Nel 2015 l’India è tornata a crescere a due cifre come destinazione dell’export italiano (+10,3%). I dati del primo semestre 2016, tuttavia, indicano un calo delle vendite italiane nel Paese (-5,8%) rispetto al medesimo periodo 2015. E’ stato un fuoco di paglia?
Il presidente di Sace, Beniamino Quintieri interverrà il 21 settembre al Business Forum India organizzato da Confindustria in collaborazione con l’Ambasciata indiana a Roma.
L’incontro sarà centrato sulle opportunità che l?india rappresenta per il nostro export e per le imprese che vogliono delocalizzaare o avviare una attività commerciale. La flessione delle esportazioni italiane dell’ultimo semestre è tuttavia riconducibile a una contestuale – e ben più marcata – riduzione dell’import indiano (-14,7%). La quota di mercato dell’export italiano è infatti andata crescendo, seppure in maniera marginale. Il calo non è stato generalizzato: ci sono settori, come quelli del Made in Italy “tradizionale” e alcuni comparti della meccanica strumentale – in particolare i macchinari ad uso speciale – che hanno mostrato una buona vitalità.
UN MERCATO COMUNQUE INTERESSANTE
Il mercato indiano continua a offrire buone chance per l’export italiano, anche alla luce della nuova strategia del governo indiano che punta a fare del Paese un nuovo hub manifatturiero attraverso il programma “Make in India”. Resta, tuttavia, un mercato con una forte concorrenza (soprattutto cinese e coreana), caratterizzato da numerose barriere tariffarie e non, e dove la classe consumatrice è a uno stadio di sviluppo inferiore rispetto a quella cinese e con capacità di spesa e preferenze differenti. Occorre quindi approcciarsi all’India con una view di lungo periodo, concentrando i propri sforzi in alcuni comparti della meccanica strumentale (come i macchinari per usi speciali) e valutando un approccio attivo all’internazionalizzazione, attraverso una presenza diretta in loco.