Disoccupazione in crescita in gennaio, a 11,1% da 10,9%. Il dato, al contrario del
mese precedente, è meno negativo di quanto appaia, in quanto evidenzia
un aumento degli occupati e un calo degli inattivi.
Conforta il nuovo minimo da oltre 6 anni per la disoccupazione giovanile.
Tuttavia, preoccupa che la nuova occupazione sia tutta di natura
temporanea. In prospettiva, pensiamo che il tasso dei senza-lavoro
possa riprendere un trend al ribasso nei prossimi mesi.
La disoccupazione è tornata a salire a gennaio, all’11,1%. Il dato di
dicembre è stato rivisto al rialzo a 10,9% da un 10,8% precedentemente
stimato.
Ci aspettavamo una risalita a gennaio (mentre le attese di consenso
erano per una disoccupazione invariata), in quanto segnalavamo un mese
fa come l’indagine di dicembre fosse meno brillante di quanto appariva
a prima vista, in quanto il calo dei senza-lavoro era dovuto
all’aumento degli inattivi e la creazione di posti di lavoro era
confinata all’occupazione temporanea e ai lavoratori più anziani.
Tuttavia, al contrario che a dicembre, il dato di gennaio è meno
negativo di quanto appaia, in quanto l’aumento della disoccupazione è
dovuto al calo degli inattivi (-83 mila unità ovvero -0,6% m/m), che
è stato più pronunciato rispetto all’aumento degli occupati (+25 mila
unità ovvero +0,1% m/m).
Da notare che nel mese sia la flessione degli inattivi che la salita
degli occupati riguarda esclusivamente la componente femminile.
Peraltro, una nota di cautela viene dal fatto che ancora una volta
(come avvenuto in pratica per tutto l’ultimo anno) la creazione di
posti di lavoro è limitata ai dipendenti temporanei (+66 mila unità),
mentre i dipendenti permanenti registrano un ulteriore calo (-12 mila
unità), così come i lavoratori autonomi (-29 mila unità). Su base
annua, l’occupazione resta in progresso (pur perdendo velocità
rispetto al mese scorso: +156 mila unità ovvero +0,7%), ma il
miglioramento è interamente dovuto all’occupazione temporanea (+409
mila unità, +16,3%), in presenza di un calo per le altre tipologie
contrattuali.
Una nota positiva viene comunque dal calo del tasso di disoccupazione
giovanile, in flessione per il quarto mese consecutivo, a 31,5% da
32,8% precedente. Si tratta di un nuovo minimo dal 2011.
Nel mese, la creazione di posti di lavoro è limitata alle classi di
età estreme, mentre i gruppi centrali registrano un calo degli
occupati. Su base annua e al netto della componente demografica,
l’unica classe di età che fa segnare un calo degli occupati (e un
aumento degli inattivi) è quella dei 35-49enni.
In sintesi, il dato di gennaio, al contrario di quello di dicembre, è
meno negativo di quanto appaia a prima vista, in quanto la salita del
tasso dei senza-lavoro è dovuta all’aumento della partecipazione.
Conforta anche il nuovo minimo da oltre 6 anni della disoccupazione
giovanile. Tuttavia, dopo l’esaurirsi deli incentivi contributivi sulle nuove
assunzioni a tempo indeterminato, la nuova occupazione creata
nell’ultimo anno è interamente di natura temporanea. Inoltre, il gruppo
di età tra i 35 e i 49 anni non sembra ancora vedere un miglioramento
delle condizioni occupazionali.
In prospettiva, pensiamo che la disoccupazione possa riprendere un
trend in calo nei prossimi mesi, sulla scia soprattutto delle elevate
intenzioni di assunzione delle imprese secondo le indagini di business
confidence (in particolare nel settore manifatturiero). Anche le
famiglie nei mesi più recenti sono diventate più ottimiste circa
l’evoluzione del mercato del lavoro.
Stimiamo che il tasso di disoccupazione possa attestarsi al 10,7% in
media nel 2018, dopo l’11,3% del 2017.