La Camera di Commercio Italo-Brasiliana – www.ccib.it – da alcuni decenni svolge un ruolo importante nell’ambito degli scambi commerciali e culturali tra i due paesi. Il 29 maggio CCIB festeggia a Milano i suoi primi 60 anni con un importante evento riservato ai soci e solo su invito. In questi ultimi anni grazie all’impegno dello staff e del suo presidente Luciano Feletto, (al centro nella foto) la Camera è stato un punto di osservazione molto importante per orientare le aziende italiane verso i mercati di un paese che per dimensione e per diversità tra i 27 stati federali che lo compongono, assomiglia più a un vero e proprio continente. A Feletto abbiamo chiesto lo stato di fare il punto sulle aziende italiane che operano in Brasile oggi e le azioni da compiere per evitare di perdere tempo e denari in un mercato vastissimo che bisogna affrontare ben equipaggiati da conoscenze tecniche, giuridiche, fiscali e commerciali.
Dottore Feletto ci dice quali sono oggi i settori maggiormente rappresentati dalle aziende italiane che operano in Brasile?
Le aziende più rappresentative del made in Italy sono il gruppo Fiat, Pirelli, Tim, Gruppo Marcegalia, Mossi & Ghisolfi, Landi Renzo, Ferrero, Barilla per citare le principali, seguite poi da un nutrito gruppo di piccole e medie imprese presenti nei settori predominanti che sono: meccanico e suoi derivati, plastica, indotto, Oil Gas, tecnologie nelle costruzioni, chimica e cosmetica, tecnologie informatiche e di comunicazione.
Quali sono le principali problematiche che le aziende italiane sono chiamate ad affrontare prima di iniziare a lavorare in Brasile?
Le “basi” sulle quali le imprese italiane devono valutare “preventivamente” il Brasile sono la necessità e consapevolezza che dovranno operare in un “sistema Paese” diverso da ogni altra realtà, evitando luoghi comuni, comparazioni e simili, dannosi al successo dell’iniziativa. Le principali voci ed aspetti legislativi da osservare sono quelli doganale, fiscale, societario – poter gestire la società -, diritto del lavoro, importazione ed esportazione dei capitali e degli utili conseguiti. Il Brasile è un Paese burocratico, ma che gode di Leggi aggiornate che vanno osservate, evitando come succede frequentemente, d’affrontarle a “cose fatte”, sempre evitando “il fai da te” e facendosi supportare e assistere da chi conosce le diverse materie. Grazie alla nostra esperienza quotidiana e continuativa possiamo dire che: è necessario confrontarsi e gestire il progetto Brasile con chi come la Camera di Commercio Italo Brasiliana conosce le problematiche e il Paese a 360°, evitando gli amici degli amici, conoscenti, parlatori di lingua e professionisti improvvisati.
Quali sono i principali ostacoli per chi decide di insediarsi con una fabbrica di produzione, e quali quelle che deve affrontare chi invece decide di commercializzare i loro prodotti?
Insediamento produttivo: l’impresa nel valutare un progetto d’insediamento produttivo deve prima conoscere il Paese (27 Stati federati), potendo in questa maniera scegliere la “logistica d’insediamento” più idonea al proprio settore d’attività, mercato, sub fornitori, porti, aeroporti ed eventuali vantaggi fiscali e finanziari, avendo cura di far elaborare da chi ha la competenza Paese, uno studio di fattibilità operativo, che esamini tutte le cautele da adottare, con le soluzioni tecnico pratiche.
Presenza commerciale stabile: le oggettive e più evidenti difficoltà rappresentate da una sola presenza commerciale possono essere così riassunte: forti e articolate barriere doganali, rischi cambio, distanza oggettiva tra produzione e mercato, che aumentano l’instabilità del proprio mercato e prospettiva nel tempo. Va rilevato che una dettagliata analisi preventiva della situazione doganale e della legislazione specifica, con una presenza commerciale stabile, può mettere nelle condizioni l’impresa di diventare ragionevolmente competitiva, nell’attesa di verificare gli sviluppi commerciali prima d’un insediamento d’assemblaggio/produttivo o partnership.
Quali sono le richieste più ricorrenti da parte delle aziende italiane che desiderano approcciarsi al mercato brasiliano oggi?
Le richieste più ricorrenti che coinvolgono la nostra struttura riguardano le analisi del sistema doganale, aspetti fiscali, come controllare e tutelare i propri investimenti, come agire nell’ambito del diritto societario, del lavoro, supporti nell’acquisizione di sedi e aree industriali, finanziamenti e agevolazioni fiscali e supporti nello startup, e per le ragioni esposte nei paragrafi precedenti, buona parte del nostro lavoro deriva da “richieste di aggiustamento” di situazioni in essere, con particolare riferimento al diritto societario, lavoro e legislazione in generale.
Negli ultimi anni come sono cambiate le regole per entrare in Brasile? Avete notato che in occasione dei Mondiali di calcio si sono approvati nuovi regolamenti o nuove leggi statali per favorire investimenti stranieri?
Mondiali 2014: è opportuno rilevare che pur essendo stata un’opportunità per avviare grandi opere e grandi lavori per il 2014, sia per la non ben coordinata realizzazione di questo evento, sia per la tradizionale forma tutta italiana del “fai da te”, sono state colte scarse opportunità da parte delle piccole e medie imprese.
Regole per i Mondiali: nello specifico, il sistema doganale, abitualmente molto restrittivo, ha goduto di leggi speciali, anche se nella maggior parte dei casi sono state ignorate a scapito di vantaggi operativi ed economici, per le note e spesso giustificate cause di forza maggiore del “trovare sbocchi e lavoro alle proprie imprese”.
Cambiamento delle principali regole per fare affari in Brasile: nell’ultimo periodo non ci sono state sostanziali modifiche nel fare impresa in Brasile, ma causa la crisi mondiale si è sviluppata una più acerrima competitività internazionale per cui spesso le imprese straniere, anche Europee, agiscono con maggiore fermezza e decisione nel perseguire i propri obiettivi di entrata nel mercato locale. Inoltre grazie alla maggiore offerta internazionale, gli operatori brasiliani sono diventati spesso “poco trattabili”, quindi, due nuovi scenari strategici che se non corretti rapidamente, stanno collocando il “super gradito Made in Italy”, in una posizione di difesa rispetto le reali potenzialità e sue reali possibilità.