“La crescita del biologico è ormai una delle certezze dell’economia italiana, non solo del settore agroalimentare” così Fabrizio Piva, amministratore delegato di CCPB commenta i dati anticipati da Sinab sul bio italiano, che saranno po presentati a settembre al SANA di Bologna.
“È importante notare come l’apprezzamento dei consumatori, ancora più 8,8% di prodotti bio venduti nei circuiti della grande distribuzione (dati Ismea-Eurisko primo trimestre 2013), è accompagnato dall’aumento del numero degli operatori del 3% e del 6,8% dell’estensione della superficie agricola utilizzata (SAU)”, ciò significa “che il bio piace tanto agli agricoltori, che lo considerano quindi un’opportunità, quanto agli italiani in generale”.
Il biologico infatti continua a crescere “nonostante le difficoltà economiche ed una politica che certo non l’ha aiutato in questi ultiimi anni: tutto merito della caparbietà di operatori e consumatori”.
Dati che indicano un incremento del 4,7% a carico dei produttori agricoli ed una diminuzione del 7% relativamente alla categoria dei preparatori. Accanto a segnali incoraggianti permane la sostanziale stabilità della superficie investita a biologico negli ultimi 12 anni ed un 50% della superficie destinata a colture estensive quali foraggere, pascoli e terreni a riposo che legano ancora strettamente lo sviluppo della superficie bio alla disponibilità degli incentivi elargiti nell’ambito della misura agroambientale dei Piani di Sviluppo Rurale.
“Se l’Italia vuole mantenere la leadership” conclude Piva, “deve impostare una politica a favore del biologico così come in altri Paesi è accaduto in questi mesi: valga per tutti l’esempio della Francia e della Germania.
Bio in cifre 2012: i dati del biologico italiano
Prime anticipazioni del SINAB
Dalla prima analisi dei dati forniti al Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali dagli
Organismi di Controllo (OdC) operanti in Italia al 31 dicembre 2012, sulla base delle elaborazioni
del SINAB – Sistema d’Informazione Nazionale sull’Agricoltura Biologica (www.sinab.it), risulta che
gli operatori biologici certificati sono 49.709 di cui: 40.146 produttori esclusivi; 5.597
preparatori (comprese le aziende che effettuano attività di vendita al dettaglio); 3.669 che
effettuano sia attività di produzione che di preparazione; 297 operatori che effettuano attività di
importazione.
Rispetto ai dati riferiti al 2011 si rileva un aumento complessivo del numero di operatori del
3%.
La distribuzione degli operatori sul territorio nazionale vede, come per gli anni passati, la Sicilia
seguita dalla Calabria tra le regioni con maggiore presenza di aziende agricole biologiche; mentre
per il numero di aziende di trasformazione impegnate nel settore la leadership spetta all’Emilia
Romagna seguita da Lombardia e Veneto.
La superficie coltivata secondo il metodo biologico, risulta pari a 1.167.362 ettari, con un
aumento complessivo, rispetto all’anno precedente, del 6,4%.
I principali orientamenti produttivi sono il foraggio, i cereali e i pascoli. Segue, in ordine di
importanza, la superficie investita ad olivicoltura.
Per le produzioni animali, distinte sulla base delle principali specie allevate, i dati evidenziano
rispetto allo scorso anno un aumento consistente, in particolare per i suini (+32,2% del numero di
capi) e per le api (+29,2% del numero di arnie).
Intanto sul fronte della domanda la crisi dei consumi sembra ancora non toccare i prodotti
biologici. A testimoniarlo è l’ultima rilevazione del Panel famiglie Ismea/GFK-Eurisko che
indica, nel primo quadrimestre 2013, una spesa bio ancora in espansione (+8,8%
rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente).
I dati, riferiti agli acquisti di prodotti biologici confezionati presso i punti di vendita della grande
distribuzione organizzata, rivelano in valore andamenti particolarmente favorevoli per i biscotti, i
dolciumi e gli snack e gli ortofrutticoli freschi e trasformati, in entrambi i casi in aumento superiore
al 12% rispetto al primo quadrimestre 2012.
I risultati del primo quadrimestre 2013 confermano anche una serie di dinamiche che trovano
consolidamento nel corso del tempo. Prima fra tutte, la consistente concentrazione degli acquisti
su poche categorie, con le prime tre (ortofrutta fresca e trasformata, lattiero-caseari ed
uova) che coprono quasi due terzi della spesa totale. In secondo luogo la notevole maggiore
propensione al consumo di prodotti biologici nelle regioni settentrionali, che rappresentano
da sole oltre il 73% della spesa totale bio, sebbene l’andamento degli acquisti dei primi quattro
mesi del 2013 riveli un andamento positivo in tutte le aree ad eccezione del Centro dove si
registra una flessione rispetto al pari periodo del 2012.
Tra esportazioni e consumi interni il giro d’affari complessivo del biologico ammonta in Italia,
secondo gli ultimi dati FIBL-IFOAM, a circa 3 miliardi di euro. Un fatturato che pone l’Italia al
quarto posto al livello europeo dietro Germania, Francia e Regno Unito e in sesta posizione nella
classifica mondiale.