Il Jobs Act, di cui il Decreto Lavoro da poco convertito in legge costituisce il primo atto, sembra incoraggiare e facilitare la buona flessibilità. L’eliminazione della causale, che ha interessato sia il contratto a termine che la somministrazione, consentirà alle aziende una più facile gestione della flessibilità in entrata, senza inutili contenziosi. Anche le norme sull’apprendistato faciliteranno un’applicazione più estensiva dello strumento. Abbiamo chiesto a Stefano Colli-Lanzi, ceo di Gi Group un parere sull’attuazione del decreto.Come valuta il Jobs Act inserito nel decreto convertito in legge?
“Auspichiamo che tutto ciò porti ad un utilizzo maggiore di questi contratti a discapito di forme di cattiva flessibilità, come collaborazioni, contratti a progetto, false partita iva, associazioni in partecipazione, forme contrattuali che in molti casi non fanno altro che mascherare, in modo fraudolento e precarizzante per le persone, rapporti di lavoro stabili. Se questo non dovesse avvenire, è evidente che si renderebbe necessario un ulteriore giro di vite nei confronti della cattiva flessibilità”, dice Colli-Lanzi.
Il ceo di Gi Group ritiene positivo che, rispetto all’impianto originario, ci sia stata una limitazione del numero di proroghe sul contratto a termine (5 in tutto nei 36 mesi contro 6 proroghe per ogni contratto per la somministrazione) e soprattutto che, in considerazione della Direttiva Europea 2008/104 mirata al sostegno del lavoro tramite agenzia, ci sia un esplicito impegno del Governo a confermare la non applicabilità alla somministrazione dei limiti previsti sul contratto a termine. In particolare, non si applica alla somministrazione il limite quantitativo del 20% ed il limite di durata di 36 mesi, oltre all’assenza, sempre dalla somministrazione, dell’obbligo dello “Stop&Go” e del diritto di precedenza.
“Al lavoro tramite agenzia è riconosciuto, quindi, un ruolo privilegiato rispetto al tempo determinato, più facilmente gestibile da parte dell’azienda e più tutelante nei confronti del lavoratore che, grazie all’agenzia, allo scadere del rapporto di lavoro mantiene un forte e veloce livello di accesso alle opportunità offerte dal mercato”, prosegue Colli Lanzi. “Ci auguriamo che il percorso intrapreso di incentivazione e facilitazione della buona flessibilità venga proseguito e portato a compimento con la Legge Delega mediante l’introduzione del contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti, dove le tutele per il lavoratore in uscita possano crescere in relazione all’anzianità di servizio, con indennità risarcitoria e supporto obbligatorio alla ricollocazione in caso di licenziamento”. Questo riconsegnerebbe al tempo indeterminato la centralità che gli spetta nelle scelte di assunzione delle aziende, demandando al contratto di somministrazione tramite agenzia la gestione della vera e buona flessibilità. ”
Se, come ci auguriamo, il contratto a tutele crescenti funzionerà, si tratterà poi di procedere con coerenza, rendendo l’apprendistato ancor più flessibile e contenendo ulteriormente le proroghe del tempo determinato, evitando in tal modo una cannibalizzazione del contratto a tempo indeterminato, vera strada maestra per imprese e lavoratori “, Colli Lanzi.