Nel mondo del lavoro si fa strada lo “smart working” e la sfida di Barilla è quella di offrire l’opportunità di lavorare da casa a tutti i dipendenti entro il 2020.
L’azienda sta lavorando per estendere questa opportunità di lavoro flessibile, di cui è stato precursore già nel 2013, a tutti gli addetti, compresi quelli dedicati alle linee produttive. Fino ad oggi, su 1600 dipendenti coinvolti dal progetto, circa 1.200 (oltre il 74%) hanno usufruito dell’opportunità di lavorare da casa. “Per Barilla smart working significa lavorare dovunque, comunque e in qualunque momento”, dice Alessandra Stasi, responsabile organization & people development. “In secondo luogo vuol dire utilizzare gli spazi in un modo diverso: abbiamo lavorato molto nelle varie sedi per riorganizzare gli uffici intorno alle attività di collaborazione, di comunicazione, di concentrazione individuale, che oggi possono essere fatte anche da remoto. Il terzo aspetto sono le tecnologie digitali”.
E A CASA? STANNO TUTTI BENE
Il progetto di smart working in Barilla è aperto a tutti gli impiegati. Ma esiste una maggiore propensione al suo utilizzo da parte delle donne tra 30 e 55 anni e da chi effettua un tragitto casa-ufficio mediamente lungo. La propensione all’utilizzo invece decresce con l’aumentare dell’età: la fascia più giovane è quella che la utilizza meno. Da un punto di vista contrattuale, i dipendenti possono lavorare in sedi diverse dall’ufficio per quattro giorni al mese, accordandosi con il proprio manager. E i risultati, finora sono stati molto positivi. In particolare il beneficio più grande riguarda l’equilibrio vita privata-lavoro che ha portato a un aumento della soddisfazione dei dipendenti. Un’inchiesta effettuata con l’Osservatorio smart working del Politecnico di Milano su un campione di 600 persone coinvolte nello smart working in Barilla ha mostrato che per i manager non c’è stato un peggioramento nei livelli di produttività ed efficacia/efficienza delle prestazioni.