Fmi avvia processo selezione nuovo Dg, Lagarde vincerà? La numero uno si era detta interessata a secondo mandato
Il Fondo monetario internazionale ha avviato il processo per la selezione del prossimo direttore generale. Un processo non facile che conta di concludere “entro il 3 marzo”. Ad annunciarlo in una nota è stato Aleksei Mozhin, del board esecutivo dell’istituto di Washington.
L’FMI A UN BIVIO
Fino al prossimo 5 luglio l’Fmi sarà guidato da Christine Lagarde, che lo scorso ottobre da Lima (Perù) aveva detto di essere interessata a un secondo mandato: “Questi potrebbero essere i miei ultimi annual meetings ma spero non lo siano”, aveva detto precisando che “non sta a me decidere ma ai Paesi membri”.
E’ vero che la scadenza dell’incarico di Lagarde è vista come un’opportunità da parte di alcuni Paesi emergenti di mettere fine a una prassi che da sempre affida il comando dell’istituzione a un europeo. Ma teoricamente non ci sono ostacoli alla riconferma della prima donna alla guida del Fondo. Lagarde sembra infatti apprezzata per il lavoro fino ad ora svolto, anche dai Paesi emergenti che il Fondo vuole rappresentare in modo migliore attraverso la riforma delle quote del 2010 pensata per riflettere i cambiamenti nelle dinamiche in corso tra i Paesi membri e finalmente approvata dal Congresso Usa con cinque anni di ritardo.
PER LA SUA CONFERMA PESA ANCORA LA VICENDA TAPIE
Lo scorso anno ha appoggiato l’inclusione dello yuan nel basket di valute di riserva dell’istituto, cosa che potrebbe garantirle l’appoggio della Cina. L’unico ostacolo alla rielezione di Lagarde arriva dalla Francia: Lagarde dovrà testimoniare in un processo per presunta negligenza in una decisione presa quando fu al ministero delle Finanze. La vicenda spinosa riguarda l’arbitrato tra Bernard Tapie e Crédit Lyonnaise, che fino ad ora non ha mai intaccato la fiducia del Board del Fondo per Lagarde (che ha definito la cosa come politica).
L’Fmi promette un processo “trasparente, aperto e basato sul merito” e spera di raggiungere una decisione per “consensus”, come avvenne nel 2011 quando Lagarde fu selezionata per ricoprire l’incarico quinquennale. Fino al prossimo 10 febbraio si svolgerà la fase di nomination in cui un governatore del Fondo o un direttore esecutivo può fare il nome di qualcuno che reputa all’altezza del ruolo. Il segretario del Fondo – a cui vanno le nomination – chiederà poi alle persone suggerite se sono interessate a essere considerate come un candidato alla direzione generale. Solo a quel punto il segretario comunicherà al board esecutivo i nomi dei candidati. Se saranno superiori a tre, il board manterrà segrete le loro identità ed entro sette giorni giungerà a una short list di tre persone che verrà poi resa nota al pubblico.La selezione entrerà nel vivo con i candidati finali che incontreranno personalmente il board a Washington. Quindi il board discuterà i punti di forza dei candidati e farà la scelta finale. Il candidato che avrà la meglio sugli altri deve vantare una carriera professionale “eccezionale”, competenze diplomatiche e manageriali comprovate, deve essere “imparziale”, con doti comunicative “efficaci” e deve essere cittadino di uno dei 188 Paesi membri del Fondo.