E’ una rivoluzione silenziosa che sta producendo cambiamenti sociali e economici su scala internazionale. Artefice di questo cambiamento è la cosiddetta green economy. Una filosofia e una scelta per molte aziende. Un modus operandi che mette insieme settori economici diversi. Ma non solo. La green economy sta creando nuovi modelli di business. E i consumatori se ne sono accorti. Infatti con il termine green economy non si identificano più soltanto le aziende legate alla produzione di energia o alla gestione dei rifiuti. Ma tutte quelle imprese che mettendo al centro della loro produzione scelte green e che per questo vengono per questo premiate dai consumatori rispetto a concorrenti che non hanno ancora deciso di riconvertire le loro produzioni. E la reputation ringrazie.
Secondo i dati forniti dall’istituto Ispo durante la presentazione dello studio ‘Green Economy on capital markets 2012 – II edizione‘, condotto dall’ufficio studi VedoGreen– www.vedogreen.it , società del gruppo IR To – www.irtop.com – , su un campione di 113 società green quotate sui principali listini europei, di cui 13 su Borsa Italiana, il 92% dei consumatori apprezza l’imprenditore impegnato nel recupero e nel riutilizzo dei rifiuti, e nel 91% dei casi sceglie imprese che usano fonti di energia rinnovabili. “Percentuali che in altri momenti si sarebbero dette bulgare”, ha sottolineato il presidente di Ispo, Renato Mannheimer, durante la presentazione. “Questi orientamenti altro non sono che l’espressione pubblica di un comportamento privato fattivo, che spinge a consumare sobriamente e a riciclare in modo ‘etico’.” L’indagine sulla popolazione italiana e sugli opinion leader voluta dall’Osservatorio VedoGreen ha come obiettivo la realizzazione di un punto d’analisi più completo sulla green economy e sviluppare un tessuto di relazioni ad ampio respiro, anche a livello governativo, che favorisca un forte commitment sullo sviluppo dell’industria green in Italia.
“VedoGreen”, ha commentato Marco Giorgino, presidente della società, “si propone come il punto di riferimento istituzionale tra la green industry e i capital markets perseguendo 3 obiettivi: favorire il reperimento di risorse finanziarie per le società green (attraverso Ipo o ingresso di Fondi Istituzionali); individuare e mappare, attraverso l’Osservatorio, le eccellenze green nazionali e gli investitori specializzati a livello internazionale e promuovere il commitment sulle grandi opportunità per il Paese legate all’innovazione dell’industria green e alla finanza.” L’osservatorio si propone come il punto di riferimento istituzionale tra l’industria green e il mercato dei capitali, monitorando costantemente il settore in Italia e in Europa e fornendo update sui principali risultati a livello economico-finanziario. L’obiettivo principale che VedoGreen si propone è sviluppare relazioni di investimento tra il mondo finanziario (investitori istituzionali, analisti, family office, gestori) e l’imprenditoria green.
“L’industria green europea”, ha spiegato Anna Lambiase, amministratore delegato di VedoGreen, “cresce anche nel 2011 con una performance positiva di fatturato ed ebitda. Nonostante segnali di ridimensionamento nel 2012, con ricavi medi in crescita del 7% e Ebitda del 2% nel primo quadrimestre, l’Italia si conferma il mercato con la più alta marginalità (26%). Per il 2012 l’outlook è positivo per UK, grazie all’importante attività di R&D sviluppata, e per i Paesi Scandinavi che mantengono un primato sulla solidità del portafoglio ordini; Francia e Germania prevedono una significativa riduzione dei margini. L’internazionalizzazione risulta la principale linea guida strategica annunciata dalle società europee per il prossimo triennio, insieme a una maggiore focalizzazione su business con più elevata marginalità. La grande componente di innovazione legata alla green economy è testimoniata dalla significativa crescita del numero di brevetti depositati a livello europeo, con l’Italia seconda solo alla Germania (dati Dintec e Unioncamere). Vedogreen ha mappato le eccellenze nazionali green private, analizzate nei risultati economico-finanziari 2011 e selezionate sulla base di criteri di analisi finanziaria e requisiti di quotabilità. Sono state individuate 50 aziende green che esprimono una potenziale capitalizzazione di mercato di 4,5 miliardi di euro, un giro d’affari complessivo pari a circa 3 miliardi e impiegano complessivamente circa 7.700 dipendenti. L’analisi sulla percezione degli investitori condotta da IR Top per VedoGreen rileva grandi potenzialità dell’investimento nel green per il prossimo decennio, guidato principalmente dall’elevato livello di innovazione che l’industria green può offrire, specie nei comparti industriali più nuovi legati all’efficienza energetica, eco-mobility, smart grids/smart cities e all’edilizia eco-sostenibile.”
