Ferrari ferma la sua discesa in attesa dei risultati

Ferrari pubblicherà domani i risultati per il 2015, i primi dalla separazione da FCA dello scorso ottobre, con EPS attesi a 0,34 e un consensus stabile su 2 Buy, 1 Outperform e 1 Underperform.

Secondo uno studio di Saxo Bank nel terzo trimestre 2015 il Cavallino ha registrato una crescita di 61 mln del proprio fatturato, che raggiungendo i 723 mln (+9% YoY, ma 3% senza gli effetti valutari), ha prodotto 94 mln di utili (+62% YoY). L’assorbimento globale della produzione rimane distribuito tra il 41,8% in EMEA e il 35% nelle Americhe (con una forte crescita, superiore al 70%); in Asia è invece il Giappone a generare i 2/3 dell’incremento di 20 mln sulle vendite, grazie al successo locale della California T, mentre il calo di 11 mln in Cina mantiene un impatto limitato all’8% sui risultati complessivi.

UNA DISCESA LENTA DAL GIORNO DELL’IPO

Dall’IPO dello scorso ottobre, quando il titolo ha aperto ben al di sopra della forchetta di valutazione per chiudere la giornata con un -8,3%, Ferrari ha proseguito la sua lenta discesa oscillando per un mese nel range 45$-50$; è tornato poi a calare durante le prime settimane del 2016 per fermarsi nuovamente, chiudendo martedì a 41,45$.
Le aspettative per martedì sono piuttosto positive, grazie ai target di fine anno ormai ampiamente sostenibili: i 2,8 mld di € di fatturato richiedono infatti soltanto +690 mln per l’ultimo trimestre (-4,8% QoQ, ma +1,4% YoY), l’EBITDA nel range di 725-745 mln implica per il Q4 un incremento di 173 mln (-18,8% QoQ), mentre l’obiettivo fondamentale di 7,7 mln di unità vendute (contro i 7,25 di fine 2014) richiede uno sforzo di +5,5% rispetto al Q3. Se per centrare gli obiettivi risulta quindi sufficiente una sottoperformance del trimestre rispetto al precedente, ci si attende piuttosto che questi vengano superati, permettendo al titolo di cominciare a risalire verso il suo target price di 12 mesi di 56$ (+39%), e di tornare su livelli coerenti con la valutazione di IPO.

La prima earning season del 2016 si è aperta quindi di fronte a uno scenario particolarmente volatile, tra le preoccupazioni per il Pil cinese (nonostante la crescita non indifferente di +6,8%) e i timori di possibili effetti di spillover di default, scatenati dal binomio USD – prezzi petroliferi; non indifferente è anche l’impatto del mancato raggiungimento della parità euro-dollaro, con EURUSD che continua a scambiare intorno a 1,09.

A farne le spese sono, tra gli altri, i mercati azionari che, nell’assenza dell’ottimismo da January effect, hanno visto nei primi 20 giorni dell’anno un calo generalizzato degli indici (tra cui un -14% sul FTSE MIB, che affossato dai titoli bancari sta cercando di risalire sui 19.000 dopo il rimbalzo di fine settimana). L’aspettativa per questa stagione delle trimestrali rimane tuttavia positiva rispetto al quarter precedente, specialmente per i titoli più ciclici (grazie allo stimolo su redditi e vendite al dettaglio presentato dai bassi prezzi dell’energia), e per gli esportatori dell’Eurozona, dove la bilancia dei pagamenti e l’inflazione si sono confermate in crescita, rispettivamente a 26,4 mld e +0,9%.

 

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