Una presenza massiccia – forse mai vista nelle precedenti manifestazioni di operatori balneari – davanti alla giunta regionale dell’Emilia-Romagna. Nei giorni scorsi la giunta regionale ha approvato all’unanimità una risoluzione che sottolinea come la direttiva europea Bolkestein, applicata alle concessioni demaniali marittime a evidenza pubblica, abbia impatti negativi sulle attività balneari italiane. Così si legge nel documento: «In alcuni paesi europei il recepimento della direttiva è avvenuto con modalità che paiono contrastare con le previsioni della Bolkestein stessa, ottenendo tuttavia il placet dell’Ue. La Spagna, in particolare, sta lavorando a una legge che proroga le concessioni balneari per 75 anni, per ragioni di tutela ambientale e per la salvaguardia del patrimonio immobiliare e imprenditoriale, evitando così l’asta pubblica prevista dalla direttiva Ue. Una deroga del genere mette in seria discussione il principio stesso di apertura al libero mercato su tutto il territorio europeo. Per questo, il caso spagnolo richiede un confronto immediato fra governo italiano e vertici europei, al fine di verificare anche per l’Italia il sussistere dei presupposti che hanno consentito alla Spagna di agire in deroga all’indizione di aste pubbliche, con una proroga temporale estremamente consistente delle concessioni in essere. Si invita dunque il governo italiano ad attivarsi in sede Ue affinché le medesime eccezioni riconosciute alla Spagna siano accordate a tutti gli Stati membri, evitando disparità di trattamento. All’esecutivo i balneari chiedono di sospendere l’iter di recepimento della Bolkestein in attesa dei chiarimenti necessari».
Anche per questo, hanno assicurato l’assessore al turismo Maurizio Melucci e il sottosegretario alla presidenza Alfredo Bertelli, che hanno incontrato ieri mattina i rappresentanti dei balneari, «alla conferenza Stato-Regioni non approveremo la bozza di decreto avanzata dal ministro Gnudi», che vuole mandare all’asta gli stabilimenti balneari italiani. Ma la risposta dell’Emilia-Romagna ha soddisfatto solo per metà i balneari italiani. Innanzitutto perché, come tutti gli imprenditori sanno bene, non è la direttiva europea a imporre le evidenze pubbliche, bensì è il governo italiano che non ha la volontà politica per impedirlo.
In secondo luogo, dice il presidente di Sib Emilia-Romagna Giancarlo Cappelli, perché «la Regione Emilia-Romagna, che finora è stata troppo tiepida nel difenderci, oggi doveva fare tre passi avanti ma ne ha fatto solo uno», cioè l’approvazione della risoluzione sopra citata e lo stop al decreto Gnudi. Tuttavia, pare che Melucci ed Errani non intendano attivarsi in prima persona per portare avanti le trattative col governo: «Il presidente e il suo assessore”, ha spiegato Ezio Filipucci (Fiba Confesercenti) dopo l’incontro, “preferiscono aspettare alla finestra per osservare cosa succederà, instaurando un dialogo col governo solo dopo che la situazione sarà più chiara». In particolare, potrebbe essere l’eventuale proroga di 30 anni che Errani e Melucci vogliono attendere: se i tre emendamenti al decreto sviluppo, avanzati da vari gruppi politici ma tutti contenenti la stessa richiesta, arriveranno fino in fondo, allora inizierà un periodo di respiro che permetterà la stesura di una nuova legge sulle concessioni demaniali. Tuttavia l’approvazione di questi emendamenti, iniziata ieri pomeriggio in senato, è stata rimandata ad oggi. Insomma, la giornata i ha avuto il suo lato positivo e quello negativo.
La risposta della Regione è stata fredda e solo parzialmente soddisfacente, come afferma il comunicato unitario firmato dai presidenti dei sindacati organizzatori della manifestazione, Riccardo Borgo (Sib Confcommercio), Cristiano Tomei (Cna Balneatori), Vincenzo Lardinelli (Fiba Confesercenti) e Fabrizio Licordari (Assobalneari Confindustria): «Parzialmente positivo: questo il giudizio delle associazioni di categoria degli imprenditori balneari che si sono date appuntamento a Bologna, sotto la sede della Regione Emilia-Romagna, per manifestare contro le aste previste dalla Comunità europea a partire dal 2016.
