Si svolgerà a Roma, nella sede di Confcommercio (P.zza G.G. Belli, 2), lunedì 4 febbraio, il seminario di aggiornamento sulle problematiche legate all’etichettatura made-in dei prodotti, sia a livello nazionale che comunitario, con uno specifico approfondimento per il settore tessile/abbigliamento. All’incontro organizzato da Rete Imprese Italia interverranno: Amedeo Teti, direttore generale Politica commerciale Internazionale Ministero Sviluppo Economico – Dipartimento Impresa e Internazionalizzazione, con un contributo su “Made in: Aggiornamento e prospettive”; Giovanni De Mari, presidente del Consiglio Nazionale degli Spedizionieri Doganali, su “Made in: il punto di vista degli operatori – Il Mercato interno e lo Sportello unico doganale” e Gabriella Fusi, direttore tecnico Centrocot – Centro Tessile Cotoniero e Abbigliamento SpA, che effettuerà un “Focus sul sistema Moda”.
Il 23 ottobre la Commissione ha deciso di stralciare la proposta di regolamento per la denominazione di origine dei prodotti extra-UE dall’agenda dei lavori del 2013, con riflessi negativi sulle nostre imprese, sempre più esposte alla concorrenza sleale dei paesi asiatici ed extra UE che continueranno a introdurre, nei nostri territori, merci a basso prezzo e di scarsa qualità. prive dell’indicazione d’origine. Come noto, nel 2005 la Commissione Europea ha sottoposto al Consiglio un progetto di Regolamento che intendeva introdurre l‘obbligo di specificare su un prodotto proveniente da paesi fuori dell’UE il luogo di produzione, in modo da fornire al consumatore una chiara indicazione sull’origine del prodotto. “In ambito europeo, manca un’armonizzazione di norme e procedure che, a causa dell’esistenza nei singoli Stati membri di realtà socio-economiche assai eterogenee, non permette il buon funzionamento del mercato interno. Anzi, troppo spesso costituiscono l’origine di un fenomeno di distorsione dei traffici”, spiega Giovanni De Mari. “Occorre considerare che le merci, una volta entrate nel territorio dell’UE, possono circolare liberamente da Stato membro a Stato membro. Pertanto, se un determinato Paese decide di privilegiare l’esigenza della facilitazione dei traffici e un altro quella della tutela della sicurezza dei propri cittadini, è evidente che i traffici commerciali, per primi quelli illeciti, tenderanno a confluire nel primo. Il fenomeno della deviazione dei traffici commerciali verso alcuni Paesi, nel caso dell’Italia produce un duplice svantaggio: da un lato, sottraggono volumi di traffico al comparto logistico del nostro paese, in quanto pur essendo destinato al mercato italiano, si sviluppa attraverso i porti nordeuropei; dall’altro producono una perdita di gettito fiscale, senza considerare le ricadute negative in termini occupazionali nel settore della logistica.
“In sostanza si tratta di pensare a controlli che permettano di contemperare la fluidità dei traffici con l’esigenza della tutela del consumatore in modo da evitare, o quanto meno, ridurre il fenomeno della distorsione di traffico. Inoltre, si realizzerebbe un maggior gettito fiscale per milioni di euro con importanti ricadute sulle imprese del settore anche di posti di lavoro. Soluzioni operative a costo zero che potrebbero essere fatte velocemente e con risultati tangibili”, ha concluso De Mari.
Chi sono i Doganalisti? I Doganalisti sono definiti dalla legge esperti in materia doganale, fiscale, merceologica, valutaria, e in quant’altro si riferisce al commercio internazionale. Il titolo di “spedizioniere doganale” spetta a coloro che hanno superato un apposito esame di Stato (il quale è volto ad accertare il possesso di specifici requisiti di competenza e di ‘fiduciarietà’). Il Consiglio Nazionale degli Spedizionieri Doganali (CNSD), ordine professionale istituito con la legge 22 dicembre 1960, n. 1612 è l’organo preposto al coordinamento, controllo e formazione degli Spedizionieri Doganali (o Doganalisti) iscritti nel relativo Albo professionale. Il CNSD ha sede in Roma e conta più di 2.000 iscritti.