Durante il seminario “Il futuro dei rappresentanti doganali e dei customs brokers”, organizzato da Confiad, Confederazione internazionale degli agenti doganali e Anasped, Federazione italiana delle associazioni territorialmente localizzate è emerso il ruolo chiave del rappresentante doganale, anello di congiunzione tra dogana e impresa.
Il customs broker (spedizioniere doganale o doganalista) fino a oggi in molti paesi membri dell’Unione ha rivestito un ruolo importante di intermediazione dell’impresa nei confronti delle dogane e di partner di queste ultime per l’internazionalizzazione. “In Europa l’armonizzazione di norme e procedure non è stata realizzata del tutto, anche a causa dell’esistenza di realtà socio-economiche molto eterogenee tra i singoli Stati membri, che pregiudica il buon funzionamento del mercato interno”, ha spiegato durante il suo intervento Giovanni De Mari, presidente del Cnsd, consiglio nazionale degli spedizionieri doganali. “La mancata armonizzazione costituisce un fattore di distorsione dei traffici che penalizza i nostri porti e più in generale il sistema Italia. Il 47% di tutte le merci che fanno ingresso in Italia fanno prima scalo in porti di altri Paesi dell’Europa, nonostante il fatto che l’Italia goda di una posizione geografica favorevole. Inoltre, non esiste nell’Unione europea un’analisi dei rischi comune. I singoli Stati membri effettuano i controlli secondo modalità e tempi diversi in cui prevalgono gli interessi nazionali su quelli dell’UE. Per questo la standardizzazione dei controlli a livello comunitario e l’armonizzazione dell’analisi dei rischi costituiscono un obiettivo che va perseguito”.
“Occorre semplificare i controlli alla Dogana italiana, anche attraverso una seria attivazione dello Sportello Unico Doganale, per recuperare molti milioni di euro di gettito fiscale e indotto. Inoltre si devono rafforzare i controlli sul territorio, unico vero contrasto all’illegalità. Occorre agire a livello europeo per ridurre gli spazi che oggi esistono e per portare sul nostro mercato interno merci non in regola. Recuperando i traffici di merce destinati all’Italia, che oggi transitano per scali stranieri, il Fisco italiano incasserebbe dazi per circa 180 milioni di euro, e si creerebbero 12.000 posti di lavoro nel comparto logistico. Se con queste misure si riuscisse ad accelerare i tempi di sdoganamento della merce attraverso un incremento dei livelli di efficienza dell’amministrazione doganale, a migliorare le varie procedure che attengono alle singole fasi di un’operazione di commercio internazionale e a ridefinire in maniera più snella i modelli organizzativi dei vari enti di controllo (coordinandone maggiormente l’azione), si potrebbe ipotizzare un parziale recupero dei traffici in fuga dal nostro Paese, e aumentare il volume complessivo di entrate sia a favore dello Stato che del settore privato. In questo modo l’Italia potrebbe recuperare circa 515,25 miliardi di euro”.
Confiad, confederazione internazionale degli agenti doganali, è stata fondata nel 1982 per dare una voce europea agli spedizionieri doganali stabiliti negli Stati membri dell’UE, oggi incorpora circa 20.000 aziende (principalmente piccole e medie imprese) attive nel settore dei servizi doganali ed impiegano circa 250.000 lavoratori in tutta l’Unione Europea.
Chi sono i Doganalisti?
I doganalisti sono definiti dalla legge esperti in materia doganale, fiscale, merceologica, valutaria, e in quant’altro si riferisce al commercio internazionale. Il titolo di “spedizioniere doganale” spetta a coloro che hanno superato un apposito esame di Stato (il quale è volto ad accertare il possesso di specifici requisiti di competenza e di ‘fiduciarietà’).