È importante che la Regione Emilia-Romagna, in quanto espressione della Conferenza Stato-Regioni, abbia garantito l’impegno a discutere e a non dare l’intesa in merito allo schema di decreto del governo per la categoria, fino a che non siano state approfondite le tematiche proposte dalla legge spagnola sul demanio, che sono assolutamente corrispondenti agli emendamenti attualmente in discussione alla X Commissione del Senato. Sui contenuti di tali emendamenti l’assessore al turismo della Regione Emilia-Romagna Maurizio Melucci si è poi riservato di fare ulteriori approfondimenti entro il prossimo 22 novembre, data in cui si riunirà la Conferenza delle Regioni. In quella sede la Regione Emilia-Romagna si attiverà per arrivare a una soluzione condivisa. Le organizzazioni sindacali hanno ribadito insistentemente che un’unica soluzione approvata da Parlamento, Regioni, Province e Comuni può costituire una forza maggiore nei confronti della Comunità europea, individuando in questa una proposta italiana da rendere sinergica con quella spagnola.
E dopo l’appuntamento di Bologna prosegue lo stato di agitazione della categoria, che sta già organizzando una serie di manifestazioni che si svolgeranno nei capoluoghi delle principali regioni italiane.
Il lato più positivo è stato l’enorme flusso di balneari, dei loro dipendenti e delle istituzioni riunitosi a Bologna: non solo per il numero di presenze (circa 1500, secondo i sindacati addirittura 3000), ma anche per la provenienza degli imprenditori di tutta la penisola e per l’elevata partecipazione di importanti personalità che stanno offrendo un appoggio concreto alla causa dei balneari, comprendendo che a essere a rischio è l’intero sistema turistico italiano: è il caso di Luciano Monticelli (delegato al demanio marittimo per l’Associazione nazionale comuni italiani), Angelo Vaccarezza (analogo ruolo per l’Unione province italiane), David Favia (deputato dell’Italia dei valori) e di numerosi sindaci provenienti da tutta Italia (con una vistosa e amara assenza dei primi cittadini delle città costiere romangnole, nemmeno sostituiti dai loro assessori, come hanno rimarcato i manifestanti).
Il clima della mattinata è stato sereno e unitario, con poche contestazioni interne, a dimostrare una ritrovata unità di intenti per costruire un fronte di lotta comune. Alle 11, ora di inizio della manifestazione, i presidenti sindacali hanno ribadito i motivi della protesta, constatando «l’umiliazione di essere costretti a sventolare bandiere spagnole perché il nostro Stato non ci tutela» (Riccardo Vincenzi, presidente Fiba Emilia-Romagna) ma tuttavia «decisi a continuare con l’ondata di proteste in tutta Italia finché non ci restituiranno i nostri diritti» (Riccardo Borgo, presidente Sib). La richiesta l’ha riassunta bene Angelo Vaccarezza, presidente della Provincia di Savona e delegato al demanio dell’UPI «Un’inversione di 180 gradi della posizione dell’Emilia-Romagna». Poi i rappresentanti sindacali e istituzionali sono saliti al colloquio con Melucci, mentre nella piazza continuavano gli interventi dei balneari che raccontavano le loro storie e rivendicavano il ritorno della certezza normativa per ricominciare a investire. Dopo una lunga attesa (i rappresentanti si sono infatti assentati per quasi tre ore), durante la quale gli animi si sono scaldati e un piccolo gruppo ha tentato, subito respinto da una carica della polizia, di entrare nel palazzo della Regione, i presidenti sindacali sono poi tornati per riferire gli esiti dell’incontro: «Soddisfatti per metà». Ma più che mai decisi a non arrendersi.