I Big data rappresentano una opportunità o un qualcosa che ancora non si sa come trattare? Se lo sono chiesti l’ente di certificazione DNV GL – Business Assurance e l’istituto di ricerca GFK Eurisko realizzando una indagine su 1.200 professionisti per capore se le aziende che dicono di puntare sui Big data sono poi in grado di sfruttarne davvero il potenziale.
Si è trattato di un’indagine internazionale che evidenzia come oltre la metà dei 1.200 intervistati riconosce l’importanza dei Big data, ma solo un quarto alla fine sa cosa farsene veramente. Il 52% degli intervistati concorda sul fatto che rappresentino un’opportunità in chiave di business, ma è solo il 23% a disporre di una strategia chiara per il loro “sfruttamento”. Le imprese, tuttavia, hanno il tema alto in agenda: il 65% si sta preparando a un futuro dove i Big data giocheranno un ruolo significativo, il 76%, invece, manterrà o incrementerà gli investimenti dedicati.
I Big data sono quindi un’opportunità per più della metà delle aziende intervistate, con punte di ben il 70% per quelle con oltre 1.000 addetti, mentre il 45% riconosce l’impatto diretto sul proprio modello economico. Ciononostante solo un’azienda su quattro li sa sfruttare per potenziare la produttività, a dimostrazione del fatto che la maggior parte delle imprese si accinge solo ora a sfruttarne il potenziale. “I Big data stanno cambiando le regole del gioco in tutta una serie di settori, prospettando nuove opportunità e nuove sfide. Ritengo che le aziende che valorizzano e attuano strategie e piani per sfruttare a pieno le informazioni dei loro data pool abbiano moltiplicato le occasioni per diventare più efficienti e soddisfare meglio il mercato e gli stakeholder”, dichiara Luca Crisciotti, ceo di DNV GL – Business Assurance.
MA COSA MANCA PER TRARRE BENEFICI DAI BIG DATA?
Per trarre benefici reali dai Big data occorre innanzitutto implementare le tecnologie e la capacità analitica che consentono alle organizzazioni di interpretare le proprie raccolte di dati. I vantaggi arrivano quando si è in grado di capire meglio il settore, la clientela e il mercato di riferimento e di prendere decisioni sulla base di informazioni aggiornate per massimizzare la produttività o i risultati. La maggioranza delle aziende del campione ha intrapreso questo viaggio e la metà di quelle intervistate ha implementato almeno un’iniziativa in materia di Big data. La maggior parte degli sforzi si concentra sulla creazione delle risorse e competenze necessarie per poter sfruttare i Big data al massimo del potenziale. Il 28% ha migliorato la gestione delle informazioni e il 25% ha implementato nuove tecnologie e metodiche. Meno numerose le aziende che hanno intrapreso azioni che hanno influito sulla loro routine quotidiana: il 16% ha lavorato per cambiare la cultura o la struttura organizzativa, mentre il 15% ha mutato modello imprenditoriale.
QUALI VANTAGGI E QUANTI OSTACOLI
Tutte le aziende che sfruttano i Big data hanno ottenuto benefici concreti. Il 23% dichiara di aver accresciuto l’efficienza, il 16% ha migliorato i processi decisionali e l’11% ne ha beneficiato in termini di risparmi. Nel 16% dei casi, grazie ai Big data, sono migliorati customer experience e coinvolgimento; nel 9%, le relazioni con gli altri stakeholder. I principali fattori che impediscono alle aziende di progredire ulteriormente hanno a che vedere con la mancanza di una strategia d’insieme e di competenze tecniche (entrambe al 24%).
COSA CE NE FAREMO
I Big data offrono un mondo di opportunità che le aziende non dovrebbero precludersi. Il 57% ritiene che svolgeranno un ruolo importante nel medio termine e si stanno attrezzando (65%). La maggioranza ha programmato di mantenere invariati gli investimenti o di aumentarli (76%). Inoltre, sono in molti a pianificare cambiamenti significativi per il proprio personale, favorendo lo sviluppo di competenze interne specifiche (47%) o di partnership ad hoc (20%). “La capacità di utilizzare i dati per ottenere conoscenze e intuizioni utili a orientare l’azione è imprescindibile per le aziende che vogliono continuare a crescere e a fare profitti. Il data analyst e il data scientist saranno figure cruciali nella maggior parte delle imprese nel prossimo futuro”, aggiunge ancora Luca Crisciotti.
Il sondaggio è stato realizzato lo scorso febbraio su un campione di 1.189 professionisti che operano in aziende di diversi comparti dei settori primario, secondario e terziario in Europa, nelle Americhe e in Asia. Il campione è costituito da clienti di DNV GL e non è statisticamente rappresentativo delle aziende del mondo. Il 25% delle aziende conta meno di 50 occupati, il 52% tra 50 e 1000 e il 17% 1000 o più; per il 3% sono aziende del settore primario, per il 55% del secondario e per il 35% del terziario.
Il campione comprende 82 aziende definite “leader”. La classificazione nella categoria “leader” si basa sul soddisfacimento di una serie di requisiti specificati da DNV GL: l’azienda è in grado di valutare come opportunità o rischio; l’azienda punta sui Big data per potenziare la produttività; l’azienda ha una strategia chiara ; l’azienda ha intrapreso azioni per gestirli; l’azienda è in grado di valutare i vantaggi conseguiti con il loro utilizzo; l’azienda si prepara per gestirli nel medio termine; l’azienda investirà quanto o più di oggi nei big data nei prossimi 2-3 anni.
Il questionario è stato somministrato con metodologia CAWI (Computer Assisted Web Interviewing).