Flat tax: secondo un sondaggio di Informazione Fiscale il 46% degli italiani se potesse disporre dei fondi statali, li utilizzerebbe per coprire i costi.
La riforma fiscale caratterizzata dall’introduzione di aliquote fisse, con un sistema di deduzioni per garantire la progressività dell’imposta, in armonia con i principi costituzionali, si caratterizza per due aliquote fisse al 15% e al 20% per persone fisiche, partite IVA, imprese e famiglie. Inoltre per le famiglie è prevista una deduzione fissa di 3.000,00 euro sulla base del reddito familiare”.
Reddito di cittadinanza, “una misura attiva rivolta ai cittadini italiani al fine di reinserirli nella vita sociale e lavorativa del Paese. La misura si configura come uno strumento di sostegno al reddito peri cittadini italiani che versano in condizione di bisogno. L’ammontare è fissato in 780,00 Euro mensili per persona singola, parametrato sulla base della scala OCSE per nuclei familiari più numerosi”.
Quota 100, “la possibilità di uscire dal lavoro quando la somma dell’età e degli anni di contributi del lavoratore è almeno pari a 100, con l’obiettivo di consentire il raggiungimento dell’età pensionabile con 41 anni di anzianità contributiva, tenuto altresì conto dei lavoratori impegnati in mansioni usuranti”.
Peso dei costi. Le somme necessarie per la copertura delle novità fiscali e previdenziali sono
7,1 miliardi per il reddito di cittadinanza;
3,9 miliardi per quota 100;
Tra i 900 milioni e il miliardo di euro in termini di minori entrate nelle casse dello Stato per effetto del primo step della flat tax, il nuovo regime forfettario.
Una scala di valore inversamente proporzionale alle risposte dei lettori di Informazione Fiscale, che hanno partecipato al sondaggio sull’impiego delle risorse dello Stato:
il 46% dei partecipanti investirebbe sulla flat tax;
il 20% su quota 100;
solo il 9% sul reddito di cittadinanza.
Risorse a flat tax, quota 100 o reddito di cittadinanza? Il 25% sceglie una quarta via
Dal 2020 la flat tax dovrebbe seguire altre due strade:
la possibilità di applicare un’imposta sostitutiva del 20% allo scaglione di reddito compreso tra 65.001 e 100.000 euro e calcolato con metodo analitico per chi ha ricavi fino a 100.000 euro;
aprirsi anche a dipendenti e famiglie annullando la progressività degli scaglioni Irpef. Ma su questo punto restano tanti gli interrogativi. Non è ancora chiaro come potrebbe essere ridefinito il sistema delle detrazioni e come si coordinerà con il bonus Renzi, ad esempio. Non è possibile, dunque, stabilire con certezza per chi e in che misura l’appiattimento genererà a un’effettiva riduzione del carico fiscale.
L’unica certezza è che i costi saranno molto alti. Nei mesi scorsi dal Ministero dell’Economia e delle Finanze è trapelata una stima, poi subito smentita, secondo la quale entrerebbero nelle casse dello Stato 60 miliardi di euro in meno.