Una riduzione dei consumi nel settore moda cui fa da contraltare l’attenzione dei brand alle High Streets italiane. E’ il quadro emerso dal Fashion & High Street report, frutto della partnership tra FederazioneModaItalia, organizzazione di rappresentanza del commercio al dettaglio e all’ingrosso del comparto moda, e World Capital Group, società di consulenza immobiliare. Un’analisi del mercato fashion che racchiude valori di locazione e rendimenti delle più importanti High Streets italiane rilevati da World Capital Group, accanto ai dati sui consumi nel settore moda monitorati da FederazioneModaItalia su un universo rappresentativo di imprese di abbigliamento, calzature, accessori, intimo-mare, pelletteria e valigeria, articoli sportivi e tessile per la casa e ai dati dell’Osservatorio Acquisti CartaSi sugli acquisti effettuati dagli italiani con carte di credito nei negozi di moda; una fotografia dettagliata e completa del segmento fashion italiano.
“Dal report emerge un dato positivo solo per il comparto accessori, con un incremento di vendite di oltre il 7% nei primi due mesi del 2014 a fronte di una flessione media degli altri prodotti di moda di un 5% rispetto allo stesso periodo del 2013. Si tratta di una media nazionale, che riassume gli sconsolanti dati delle periferie e dei centri minori mitigati dalle migliori performance delle vie dello shopping delle grandi città e delle mete turistiche. In questo momento, si regge grazie agli acquisti degli stranieri, russi e cinesi in particolare, inclini al buon gusto e amanti del made in Italy. Così si spiega l’interesse a investire nelle cosiddette high streets”, dice il presidente di FederazioneModaItalia – Confcommercio, Renato Borghi. “È però fondamentale che gli italiani tornino a fare acquisti e che le imprese continuino a investire in Italia, nel made in Italy e nella qualità dei prodotti. Auspichiamo quindi un’inversione di tendenza con un incremento di fiducia per i cittadini e che l’intervento di alleggerimento fiscale lanciato dal Governo Renzi si sostanzi in un concreto stimolo alla propensione dei consumi. Serve, tuttavia, anche un’indispensabile detassazione per le imprese per favorire la ripartenza degli investimenti”.
“Interessante è comunque”, dichiara Neda Aghabegloo, responsabile ricerca di World Capital Group, “la crescente attenzione alle nostre high streets sia da parte di brand italiani che di investitori stranieri orientati al Bel Paese, attenzione confermata anche dai canoni di locazione stabili o in aumento. Se è vero infatti che, dopo il nome della nota bevanda americana, il secondo termine più ricercato sul motori web risulta sia “made in Italy”, è facile spiegarsi perché. Posizione strategica, visibilità e flusso pedonale/turistico, accanto al desiderio imperante di essere parte del “sistema Italy”, rappresentano oggi concetti chiave per i retailer, fattori determinanti nella scelta delle loro location. La brand image acquista un’importanza sempre più diffusa, in quanto comunicazione dei propri valori e riflesso del sentiment. L’incerta situazione economica e la lieve contrazione nei consumi spingono i retailer a una maggior prudenza nell’approccio del mercato e a una più studiata strategia di insediamento e sviluppo di business e identità. I brand, in maniera sempre più forte ed estesa, desiderano localizzarsi sulle High Streets per essere ancor più appetibili e competitivi e accrescere reputation e awarness”.