Il mondo dell’imprenditoria italiana: quali sono le attitudini necessarie e quali i comportamenti più giusti?
Il mondo dell’imprenditoria è talmente vasto e cela così tante sfaccettature, incognite, punti di forza e di debolezza che per studiarne a fondo i meccanismi e sostenere coloro che dell’imprenditoria decidono di fare una vera filosofia di vita, nasce un programma di ricerca internazionale, il Global Entrepreneurship Monitor (GEM). Si tratta della più autorevole ricerca sull’imprenditorialità realizzata a livello mondiale e ripetuta annualmente. Oggi, con questo supporto, cercheremo di scoprire le attitudini e i comportamenti necessari e da mettere in atto per chi voglia fare impresa.
Il GEM nasce nel 1997 per mettere in atto un monitoraggio sistematico e strutturato dell’evoluzione della nuova imprenditorialità nei vari Paesi. Si tratta di studio condotto su base annuale e che utilizza i dati attraverso una survey su un campione rappresentativo di almeno 2000 adulti, di età compresa tra i 18 e i 64 anni, e attraverso una serie di interviste ad esperti che sappiano spiegare quali sono i principali fattori che influenzano la crescita del tasso di imprenditorialità.
Secondo i dati raccolti dal GEM, in Italia coloro che aspirano al ruolo di imprenditore sono per la maggior parte gli uomini e il rapporto con le donne è di 2 a 1. È risultato che per quasi il 50% dei casi, gli aspiranti imprenditori risiedono nel Nord Italia, sono laureati e si trovano in una fascia d’età compresa tra i 24 e i 35 anni. Una così alta percentuale è probabilmente dovuta al fatto che in settentrione vi siano fulgidi esempi di imprenditoria italiana di grande successo. È lombarda, infatti, una delle più grandi industrie italiane, il Gruppo Pirelli, guidato dal 1992 dalla personalità di Marco Tronchetti Provera che ne influenza la filosofia aziendale con una partecipazione che va anche al di là del mero impegno lavorativo.
Inoltre, da quello che si evince dalla ricerca alla voce Perceived Opportunities Rate, la percentuale degli utenti, tra i 18 e i 64 anni di età, che ritiene di avere elevate possibilità di avviare un’attività imprenditoriale nella zona in cui vive oscilla tra il 40% e il 50%.
È necessario che questi aspiranti imprenditori abbiano bene a mente che per avviare un’attività del genere che garantisca, seppur a lungo termine, vantaggi, successo e benefici, è fondamentale avere caratteristiche ben precise che si traducono in capacità imprenditoriali e peculiarità personali. Imprescindibili sono dunque le conoscenze pregresse sul settore e una forte conoscenza del mercato e delle modalità attraverso cui gestire i clienti. Accanto a tutto questo, è bene possedere: una ferrata padronanza della tecnologia e la consapevolezza di quello che significa avviare un’attività imprenditoriale; sviluppate capacità cognitive di riconoscimento di opportunità imprenditoriali.
Inoltre, per assumersi un ruolo così impegnativo e che implica elevate responsabilità, anche le esperienze di vita hanno un ruolo determinante e plasmano inevitabilmente le caratteristiche personali degli imprenditori. La loro personalità deve essere caratterizzata da un particolare e spiccato ottimismo; gli aspiranti imprenditori devono essere proattivi e, soprattutto, devono saper affrontare e gestire rischi, talvolta anche molto elevati. Avviare un’impresa imprenditoriale è una vera sfida, ed è per questo che quasi mai l’idea di un lavoro del genere si sviluppa per necessità. Sono la voglia di successo, un nuovo trend del mercato, un prodotto in particolare che spingono l’aspirante imprenditore a pensare ad un’attività del genere.
Colui (o colei) che avvia un’attività del genere sa di avere le capacità e gli strumenti adatti a scoprire e a sfruttare le opportunità di innovazione che puntino al lancio di un prodotto nuovo o innovativo, o di un processo produttivo, distributivo o commerciale che si possa ben inserire sul mercato, in previsione di un successo a lungo termine.
Per le sue ricerche, il GEM si basa anche sull’indice TEA (Total early-stage Entrepreneurial Activity), un indice di imprenditorialità globale che in Italia risulta inferiore rispetto alla media degli altri Paesi europei. Questo è dovuto al fatto che gli italiani possiedono una minore consapevolezza delle competenze che li mettano nelle condizioni di avviare un’attività imprenditoriale. I fattori che incidono su questo trend sono da ricercarsi nelle condizioni ambientali, influenzate dalla presenza sul territorio di piccole e medie imprese e dalla maturità dei settori industriali dell’economia italiana. Ad incidere sono anche le condizioni istituzionali che coinvolgono le lungaggini burocratiche alle quali si deve far fronte e la scarsità di politiche volte al sostegno dell’imprenditoria.
È chiaro che per avviare un’attività imprenditoriale sia necessario tenere bene a mente poche cose ma molto precise, che ne potranno determinare il successo o il fallimento. Per prima cosa, nel caso di un’attività imprenditoriale, bisogna sapere che la garanzia di un reddito fisso scompare, soprattutto nei primi anni. Gli investimenti sono, in genere, altissimi e il primo rischio che si assume una persona che decida di diventare imprenditore riguarda il proprio capitale. Il rischio finanziario è, dunque, la prima incognita da tenere presente perché può capitare che una startup non sia in grado di assicurare un flusso di cassa all’imprenditore. È, tuttavia, normale che questo accada perché all’inizio è necessario che tutti gli investimenti, e quindi tutto il capitale, siano convogliati verso l’avvio dei lavori.
Quindi, un investimento di capitale deve andare di pari passo con la consapevolezza che agli inizi è impossibile riuscire ad ottenere un fido bancario con il quale assicurare all’imprenditore uno stipendio fisso mensile. Quello che spinge però a continuare, una volta calcolato il rischio, è la convinzione che vi sia la ricompensa di una visione indovinata e di una pragmatica lungimiranza che porti al successo, anche in termini economici.