Oltre 83 miliardi di euro di debito pubblico da rinnovare entro l’estate. Questa la cifra complessiva di titoli di Stato che arriva a scadenza tra la fine di luglio e il prossimo 30 settembre. Mentre entro la fine del 2013 arrivano a fine corsa, in tutto, bot, btp, cct e ctz per 176 miliardi. Questi i dati principali di un’analisi del Centro studi Unimpresa sulle obbligazioni statali italiane che vanno rimborsate quest’anno.
Secondo il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi entro la fine dell’anno scadono diverse emissioni di bot per complessivi 102,5 miliardi, vari btp per 62,5 miliardi, cct per 10,6 miliardi e ctz per 300 milioni. Nel dettaglio, risulta particolarmente intenso il calendario estivo che prevede, complessivamente, da oggi fino al 30 settembre bond statali in scadenza per 83,1 miliardi. Si tratta di 47,8 miliardi di bot, 24,6 miliardi di btp, 10,6 miliardi di cct; in questo arco di tempo non sono programmate scadenze di ctz. Dopo il 30 settembre le scadenze ammontano, invece, a 92,8 miliardi: 54,7 miliardi di bot, 37,8 di btp e 300 milioni di ctz; tra ottobre e dicembre non arrivano a termine emissioni di cct.
Una parte dei rifinanziamenti in agenda sono già stati “coperti” dal Tesoro che negli scorsi mesi ha incrementato le emissioni di titoli sfruttando un andamento dei tassi di interesse sostanzialmente favorevole e, proprio per questa ragione, pochi giorni fa, ha annullato, peraltro rispettando una consuetudine, alcune aste in programma tra fine luglio e metà agosto. I titoli vanno comunque rimborsati ai sottoscrittori e a tale necessità, dunque, verrà fatto fronte con la liquidità precedentemente accumulata grazie alle aste “extra large”.
“Si tratta senza dubbio di un’estate calda per il Governo sul versante delle emissioni obbligazionarie. Fortunatamente lo spread tra btp italiani e bund tedeschi è a livelli accettabili, anche se non ideali, e pertanto gli oneri relativi alle nuove emissioni non graveranno drammaticamente sui conti pubblici. L’equilibrio di bilancio, ancorché raggiunto con una pressione fiscale insostenibile, porta alcuni benefici per le casse statali. Ma i sacrifici fatti dai contribuenti, chiesti dal Governo di Mario Monti prima e dall’Esecutivo di Enrico Letta poi, che aiutano il Paese a muoversi sui mercati finanziari, vanno ripagati con un serio piano volto all’abbattimento della pressione fiscale. Ne beneficerebbe, già nel breve periodo, anche la finanza pubblica: la ripresa economica, che potrebbe prendere le mosse proprio da una riduzione delle tasse, farebbe inevitabilmente aumentare il gettito tributario”.