Da una ricerca di Elan International, società di head hunting, emerge che il mondo del non profit nella pubblica amministrazione apre le porte ai manager. In particolare la ricerca evidenzia come in Italia si cominciano ad apprezzare solo recentemente le potenzialità del volontariato, ma non è il caso dei paesi anglosassoni e della Germania, in cui invece i manager che si occupano di non profit sono già da tempo figure molto ricercate: sono chiamati ad incrementare la partecipazione dei volontari alle attività di organizzazioni non profit, promuovono campagne di iscrizione, curano l’online recruiting e studiano le modalità di collaborazione che valorizzino il contributo di ognuno e che riducano al minimo il tasso di abbandono. Questo ruolo dunque recluta, coordina, valorizza e fidelizza i volontari ed in seguito li forma a loro volta al reclutamento. Generalmente è laureato in discipline umanistiche o giuridiche. Non c’è un percorso di studi standard dopo la laurea, tuttavia il percorso professionale comincia con uno stage o un’esperienza da volontario, per poi inserirsi in organizzazioni governative e non, cooperative onlus, imprese sociali: più una realtà è strutturata maggiori sono le possibilità che preveda una persona dedita al recruiting. In genere a questa figura professionale si applica il contratto del commercio. Non esistono quindi corsi specifici in Italia sul manager che si occupa di volontariato. Per diventare manager dell’area non-profit occorre individuare una struttura organizzativa, cominciare a svolgere un’attività di volontariato e avere quindi un’esperienza sul campo. Oggi lo vediamo anche da alcune realtà che pubblicano annunci: è possibile entrare a lavorare in un’organizzazione anche attraverso uno stage. L’obiettivo di questo ruolo è di riuscire a fidelizzare i volontari in un rapporto corretto che coltivi le risorse di ogni persona, rispetti le diversità e nello stesso tempo mantenga una coesione globale. In Italia questo ruolo si sta sviluppando in questi ultimi anni e ci sono buone prospettive: sono ancora molte le società che non hanno una figura specifica che si occupa dei propri volontari. Le grosse società che hanno grande credibilità devono avere al proprio interno una risorsa che sia in grado di rispondere alle richieste dei volontari e alle esigenze organizzative più disparate. Un’organizzazione dovrebbe essere in grado di offrire diverse opportunità ai volontari non solo in termini puramente operativi, ma anche sugli aspetti di gestione e ottimizzazione dei tempi da dedicare a tale attività. Occorre sicuramente molta motivazione perché il compito principale di questa figura è proprio quello di motivare i volontari e gli aspiranti. Aiuta sicuramente una base di studi di umanistici con specializzazione successiva in comunicazione e marketing. Deve saper comprendere il punto di vista del volontario e quello dell’associazione, ovvero la persuasività nel considerare il volontario un valore aggiunto e non una risorsa residuale, avere conoscenza profonda dell’associazione, sapere stimolare i volontari, formare e delegare al reclutamento e avere consapevolezza del limite strutturale dovuto al tendenziale conflitto tra personale retribuito e volontari. Riguardo le competenze attitudinali e relazionali deve avere una carica motivazionale elevata, saper concretizzare lo skill sharing entro l’organizzazione, avere un’esperienza di gestione dei rapporti tra volontari e personale retribuito, un’esperienza di formazione di volontari nelle attività specifiche, una capacità di coinvolgimento dei volontari nelle decisioni dell’associazione. La sua retribuzione lorda annua può essere mediamente sui 45 mila euro annui.
“Nelle partecipate che hanno la forma di SpA, si applica il Diritto Privato, e quindi è più agevole l’inserimento tramite cacciatori di teste. In quell’ambito vi sono nuove figure ricercate, dal Direttore Generale di Consorzi di formazione e di tutela (Elan ha recentemente svolto due ricerche per D.G.), ai Direttori Comunicazione e PR di cui il parapubblico sente particolarmente il bisogno. Anche in quest’ambito Elan ha operato”, spiega Giuseppe Cristoferi, managing partner di Elan International, società di head hunting.
La pubblica amministrazione recluta manager dall’esterno? Attraverso quali canali?
Si, la P.A. recluta manager dall’esterno. Per lo più sono di nomina politica e lo strumento formale è un concorso.
Molti Direttori Generali di ASL, a volte anche primi collaboratori dei D.G. (come ad esempio Direttori del Personale) sono di provenienza esterna e non tutti di un colore politico.
Si guadagna meno passando dal pubblico al privato?
Il parapubblico (es. SpA controllate da enti pubblici) reclutano fortemente dal privato.
In questi casi non c’è differenza di retribuzione, i livelli sono quelli di mercato.
Solo recentemente, in relazione al dibattito sulle retribuzioni (fisso + bonus) dei Top Manager, possiamo essere in presenza di un contenimento retributivo nei riguardi dei Top Manager “pubblici” rispetto a quelli privati.
Ma è una tendenza tutt’altro che consolidata.