Effetto Expo: il bluff delle previsioni

I dati della Banca d’Italia sul turismo internazionale, aggiornati a ottobre 2015, svelano il bluff delle previsioni che riguardano Expo Milano 2015. Lo evidenzia L’Isvra (Istituto per lo Sviluppo Rurale e l’Agriturismo) che alla fine del 2015 ha contestato i dati sul turismo durante l’Esposizione Universale di Milano, molti dei quali provenienti da istituti di ricerca economica, e quasi tutti sbagliati.

L’INVASIONE DEI CINESI NON C’E’ STATA

La “sovrastima” del commissario unico di Expo, Giuseppe Sala, parte dall’arrivo di un milione di cinesi: tra maggio e ottobre 2015, di cinesi in Italia ne sono arrivati appena 170mila, l’83% in meno dello stesso periodo dell’anno precedente e – tra l’altro – e poi è del tutto da dimostrare che tutti siano venuti per visitare Expo. Secondo Isvra, si era detto che i 6-7 milioni di visitatori stranieri previsti all’Expo si sarebbero aggiunti alla normale domanda turistica. Così non è stato: gli arrivi tra maggio e ottobre 2015 sono aumentati di 2,5 milioni, pari al +5,2%. Un risultato migliore degli anni precedenti (generato anche ad Expo, ma comunque una “briciola” in confronto di quanto previsto), ridimensionato da un aumento più contenuto dei pernottamenti (+2,6%).

PIU’ TURISTI  MA BRICIOLE RISPETTO ALLE PREVISIONI

Si era anche detto che il visitatore di Expo avrebbe viaggiato in altre parti d’Italia: in nove regioni su venti, i pernottamenti turistici degli stranieri dei primi dieci mesi del 2015 sono addirittura diminuiti. L’effetto positivo di Expo si è sentito significativamente solo in alcune province della Lombardia (Milano, Bergamo, Monza e Brianza, Varese) e a Roma. In poco più della metà delle province italiane (57) le presenze hanno registrato una flessione. «Errore nelle previsioni”, dice Mario Pusceddu, presidente di Isvra, “e soprattutto, della cattiva gestione della promozione turistica collegata a Expo, come hanno dimostrato mediocrità di contenuti e la scarsa visibilità sui motori di ricerca dei siti internet istituzionali Wonderfulexpo2015 (di Regione e Unioncamere Lombardia, Camera di Commercio Milano), Verybello (del ministero per i Beni culturali e il Turismo), Agriturismoitalia (del ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali)». Il dopo-Expo, conclude la nota dell’istituto dovrebbe essere una grande occasione non solo per celebrare il successo dell’evento, ma soprattutto per capire errori e criticità, e per restituire al turismo verso l’Italia il primato che merita.

IN ATTESA DELL’ASSEMBLEA DEL 29 GENNAIO IL CDA DA I NUMERI

E in vista dell’assemblea del prossimo 29 gennaio il Cda di Expo ha diffuso i primi dati  del preconsultivo di bilancio secondo cui i ricavi sarebbero stati 736 milioni di euro, mentre i costi di gestione circa 721 milioni. La società che ha organizzato l’esposizione universale prevede di chiudere la sua attività con un patrimonio netto positivo per 14,2 milioni di euro, stesso dato indicato per la sola fine del 2015. “Il risultato – si legge in una nota a proposito di quest’ultimo punto – appare rilevante in quanto le previsioni economiche miravano al pareggio di bilancio alla data di conclusione dell’evento”. Affermazione da verificare visto che l’andamento del patrimonio poco ha a che vedere con il conto economico. Senza contare che il dato fornito da Expo 2015 evidenzia un’ulteriore riduzione del patrimonio della società che attestandosi a 14,2 milioni risulta quindi in calo di 32,5 milioni rispetto ai 46,78 milioni del 2014 e di 46,8 milioni rispetto ai 60,99 milioni del 2013.

ENTATE E USCITE SENZA PORTE DI SICUREZZA

Poco più della metà dei ricavi, 373,7 milioni di euro, sono arrivati dalla vendita di 21.476.957 biglietti, venduti a un prezzo medio di 17,4 euro. Restano da incassare ancora 19,9 milioni di euro classificati tra i crediti netti. In base a un’analisi svolta in collaborazione con il consulente Deloitte, Expo pensa che non riuscirà a portarne a casa molto più di due terzi visto che ha ritenuto di accantonare un fondo rischi di circa 6 milioni. L’altra fonte di entrate sono i ricavi per gli sponsor che ammontano a 223,9 milioni. Fino a ora sono arrivati in contanti soltanto 45,2 milioni, mentre 178,7 milioni sono stati offerti sotto forma di beni e servizi. Niente possa servire a pagare le spese correnti. Resta da vedere in cosa consistono i 138,5 milioni di “ricavi diversi” di cui parla la società. Mancano comunque ancora 51,4 milioni classificati tra i crediti netti e anche qui, come per i biglietti, Expo e Deloitte ritengono plausibile l’incasso di poco più di due terzi del totale, visto che hanno accantonato un relativo fondo rischi da 14 milioni.

Notizie sulle uscite? Per ora vengono indicati soltanto i costi di gestione di 721,2 milioni di euro che non includono tutte le partite straordinarie e fiscali o gli eventuali ammortamenti. Del totale, si limita a spiegare la società, 311,2 milioni sono dovuti alla gestione del semestre dell’Esposizione Universale con 234,7 milioni spesi per “attività strettamente legate alla gestione operativa e al funzionamento complessivo dei sito espositivo” e 76,5 milioni “per eventi e iniziative del semestre inclusa la gestione dei partecipanti istituzionali, della partecipazione italiana, del Programma di assistenza ai Paesi in via di Sviluppo e degli sponsor”. Altri 178,7 milioni sono i “beni e servizi resi a fronte dei diritti di visibilità”, mentre la promozione, la commercializzazione e la comunicazione dell’evento sono stati spesi 185,7 milioni e 45,6 milioni sono andati in “altri costi collegati alle spese generali, di personale e di funzionamento”.

E mentre l’ultima riga del bilancio, quella che indica gli utili o le perdite, resta un mistero, i margini per un pareggio sono davvero limitati: la differenza tra i ricavi e i costi operativi è positiva per soli 15 milioni (14,9 milioni il margine operativo lordo stimato dalla società il 21 dicembre scorso), ma se si sottraggono i 20 milioni di fondo rischi per il denaro ancora da incassare, si va già a -5 milioni. Poi si può solo aprire il capitolo delle ipotesi, vista l’omertà sui conti dell’Esposizione universale. Che pure non impedisce alla società affermazioni non supportate da fatti concreti come quella per cui: “La previsione di chiusura positiva dell’intera attività della società Expo 2015 – si legge nel comunicato – si deve a una gestione pluriennale oculata ed efficiente che ha permesso di far fronte alla progressiva riduzione dei contributi previsti che il progetto ha subito, chiudendo con investimenti totali pari a 1.241 milioni come da ultima revisione”.

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