Una crisi pesante, che sta rimettendo in discussione i meccanismi all’interno del sistema economico provinciale, acutizzando le difficoltà dei settori tradizionali, ma facendo emergere nuovi settori che stanno acquisendo una maggiore importanza. E’ questa la fotografia di Prato contenuta nella nuova edizione del rapporto sull’economia provinciale. “La preoccupazione è che ci facciamo travolgere dal timore e che questo ci impedisca di lavorare per agganciare la ripresa”, commenta Luca Giusti, presidente della Camera di Commercio di Prato, “Abbiamo bisogno di maggior coraggio dagli imprenditori, ma anche di una maggiore attenzione del mondo creditizio per dare l’opportunità a chi vuol fare impresa di crescere. Altrimenti temo che il prossimo anno il quadro potrà essere peggiore di questo”.
Il quadro elaborato dall’ufficio studi della Camera di Commercio di Prato ci conferma il 2012 come un anno molto difficile per l’industria, forse addirittura più del 2009 (la produzione industriale è crollata dell’8,8%); una crisi che colpisce soprattutto le imprese di piccole dimensioni e che rischia di mettere a rischio l’integrità della filiera. E se i mercati che hanno già agganciato la ripresa sono quelli del Sud America e orientali, il distretto di Prato resta ancora troppo dipendente dai mercati europei, rischiando di perdere opportunità di business interessanti.
Negli ultimi mesi si è sviluppato (a livello nazionale e internazionale) un intenso dibattito attorno ai tentativi di quantificare le conseguenze della recessione sui livelli di produzione potenziale, ovvero su quello che potrebbe essere il massimo livello di prodotto conseguibile da un determinato sistema economico in condizioni di pieno ed efficiente utilizzo degli impianti. I dati confermano una progressiva erosione del potenziale produttivo anche a Prato. Una situazione che, sebbene in evoluzione, potrebbe segnalare una maggiore difficoltà da parte del distretto ad agganciare la ripresa.
“Quando potremo recuperare in termini produttivi quando la ripresa inizierà a farsi sentire? È questo il dilemma. Recupereremo qualcosa, ma potrebbe non essere sufficiente a tornare competitivi se il distretto non saprà far emergere le sue forze migliori”, aggiunge Dario Caserta, responsabile dell’ufficio studi, che sta seguendo anche l’indagine sulla mappatura della filiera tessile. E’ il settore delle costruzioni a segnalare le maggiori difficoltà: tra il 2009 e il 2012 la base imprenditoriale del comparto è diminuita del 2,3%, con un calo delle transazioni immobiliari di circa il 30%.
La spina dorsale della nostra economia resta il tessile, ma stanno prendendo sempre più spazio i servizi, anche quelli legati alle nuove tecnologie. Prato ha infatti molti spazi a disposizione che stanno attraendo nuove imprese e potrebbe diventare un polo di servizi di primaria importanza per l’area metropolitana. E proprio l’aumento del numero e della qualità dei servizi potrebbero dare un positivo slancio anche al tessile.