Secondo JP Morgan private bank la scorsa settimana è stata quasi priva di mosse da parte delle banche centrali dei G10. La Bce ha mantenuto invariati il tasso per i depositi delle banche allo 0% e il tasso di partecipazione alle operazioni di rifinanziamento principale allo 0,75%. La Banca centrale del Canada ha mantenuto il tasso per i depositi bancari a un mese all’1%, un tasso che anche la Banca d’Inghilterra ha annunciato di voler tenere invariato al 5%, e che la Reserve Bank della Nuova Zelanda manterrà al 2,5%. La Reserve Bank dell’Australia è stata l’unica banca centrale ad averlo tagliato di 25 punti base, abbassandolo al 3%. La Banca d’Inghilterra ha aggiunto che non modificherà le decisioni già prese riguardo l’acquisto di asset per 375 miliardi di sterline/600 miliardi di dollari. In ogni caso, tutte queste decisioni erano già state scontate con un buon anticipo dai mercati e hanno avuto un impatto minimo sulle valute dei rispettivi paesi. Nei mercati valutari, hanno pesato molto di più i commenti che le hanno accompagnato, e in particolare, quelli del presidente della Bce. Mario Draghi ha fatto sapere ai mercati che la Bce ha rivisto le bande di oscillazione della crescita dell’area euro per il 2013 e il 2014 e che ha discusso la possibilità di un tasso di deposito negativo. Queste novità hanno portato a una revisione delle aspettative riguardanti i livelli dei tassi d’interesse europei e ciò ha pesato sul rapporto euro/dollaro Usa. La notizia che la Reserve Bank dell’Australia ha rivisto le previsioni per la crescita per il 2013, abbassandole dall’1,6% allo 0,4%, ha creato un’ulteriore pressione negativa su questa coppia valutaria. Pur restando convinti che la Bce manterrà la sua politica espansiva per un certo tempo, riteniamo improbabile che adotti un tasso di deposito negativo. Nella sua analisi JP Morgan private bank vede una graduale ripresa dell’economia dell’area euro nel 2013, che farà ripartire lentamente il rapporto euro/dollaro Usa.