Fino a tremila euro di fringe benefit aziendali – il tetto precedente era 600 euro – fino al 31 dicembre contro il caro energia. Per il governo, che ha inserito il provvedimento nel decreto aiuti approvato in Consiglio dei ministri, si tratta di una misura di welfare aziendale che punta a rendere più pesanti gli stipendi dei lavoratori.
È stata definita una sorta di “integrazione alle tredicesime”, esente da contributi e dunque a zero impatto Irpef. Questa misura durerà fino a fine anno, per ora, e servirà, tra l’altro, a fare fronte al caro bollette per una platea di lavoratori privilegiati: secondo le stime del ministero del Lavoro 2,5 milioni di dipendenti e assimiliati.
“Il Governo Meloni ha avuto l’intuizione di aiutare i lavoratori dipendenti con questo intervento positivo perché liberalizza il Welfare Aziendale e lo rende più facile da impostare. E maggiormente libero da rischi per una azienda”. Spiega Riccardo Zanon, Avvocato e Consulente del Lavoro, autore del libro “Welfare Aziendale. Tutti i segreti che nessuno ti ha mai svelato per far si che i tuoi dipendenti aumentino il fatturato” . Le aziende conoscono questo aspetto del Welfare Aziendale come quello dei buoni spesa e benzina, travisando che sia sempre denaro quello che desiderano i nostri lavoratori”.
Fringe benefit nel Welfare Aziendale
I fringe benefit rientrano, infatti, nel Welfare Aziendale e vengono inseriti nel contratto di lavoro. Dipendono, quindi, dagli accordi tra l’azienda che decide se inserirli o meno e in quale misura e il singolo dipendente. E comprendono, normalmente, beni come auto aziendale, telefono, buoni pasto, copertura sanitaria, sport e palestre. Già con il decreto aiuti bis approvato dal governo Draghi si era deciso di inserire nel paniere dei beni anche le bollette.
Una norma trappola per le aziende
“In realtà il Welfare Aziendale è molto di più e questa norma se male interpretata dalle aziende, può rappresentare un rischio prima di tutto per loro stesse. Non sempre con i cd. buoni spesa riusciamo ad andare incontro alle esigenze dei nostri dipendenti. Prevedere, ad esempio, una cassa sanitaria che funziona a differenza di molte contrattuali, permette al lavoratore di avere un risparmio su visite ed esami medici superiore rispetto al costo che sosteniamo. E che il lavoratore avrebbe sostenuto nel pagarsi le singole visite mediche. Inoltre, molte casse mediche prevedono attività di prevenzione, quindi l’azienda riduce il rischio di malattia e infortuno, quindi i costi. Inoltre, dal momento che il Welfare Aziendale è anche comunicazione. Le aziende rischiano di utilizzare uno strumento, il buono, senza un pensiero, una ragione di fondo che possa valorizzarlo come scelta nei confronti dei lavoratori”.
Quali sono gli effetti benefici che il Welfare Aziendale porta con sé
“Il Welfare Aziendale è un’arma portentosa per il miglioramento del clima aziendale. Quindi di fidelizzazione dei dipendenti, con immediati riflessi positivi sulla produttività e la differenziazione della propria offerta lavorativa nel mercato del lavoro. Approvo, dunque, l’intervento legislativo perché la misura di sostegno sulle bollette è assolutamente ragionevole e opportuna in questo periodo. Invito a prestare attenzione a non cadere nell’eccessiva semplificazione di uno strumento, il Welfare Aziendale che, se ben attuato, può portare benefici ulteriori rispetto al semplice risparmio fiscale e contributivo”. Spega Zanon.
“Spesso, infatti, il vero risparmio non risiede soltanto nella leva fiscale e contributiva. Infatti il Welfare Aziendale può portare un aiuto superiore all’azienda e al lavoratore se ben sfruttato nel contenuto del Welfare stesso. Ovvero nei beni e servizi che andiamo a proporre ai lavoratori”. Gli esempi sono tanti. Prevedere sessioni di fisioterapia per i propri dipendenti, aiuta a fare prevenzione, con il risultato che l’azienda riduce il rischio infortuni e giornate di malattia. Non solo. Prevedere forme di rimborso per asilo, scuole, corsi, doposcuola per i figli aiuta il lavoratore sotto il profilo economico. Inoltre riduce il rischio che un o una dipendente esca dall’azienda per motivi legati alle necessità familiari e aumenta l’attaccamento dei dipendenti nei confronti dell’azienda.