Credito alle Pmi. La ripresa c’è il credito no

La ripresa c’è. Il credito alle Pmi non ancora. Si è chiusa a Torino la prima giornata di lavori della convention nazionale dei Confidi Fedart.

Il presidente di Fedart Fidi, Giorgio Ferrari, ha avviato i lavori ha lanciato l’allarme sui problemi di accesso al credito delle imprese, seguito dall’Assessore delle Attività Produttive della Regione Piemonte, Giuseppina De Santis, che ha rimarcato il fondamentale ruolo dei Confidi, ma al contempo la necessità di rivederne il modello operativo in un confronto aperto tra Istituzioni, banche e sistema di rappresentanza. Ha poi brevemente illustrato le misure che la Regione Piemonte intente mettere in campo per supportare l’accesso al credito delle mPMI anche attraverso i Confidi stessi. I saluti istituzionali sono stati poi completati dal Presidente Nazionale di Confartigianato Imprese Giorgio Merletti, che ha sottolineato l’importanza del tessuto delle mPMI quale fondamento della economia nazionale e quindi la necessità che le politiche siano finalizzate a sostenere specificatamente questa tipologia di imprese, ad iniziare da quelle relative all’accesso al credito.

“I segnali di ripresa dell’economia ci sono, mentre le piccole e micro imprese continuano a soffrire di un difficile accesso al credito”, ha detto Adelio Giorgio Ferrari, presidente di Fedart Fidi. I lavori hanno preso avvio con la relazione introduttiva del Presidente di Fedart Fidi, Adelio Giorgio Ferrari, che ha ripercorso le tappe fondamentali del suo mandato. Negli ultimi tre anni il sistema dei Confidi ha affrontato alcune tra le principali sfide dell’ultimo periodo, ottenendo risultati di grande rilevanza strategica. Ma molto rimane ancora da fare per valorizzare realmente il ruolo dei Confidi a sostegno dell’accesso al credito delle mPI. Come lui stesso afferma: “I segnali di ripresa dell’economia ci sono, mentre le piccole e micro imprese continuano a soffrire di un difficile accesso al credito”. Ha poi richiamato in sintesi i principali temi su cui la Federazione si è più volte soffermata elencando: “Le politiche del credito delle banche, che non erogano più finanziamenti di importo più contenuto. Ci attenderemmo un atteggiamento più consapevole da parte loro, considerate le ripercussioni negative sul sistema produttivo di minori dimensioni; l’incapacità delle politiche pubbliche, anche europee, di intercettare le esigenze delle Pmi: le banche preferiscono impiegare le risorse per gli investimenti finanziari delle imprese di maggiori dimensioni, invece che per sostenere il credito delle imprese minori, distogliendole dalle loro reali finalità di politica economica; l’equiparazione indistinta di tutti gli intermediari finanziari alle banche, con l’applicazione delle medesime regole a soggetti con caratteristiche, mission, finalità, profilo di rischio profondamente diversi anziché attivare il principio di proporzionalità sui confidi; la disintermediazione operata dalle banche nei confronti dei Confidi mediante la riduzione del credito concesso alle Pmi; l’accesso al Fondo Centrale in garanzia diretta invece che in controgaranzia; il rinnovo delle convenzioni a condizioni penalizzanti; i nuovi adempimenti previsti in materia di aiuti di Stato, che rendono ancora più gravosa per i Confidi la concessione della garanzia a valere sulle risorse pubbliche; le nuove regole europee per la gestione delle posizioni deteriorate (NPL), in vigore dal 2018, che riconosceranno alle banche una minore discrezionalità nella gestione dei crediti deteriorati. Le conseguenze sarebbero molto gravi, soprattutto a danno delle imprese minori; concludo con una nota positiva: l’estensione dell’ambito di applicazione dello SME Supporting Factor a tutte le operazioni, oltre alla conferma della misura sui finanziamenti fino a 1,5 milioni di euro. A nostro parere questo rappresenta uno degli interventi con le maggiori potenzialità di sostegno all’accesso al credito per le Pmi”.

Cosa ha detto la Banca d’Italia
Paolo Finaldi Russo della Banca d’Italia ha analizzato il contesto macroeconomico in cui operano le Pmi, evidenziando come il sistema produttivo registri una redditività in ripresa che gli consente di autofinanziare gli investimenti. Di conseguenza la domanda di credito complessiva risulta molto debole in ragione di un tasso di copertura degli investimenti con risorse interne molto elevato. A loro volta le banche in generale accolgono più facilmente la domanda di credito, in quanto la capacità di restituzione da parte delle imprese sta migliorando. Tuttavia un approfondimento dell’analisi rileva una forte eterogeneità all’interno del sistema produttivo. Sono le medie e grandi imprese a finanziare gli investimenti con risorse proprie, mentre le micro imprese avanzano una significativa domanda di credito, ma continuano a soffrire di un marcato credit crunch che non accenna a riassorbirsi. Per le imprese con meno di 20 addetti i flussi di credito seguono un trend negativo e con un costo molto elevato, che comportano un basso livello di investimenti.

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