Secondo Intesa Sanpaolo la produzione industriale nel mese di novembre va più forte del previsto.
In Italia la produzione industriale è cresciuta di 1,9% m/m a novembre dopo essere calata di 0,5% m/m nel mese precedente (rivisto da -0,6%). Il dato è ben al di sopra delle attese, nostre e di consenso, e rappresenta il maggior incremento congiunturale da ottobre 2020. In termini tendenziali e corretti per i giorni lavorativi la variazione è salita al +6,3% da un precedente +1,9%.
Per Intesa a trainare la produzione di energia
Il progresso mensile è trainato dalla produzione di energia (+4,6% m/m). Ma risulta comunque diffuso anche alle altre componenti con un incremento dell’output di beni strumentali (+2,0% m/m), intermedi (+0,8% m/m) e di consumo (+1,7% m/m). In particolare, si registra un aumento della produzione sia dei beni di consumo durevoli (+1,2% m/m) che non durevoli (+1,8% m/m).
Se si esclude l’energia, la produzione nella sola manifattura è comunque cresciuta di un solido +1,7% m/m (+5,8% a/a). Il più ampio incremento è stato registrato dalla volatile industria farmaceutica (+6,0% m/m) ma 11 macro-settori su 13 hanno riportato un aumento dell’output . Con segnali incoraggianti provenienti anche dal comparto automobilistico (+3,4% m/m, ma ancora in territorio ampiamente negativo in termini tendenziali: -6,6%).
Una produzione migliore che in Germania e Francia
L’industria è quindi in rotta per un’espansione intorno allo 0,8% t/t nel 4° trimestre dopo essere già cresciuta di 1% t/t durante l’estate. I dati di novembre confermano la migliore performance relativa dell’industria italiana rispetto a quella delle altre principali economie europee. In Germania e Francia peraltro l’attività nel settore non ha ancora recuperato i livelli pre Covid. Non a caso infatti in Italia le strozzature all’offerta appaiono meno severe rispetto ad altri paesi. Tuttavia, la crescita dei contagi e il forte rincaro dei prezzi energetici potrebbero contribuire ad irrigidire i vincoli esistenti e frenare l’attività a inizio 2022.
Il record di infezioni potrebbe riflettersi in una riduzione delle ore lavorate (per le quarantene dei lavoratori contagiati). Mentre le imprese che dovranno far fronte ad un forte incremento delle tariffe energetiche potrebbero essere costrette a interrompere temporaneamente o posticipare l’attività produttiva. Per Intesa Sanpaolo l’industria italiana è tra quelle
potenzialmente più esposte allo shock energetico e ad essere colpiti sarebbero i settori energivori. Ma anche quelli con minori marginalità o non in grado di trasferire i maggiori costi all’utilizzatore finale.
I rischi per la manifattura nel 1° trimestre del 2022 appaiono rivolti prevalentemente verso il basso ma manteniamo uno scenario favorevole per il medio termine. Presenza di commesse inevase, necessità di ricostituire le scorte e divario esistente tra i dati reali sul fatturato con quelli relativi alla produzione sono coerenti con un potenziale di crescita per la manifattura una volta riassorbite le tensioni all’offerta.
Dati industriali incoraggianti secondo Intesa Sanpaolo
Nel 4° trimestre del 2021 prevediamo una crescita del PIL intorno allo 0,3% t/t: i dati industriali offrono indicazioni incoraggianti. Ma riteniamo che sarà il rallentamento della dinamica dei servizi, soprattutto nei settori più esposti al rischio sanitario, a risultare determinante. Secondo Intesa Sanpaolo la ripresa potrebbe riaccelerare modestamente a inizio 2022. L’attività economica a cavallo d’anno dovrebbe risultare debole, soprattutto a gennaio, ma ci aspettiamo un rimbalzo dopo un miglioramento del contesto pandemico. In ogni caso lo scenario presenta ancora un ampio grado di incertezza e i rischi sul 1° trimestre del 2022 sono al ribasso. La ripresa dovrebbe poi riaccelerare nei trimestri centrali dell’anno e prevediamo una crescita in media del PIL al 4,3% nel 2022 dopo il 6,2% stimato per il 2021.
di Andrea Volpi, economist della Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo,