Esce domani – con l’immagine di un inquietante “Fratello di sangue” siriano in copertina – il primo a portare le tracce del nuovo corso di East, european crossroads, il bimestrale di politica internazionale ed economia edito da Europeye e diretto dall’eclettico James Hansen suo nuovo direttore editoriale. Ex diplomatico di carriera in Italia dal 1975, Hansen è stato vice-console degli Stati Uniti a Napoli. Passato al giornalismo, è stato corrispondente da Roma dell’inglese Daily Telegraph e dell’International Herald Tribune. Dal 1999 opera a Milano con un proprio studio di consulenza, Hansen Worldwide, che segue i rapporti e le comunicazioni internazionali di alcuni primari gruppi italiani e rappresenta nel Paese il Wall Street Journal. La sua società gestisce “corrispondenti.net”, un servizio d’informazione per i corrispondenti stranieri presenti in Italia.
Tra le più importanti riviste europee di politica ed economia internazionali, nelle sue edizioni in inglese e in italiano, East è distribuita in 19 paesi su 3 continenti. Il numero da domani in edicola appare in un formato più snello e rinnovato nei contenuti, ospita un commento di Sergio Romano sul “caso kazako” (la vicenda dell’espulsione dall’Italia della moglie del dissidente Ablyazov), un intervento del deputato del Partito Democratico Sandro Gozi sulle elezioni europee del 2014 e l’opinione dell’ex amministratore delegato di Telecom Franco Bernabé sui rischi di un web dove crimine e spionaggio proliferano incontrollati. E ancora, l’analisi del corrispondente della BBC David Willey su “il Papa pop”, Francesco Bergoglio. Da questo numero la squadra di East si è arricchita con l’arrivo di Theresa Lindo, nuovo direttore comunicazione e marketing. Cittadina americana ed ex diplomatica come Hansen, Lindo ha un’esperienza pubblica e privata in marketing/comunicazione e relazioni e commercio internazionale in sette diversi paesi tra America, Asia ed Europa. Dal 2009 è consulente per le relazioni internazionali di varie società e istituzioni italiane.
Quali sono i principali articoli e argomenti affrontati in questo numero di East? “Forse sarebbe bene prima spiegare cosa intendiamo fare. E’ diventato evidente negli ultimi anni che gli Stati e i loro Ministeri preposti – la Farnesina e i vari Quai d’Orsay, Foreign Office, Foggy Bottom e Ballhausplatz – stanno perdendo l’antico monopolio sulla conduzione delle relazioni internazionali”, spiega Hansen. “Sono rapporti sempre più gestiti da entità non-statali: le grandi Ong, le multinazionali, i più importanti istituti finanziari e – all’interno dei Governi – da funzionari e tecnici di dicasteri che non sono più un Ministero degli Affari Esteri”. “Sia io che l’editore, Giuseppe Scognamiglio, siamo diplomatici passati ad altro – non pentiti esattamente, ma comunque pronti a riconoscere la novità”, prosegue Hansen. “Sappiamo che c’è spazio per una testata svecchiata (e perfino piacevole da leggere!) che parla della geopolitica di oggi per i “nuovi diplomatici privati” – molto più numerosi delle feluche di una volta – ma anche per un pubblico di persone colte che sentono semplicemente il bisogno di sapere dove sta andando il mondo”.
Quali i vostri obiettivi di vendita e diffusione?
“Il nostro è un esperimento importante. Vi chiedo di dare un’occhiata alla rivista e di farmi sapere cosa ne pensate, cosicché possiamo vedere se stiamo andando nella direzione giusta. Per invogliarvi a lavorare per me, informo che tra i molti altri contenuti del numero nuovo, troverete: Luis Foyle e Walter Bagehot, sulla stupidità come virtù nazionale; Peter de Vrai, sul discorso al popolo con cui la Regina Elisabetta avrebbe dovuto annunciare un attacco nucleare sovietico all’Inghilterra. C’è Nicola Zolin sull’intollerabile inquinamento del sacro fiume Gange, al punto che rischia di non purificare più le anime dei fedeli indù che vi si immergono, e Sergio Romano che rivisita la sconsiderata espulsione – a favore del Governo kazako – di Alma Shalabayeva”. “Poi abbiamo: Stella Morgana sul “Welfare di Dio” in Iran, Alessandra Spalletta sullo scarso amore per i cinesi in Mongolia (e sugli improbabili neo-nazisti mongoli), lo splendido “graphic journalism”dell’illustratore Pino Creanza, Aldo Ciummo sui venti di guerra sul circolo polare artico, Danville Bothers sugli spagnoli e gli inglesi che riprendono ancora la molto più che secolare contesa per il controllo di Gibilterra, nonché le opinioni di Franco Bernabè, che dichiara morta la fase “Woodstock” di Internet alla luce del troppo crimine e il troppo spionaggio, e di Danville Bothers , che prospetta l’allargamento dell’Unione Europea al mondo intero”. “C’è molto di più, ma non voglio sfidare la pazienza dei lettori già con questa nota. Trovate una delle oltre 5.000 edicole ben fornite nelle quali è distribuita la testata. Poi fatemi sapere che East è una meraviglia”.