Russia Business Incubator: un bilancio positivo
per le aziende italiane che esportano

russian-flag_1Molto positivo il bilancio di Russia Business Incubator, il secondo appuntamento del progetto di GEA – Società di Consulenza di Direzione – e Italia del Gusto – il consorzio privato che include le aziende italiane nel settore alimentare e vinicolo.Creato per favorire l’export delle aziende italiane sul mercato russo Russia Business Incubator ha visto la presenza dei principali importatori e distributori della Russia che hanno incontrato le aziende consorziate con l’obbiettivo di creare nuovi rapporti commerciali e rafforzare le esportazioni nel Paese. “Anche quest’anno abbiamo puntato su uno dei Paesi del BRIC, e in particolare su quello geograficamente più facile da raggiungere ma non il più semplice per le nostre esportazioni. Esistono infatti ancora molte barriere non tariffarie, di natura sanitaria e burocratica, che è importante che le aziende conoscano per poterle affrontare nel modo più efficace. E questo è uno degli obbiettivi che ci siamo posti con il Russia Business Incubator” , ha detto Alberto Volpe, direttore di Italia del Gusto.

“La Russia oggi è forse l’unico Paese dei BRIC che rappresenta un mercato veramente concreto e non solo un’ipotesi futura per il segmento food italiano”, ha commentato Luigi Consiglio, presidente di GEA. “Il valore delle nostre esportazioni di prodotti agroalimentari in Russia supera i 620 milioni di euro, e rappresenta quasi il doppio del valore delle esportazioni italiane in Cina. Non solo: le vendite del food made in Italy in Russia lo scorso anno hanno registrato un incremento del 7%.”.

L’export italiano verso la Russia è in continuo aumento. Nei primi tre mesi di quest’anno ha registrato una crescita del 6,2% rispetto allo stesso periodo del 2012, occupando così la sesta posizione nella graduatoria dei principali fornitori della Russia e superando la Francia, che a fine 2012 aveva registrato 10 miliardi di export contro i 9 miliardi dell’Italia. In particolare, sempre nel primo trimestre 2013, le esportazioni dell’agroalimentare italiano sono cresciute del 33% arrivando a oltre 100 milioni di euro.

Come dimostrano i dati delle Dogane Russe, i prodotti più consolidati sul mercato russo – che rappresentano oltre l’80% dell’import russo del settore agroalimentare Made in Italy – hanno conseguito, in generale, ottimi risultati: gli spumanti sono cresciuti del 467% (17 mln €), i formaggi e latticini del 43% (8,3 mln €), le paste alimentari del 29% (12,2 mln €), i vini imbottigliati del 25% (26 mln €), caffè e te del 21% (10,2 mln €), pasticceria e panetteria del 17% (8,2 mln).

Filippo Covino, responsabile del settore agroalimentare dell’Ice di Mosca ha sottolineato come con l’entrata della Russia nel WTO-World Trade Organization sia stata programmata una fase di normalizzazione di dazi e tariffe applicate, che dovrebbe essere completata, al massimo, nei prossimi dieci anni. Covino ha inoltre sottolineato che l’introduzione delle dichiarazioni di corrispondenza e dei certificati di conformità, dovrebbero in qualche modo semplificare le procedure di entrata dei prodotti italiani sul territorio russo.

La complessa e restrittiva normativa dell’Unione Doganale-Custom Union – Federazione Russa, Bielorussia e Kazakistan – è stato il focus dell’intervento di Alessia Garofano del Dipartimento della Sanità pubblica veterinaria, della Sicurezza Alimentare e degli Organi collegiali per la Tutela della Salute del Ministero della Salute. Soprattutto per i prodotti di origine animale è fondamentale che gli impianti siano a norma per essere autorizzati a esportare. Controlli severi e ispezioni periodiche da parte del Servizio Federale per il Controllo Veterinario e Fitosanitario (Rosselkhoz-nadzor), vengono condotti in Italia al fine di verificare il rispetto dei requisiti stabiliti per l’esportazione verso l’Unione Doganale di tali prodotti.

Antonella Maria del Dipartimento per l’impresa e l’internazionalizzazione del Ministero dello Sviluppo Economico ha illustrato invece le ottime relazioni economico-commerciali tra Italia e Russia e come il dialogo fluido a tutti i livelli renda i due Paesi dei partner strategici. Nell’ultimo decennio, dal 2003 al 2012, il valore dell’interscambio commerciale dell’Italia con il resto del mondo è stato del 105%, quello russo è stato del 134,5%. Questo trend è continuato anche nel primo trimestre del 2013, con un incremento del 14,5% . Nel suo intervento, la rappresentante del Ministero dello Sviluppo economico, ha poi focalizzato l’attenzione sulla task force italo-russa per le piccole medie imprese: una forma di “accompagnamento”, nata una decina di anni fa, che si basa sulla profonda conoscenza dell’intero territorio russo.

Ci sono 83 regioni in Russia – le Mille Russie appunto – di cui conosciamo molto poco, ma che rappresentano grandi opportunità per le Pmi italiane. A ogni task force, focalizzata su un settore specifico, partecipano sempre 20-25 regioni russe a cui vengono presentate le diverse realtà italiane: regioni, associazioni di categoria, camere di commercio, consorzi ma anche banche e università. Il prossimo appuntamento che dovrebbe includere anche il settore agro-alimentare è in calendario per novembre a Torino.

Per incrementare l’export alimentare italiano, lo stimolo principale è quello di comprendere le ‘mille Russie’: il Paese infatti è enorme (conta ben 12 fusi orari), molto popolato, con tradizioni e popoli diversissimi. E’ inoltre un Paese con un mercato in crescita, in cui i posizionamenti praticabili (ovvero i cluster di clienti) sono molti, almeno 2-3 diversi per ogni azienda”, ha aggiunto Consiglio. Senza dimenticare che l’Italian Food in questo periodo sta riscuotendo un successo senza precedenti a Mosca, fatto che potrebbe trainare ulteriormente lo sviluppo del nostro export in tutta la Russia. “Un altro stimolo importante è rappresentato invece dall’incrocio prodotti/canali: a Parma saranno presenti un numero consistente di retailer e di distributori che consentono di coprire tutte le opportunità. Canali diversi (retail, ma anche hotel e ristoranti) e prodotti diversi, dagli alimentari al vino, dal fresco all’ambiente”.

Tra le diverse sessioni di business matching one to one, Fabrizio Caprara, presidente di Saatchi & Saatchi Italia – e Elena Samodurova – capo dipartimento della società di ricerche russa GfK Consumer Panel Services – hanno delineato il profilo medio del consumatore russo e i loro comportamenti d’acquisto fornendo delle autentiche chiavi di lettura del mercato, illustrando diversi casi di successo sul fronte della comunicazione e del marketing con le attività messe in atto da alcune Aziende italiane. “Da piatta che era in passato, la società russa si sta comunque velocemente stratificando. Il ceto popolare pesa per il 60%, ma la pubblicità si rivolge principalmente alla middle class (25%) e a quel 10% di ricchi”,  ha riportato Caprara.

In chiusura dei lavori, Paolo De Castro, presidente della Commissione dell’agricoltura e sviluppo rurale del Parlamento Europeo ha evidenziato come “gli operatori russi hanno spesso lamentato una certa difficoltà di intermediazione. Ora che il trade è di piena competenza comunitaria, anche la comunicazione dovrebbe comunque semplificarsi. Esportazione ma anche importazione: non dimentichiamo che la Russia è tra i maggiori produttori di grano al mondo. Il suo ingresso nel Wto sblocca nuove opportunità anche per il mercato italiano”.

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