Franchising ancora di salvezza per i retailer
che intendono internazionalizzare

fiera-milano-2013Il 60% del retailer italiani indica il franchising come formula commerciale privilegiata per sbarcare sui mercati internazionali. Il 34,29% si preferisce una formula mista (punti vendita diretti e franchising). Solo il 5,71% è a favore di punti vendita diretti. Sono alcuni dati emerse da un’indagine condotta da Confimprese-BeTheBoss.it  – www.betheboss.it. – che terrà banco al prossimo Salone Franchising Milano che si terrà dall’8 all11 novembre.Al Salone partecipano da anni le principali sigle della distribuzione intesa nella accezione più ampia: dall’e-commerce al franchising, dal retail ai comportamenti d’acquisto, dalle reti, ai servizi, alle tecnologie, al marketing. Un momento importante per diffondere i dati della ricerca che Confimprese e BeTheBoss hanno realizzato su un campione di 150 franchisor, il 40% dei quali già presente all’estero.

Dai dati della ricerca emergono due principali indicazioni: il peso strategico del Vecchio Continente e la propensione, nettissima, ad aprire negozi in franchising rispetto alla formula diretta sia dei franchisor già all’estero, sia di quelli che hanno intenzione di varcare il confine nei prossimi 3 anni. Quasi il 90% dei retailer pensa di espandersi o di continuare l’espansione in Europa, dove peraltro sono già presenti 11.731 franchisor e dove ci sono Paesi come Francia e Germania con un elevato numero di franchise brand (rispettivamente 1.369 e 960, secondo le ultime rilevazioni di European Franchise Federation).

Secondo Mario Resca, presidente Confimprese, i dati dell’indagine evidenziano che il franchising è sempre più percepito come una formula distributiva in grado di accelerare lo sviluppo della rete e di sfruttare le economie di scala sia in Italia che oltreconfine. “Sembra banale aggiungere che deve il suo successo alla rapidità con cui le reti riescono a svilupparsi e a godere di economie di scala precluse al dettaglio tradizionale, eppure la chiave è proprio nella capacità di fare sistema e nell’ottimizzazione di capitali e risorse”, dice Resca. “Resta da capire, però, perché mentre le nostre imprese fanno abbondante uso di questa formula commerciale, in Italia il franchising non abbia ancora ottenuto il riconoscimento da parte dalle istituzioni preposte».

Ma quali sono i mercati dove il retailer italiano pensa sia più facile fare affari? La Francia è la prima nel ranking delle priorità con il 50% delle risposte favorevoli, seguita dalla Gran Bretagna con il 37,50%. In area europea si piazza la Germania con il 33,33%, ma con la stessa percentuale sono indicati anche Cina ed Emirati Arabi. La saturazione degli spazi di sviluppo del retail in Europa occidentale costituisce senza dubbio un forte incentivo per chi vuole investire in Oriente, dove i mercati retail locali hanno un bacino di consumatori in grande crescita. Inoltre, stanno aumentando i livelli salariali e di conseguenza la domanda di beni di consumo, soprattutto quelli prodotti dai brand occidentali. La Russia, nona economia al mondo in termini di Pil nominale, appena inferiore a quello dell’Italia, primo paese Bric per Pil pro-capite (circa 17.000 dollari nel 2011), si aggiudica il 37,50% delle preferenze dei retailer.l 33,33% del campione ha come priorità rilevante Cina ed Emirati Arabi.

“L’elemento che accomuna tutti i Paesi di destinazione”, dice Francesco Montuolo, executive vice president Confimprese, ” è che si tratta di mercati in cui, indipendentemente dall’area geografica di riferimento, il rischio politico ed economico è ridotto e la domanda da parte della classe media consistente o comunque in crescita. Ci auguriamo tutti che il retail made in Italy possa contare su strumenti dedicati per internazionalizzarsi, proprio come lo è stato – e in un certo senso lo è ancora oggi  – per l’industria italiana. L’obiettivo è quello di portare più rapidamente i brand italiani nel mondo, prima che altri riempiano gli spazi di mercato ancora disponibili”.

“La presenza del made in Italy all’estero”, sottolinea Giuseppe Bonani, consigliere BeTheBoss, “ha continuato gradualmente a crescere nonostante la crisi, soprattutto nei mercati emergenti come Brasile, Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica, e i Paesi dell’Asean (paesi del sud est asiatico), grazie all’aumento del potere di acquisto delle popolazioni in generale ma, soprattutto, dei cittadini a più alto reddito. La dimostrazione di quanto sopra detto è confermata dai risultati emersi dal recente sondaggio”.

Per i retailer non ancora presenti all’estero in Europa con il 54,29% delle preferenze è la Germania si aggiudica la palma del Paese dove vorrebbero iniziare a lanciare il proprio business. Del resto la Germania ha all’attivo 960 franchise brand ed è la seconda in Europa dopo la Francia per numero di esercizi commerciali. Si può, dunque, ben capire come i retailer manifestino chiara l’intenzione di sbarcare in un Paese politicamente ed economicamente solido, dove l’indice di fiducia è salito a 107,7 punti dopo la rielezione della Merkel e che può di conseguenza offrire maggiori garanzie anche in termini commerciali. La Francia si piazza al secondo posto nel ranking internazionale con quasi il 47% delle preferenze; seguono Inghilterra e Spagna a pari merito con il 40% di preferenze. Oltreoceano gli Stati Uniti fanno sempre la loro parte e sono indicati come destinazione prioritaria da oltre il 34% del campione. Ricordiamo, del resto, che il Paese a stelle e strisce è la “culla” del franchising, tanto che c’è un negozio in franchising ogni 389 abitanti contro l’uno ogni 1.125 abitanti dell’Italia.

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