e attrarre i migliori talenti (Singapore). La Svizzera che è in testa alla classifica ha ottenuto i punteggi più alti in quasi tutte le variabili considerate; tuttavia è al 18° posto in classifica per la sua capacità di attrarre i talenti. I Paesi del Nord Europa sono tra i più “competitivi” nello sviluppare talenti anche se la Danimarca ha superato i suoi vicini nordici eccellendo in variabili come l’apertura verso l’esterno ed efficacia del sistema Paese. Inoltre la Danimarca vanta una maggiore flessibilità nel mercato del lavoro e strumenti di protezione sociale rispetto ai Paesi vicini, elementi che le hanno permesso di ottenere il terzo posto in graduatoria.
L’Italia è risultata al 36° posto in classifica con una scarsa capacità di attrarre talenti (in base a questa variabile, scende al 79° posto) e da una migliore capacità di farli crescere (33° posizione secondo questa variabile), grazie a buone valutazioni dell’efficacia e della qualità del sistema dell’istruzione scolastica e universitaria, secondo gli standard internazionali. I principali fattori critici per la capacità di attrarre talenti in Italia sono rappresentati da una bassa “apertura verso l’esterno” del sistema Paese, da una limitata mobilità sociale, da una scarsa presenza delle donne nel mondo professionale in confronto agli uomini.
Ma quali sono le variabili che determinano la competitività dei talenti tra le economie mondiali?
“La crescente importanza del talento si manifesta in un periodo caratterizzato da alti tassi di disoccupazione che affliggono il mercato del lavoro globale, soprattutto in molte economie europee”, dice Federico Vione, Ceo di Adecco Italia. “La disoccupazione giovanile, in particolare, registra livelli inaccettabilmente elevati: in tutta Europa, circa 8 milioni di giovani non lavorano, né studiano, né frequentano corsi di formazione. Questo dato riguarda circa un giovane su quattro. Oltre il 55% dei giovani risultano disoccupati in Spagna, oltre il 60% in Grecia. Nei mercati del lavoro in tutto il mondo si assiste a un crescente divario tra competenze, con conseguente spreco di capitale umano e produttività. In Europa, fino a tre milioni di posti di lavoro rimangono vacanti ogni anno. Circa il 21% dei lavoratori hanno qualifiche troppo alte e il 13% troppo basse per i rispettivi job, con conseguente impatto significativo su stipendi e produttività”.
“Le competenze di alto livello sviluppate in ruoli professionali, manageriali o di leadership – definite ‘Competenze di Conoscenza globale’ sono fondamentali e strategicamente importanti per la competitività dei talenti”, prosegue Vione. “In diversi Paesi – tra cui l’Italia – pesano l’inarrestabile ‘digital divide’ e il numero minacciosamente alto di giovani che terminano il percorso di istruzione secondaria senza possedere sufficienti competenze linguistiche, matematiche, sociali e attitudine al lavoro di gruppo. Si assiste a un crescente ‘digital divide’, con milioni di persone prive anche delle competenze informatiche di base, come ad esempio l’utilizzo del mouse. Questo accomuna un adulto su quattro in Italia, Corea del Sud, Polonia, Repubblica Slovacca e Spagna”.
Sempre in Italia, come anche in Spagna e Francia, il livello di performance di oltre un adulto su cinque si attesta al livello di base, o addirittura a livelli inferiori. Nell’ultimo decennio, la maggior parte degli altri Paesi ha fatto passi avanti nel miglioramento del livello medio delle competenze della popolazione, mentre il Regno Unito ha registrato una variazione quasi impercettibile.
“Il talento è la vera risorsa chiave per l’economia globale. Ciò significa che i giovani devono investire sull’apprendimento e la formazione continua, le aziende devono poter investire sui talenti e i governi devono aiutare la mobilità e la flessibilità del mercato del lavoro”, prosegue il Ceo di Adecco Italia. “E’ questa una evidenza chiara dello studio su scala globale che aiuta a capire perché le agenzie per il lavoro garantiscono oggi la soluzione più efficace all’esigenza di trovare, valorizzare e trattenere i talenti nel clima di incertezza che vincola i piani di sviluppo delle aziende”.
*Il modello GTCI e la classifica si basano su una varietà di fonti internazionali affidabili, che includono l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura (UNESCO), la Banca Mondiale e l’Organizzazione Mondiale per la Proprietà Intellettuale (OMPI). Inoltre, il modello GTCI ha superato un esame rigoroso da parte del Joint Research Centre (JRC) della Commissione Europea.