Nonostante la crisi che sta coinvolgendo la Crimea e l’Ucraina l’innovazione della nostra economia consiste nel far espandere i rapporti commerciali italo-russi. Gli scambi tra i due Paesi nel 2013 sono cresciuti dell’8,4% e si tratta di un record tra i mercati top ten dell’interscambio con l’Italia, in un anno in cui il valore dell’interscambio con i suoi partner storici è calato sensibilmente. E i margini di crescita sono ancora maggiori.Il dato è stato sottolineato dal presidente di Banca Intesa Russia e dell’Associazione Conoscere Eurasia, – www.conoscereeurasia.it – Antonio Fallico, (nella foto) nel corso della presentazione del primo Master in Europa dedicato relazioni internazionali d’impresa italo-russe e realizzato dall’Università di Bologna in collaborazione con Banca Intesa Russia e Carisbo, del Gruppo Intesa Sanpaolo.
“Siamo riusciti a far crescere il nostro export in Russia di quasi il 9%”, ha detto Fallico, “si tratta di un valore di quasi 7 volte superiore rispetto alla media di esportazioni nei Paesi extra Ue che ci permette di superare per la prima volta la soglia dei 10 miliardi di euro. Le nostre imprese, e quelle russe, stanno capendo che gli scambi bilaterali offrono sbocchi alternativi a quelli storici rappresentati da risorse energetiche e meccanica pesante, ma c’è ancora molto da lavorare, se si pensa che il made in Italy alimentare vale in Russia appena 750 milioni di euro – meno della Francia ma anche della Germania – a fronte di importazioni dalla Federazione per 40 miliardi di euro”.
Per il presidente di Banca Intesa Russia il Made in Italy, il turismo (1,3 miliardi la spesa dei russi in Italia lo scorso anno), agroalimentare, alta tecnologia, grandi opere sono le parole chiave su cui lavorare: in Russia hanno previsto una quota di 1,75 mln di posti di lavoro per professionisti provenienti dall’estero e dimostrano grande interesse nei confronti del know how italiano. “Per questo”, ha concluso Fallico, “è importante il ruolo delle università per specializzare i futuri professionisti delle relazioni italo-russe, occorre studiare quello che non è solo un mercato ma soprattutto è un Paese strategico”.
Nel corso della presentazione Adriano Maestri, direttore regionale di Intesa Sanpaolo, ha ricordato che l’Emilia Romagna è seconda solo alla Lombardia nell’export verso la Russia, con ai primi posti la meccanica (in particolare quella di precisione), l’abbigliamento e la pelletteria che insieme rappresentano oltre il 60% di tutte le esportazioni in Russia dell’Emilia Romagna. L’alimentare rappresenta solo il 4% dell’export regionale in Russia: segnale di grandi opportunità di crescita del settore. I dati sull’esportazione emiliano-romagnola in Russia evidenziano che 4 dei primi 10 prodotti provengono dai distretti industriali regionali: abbigliamento di Rimini, piastrelle di Sassuolo, macchine per imballaggio di Bologna e calzature di San Mauro Pascoli.
Per Emanuele Menegatti, direttore del master in Relazioni internazionali d’impresa Italia-Russia: “L’iniziativa dell’Università di Bologna colma una lacuna nel panorama italiano dell’alta formazione post lauream che, ad oggi, non contemplava una risposta formativa adeguata e specializzata per il mercato russo. Questo primo master ci consente di dare delle risposte concrete alla domanda di internazionalizzazione delle aziende italiane, inserendo profili qualificati nel mercato del lavoro in grado realizzare gli obiettivi delle imprese attive in Russia”.
All’evento di presentazione del primo MBA in relazioni internazionali di impresa Italia-Russia era presente anche Sergey Razov, Ambasciatore della Federazione Russa in Italia.