Secondo Stefano Neri, presidente e ad di TerniEnergia e presidente di Italeaf – vedi anche https://www.btboresette.com/wp-admin/post.php?post=6514&action=edit – non c’è dualismo né contraddizione tra industria e green economy. Ma, al contrario, il loro connubio è l’unico capace di ispirare una vera svolta durante la fase di recessione globale. “Il business verde è uno dei pochi motori ancora trainanti”, – ha commentato Stefano Neri. “È anche il settore che può costituire il principale serbatoio di leadership, cioè dell’elemento visionario e propulsivo senza il quale non si può innovare. Un segno che viene colto anche dagli investitori del comparto, che con l’affermazione delle dimensioni industriali e le dinamiche di aggregazione del settore, sembrano cogliere un’opportunità per ottenere una crescita superiore nel prossimo decennio. La tendenza lascia intravedere l’apertura di scenari inediti anche per il nostro Paese, avvicinando per la prima volta anche in Italia il management internazionale dei capitali ai nuovi settori industriali ambientali, particolarmente a quelli ad alto contenuto tecnologico”. L’ acceleratore di impresa Italeaf è stato creato per sostenere le nuove attività produttive ad alto contenuto tecnologico nei settori della green e circular economy e dell’industria sostenibile.” Italeaf seleziona progetti ad alto potenziale”, prosegue Neri, “promuovendo il matching tra startup alla ricerca del capitale necessario all’avvio (seed capital) e potenziali investitori. L’appartenenza a un gruppo con una storia di successo nel settore della green economy e con notevoli expertise produttive, dotazioni infrastrutturali e facilities per l’industria della sostenibilità e per l’attività di ricerca e sviluppo, consente di ottimizzare le attività di mentoring di Italeaf per gli imprenditori.”
Per l’Italia VedoGreen ha selezionato un panel di 13 società green quotate sul listino azionario italiano caratterizzate da una capitalizzazione inferiore ai 500 milioni di euro e modelli di business focalizzati sulle energie rinnovabili e sulla gestione dei rifiuti. Le società italiane così individuate sono: Aion Renewables, Alerion Clean Power, Biancamano, Eems, ErgyCapital, Falck Renewables, Fintel Energia Group, Frendy Energy, Industria e Innovazione, K.R. Energy, Kinexia, Sadi Servizi Industriali e TerniEnergia. Per l’estero, è stato individuato un panel di società comparable sui mercati francese (13%), tedesco (29%), inglese (31%), ampliando il campione con le società dei Paesi Scandinavi (15%). Dall’analisi è emerso un incremento del fatturato delle società green nei Paesi europei, cresciuto in media del 7% nei primi sei mesi del 2012. La variazione dell’ebitda (+2% rispetto al primo quadrimestre del 2011) esprime risultati contrastanti per singolo mercato: Regno Unito e Paesi Scandinavi emergono per incremento dell’ebitda (rispettivamente +12% e +23% rispetto al 1H2011); l’Italia si distingue in termini di ebitda margin, pari al 26% rispetto alla media europea del 12%).