“Siamo preoccupati per la tenuta del settore biologico in Italia e per la sua competitività in ambito
internazionale”, così CCPB srl commenta l’approvazione del decreto legislativo, approvato dal
Governo venerdì scorso recante “disposizioni di armonizzazione e razionalizzazione della
normativa sui controlli in materia di produzione agricola e agroalimentare biologica”.
Ecco i principali punti critici presenti nel decreto.
TURNOVER ORGANISMI DI CONTROLLO
Provvedimento: “gli organismi di controllo non possono controllare per più di 5 anni lo stesso
operatore”.
Conseguenze: così strutturato il provvedimento limita la libertà di impresa contravvenendo ad
uno dei principi del nostro ordinamento democratico, aumenta i costi delle imprese inutilmente
e riduce la competitività in ambito internazionale. Il rapporto di fiducia che si instaura fra azienda
certificata e organismo di certificazione viene, con questo decreto, dipinto come un rapporto di
familiarità ispirato al “favoritismo” ed al “familismo”, elementi che non hanno mai caratterizzato
il settore delle produzioni biologiche e sono in contrasto con il sistema di certificazione vigente
sia in ambito europeo che in ambito internazionale. Tutto ciò si tradurrà in un aumento dei costi
a carico del sistema produttivo nazionale e sfavorirà i nostri prodotti. In nessun paese europeo
è previsto un simile turnover.
PROPRIETÀ ORGANISMI DI CONTROLLO
Provvedimento: “gli operatori del biologico non possono detenere, neppure indirettamente
tramite associazioni, partecipazioni societarie degli organismi di controllo”.
Conseguenze: la norma riguarda sia anche le partecipazioni indirette da parte di organismi
associativi (organizzazioni di impresa, cooperative, consorzi, associazioni, etc). Queste però sono
consentite in tutta Europa, e non solo: in tutti i settori produttivi che infatti hanno pieno interesse
per un sistema di controllo e certificazione affidabile e competente. La presenza delle associazioni
degli imprenditori garantisce una strutturata rete di imprese che si affida a un consolidato
sistema di certificazione. Il decreto legislativo rischia di raggiungere risultati opposti a quelli che
si prefigge.
Il modello da seguire è invece quello del controllo diffuso, che dove già applicato allontana il
pericolo di conflitto di interessi, favorendo invece un equilibrio di interessi.
SANZIONI
Provvedimento: da 3.000 a 18.000 euro o più se si tratta di una sospensione o revoca
Conseguenze: Vengono introdotte in modo restrittivo sanzioni amministrative che
scoraggeranno anche gli operatori onesti. In questo modo si rischia di punire in modo eccessivo
anche chi sbaglia un’etichetta o è danneggiato da un trattamento fitosanitario fatto da un’azienda
agricola vicina.
Altri tre aspetti complicherebbero la qualità e la velocità del lavoro di controllo e certificazione:
– Emissione del certificato entro 30 giorni: chi lavora nel settore sa bene che con gli attuali
strumenti informatici messi a punto da Regioni e Ministero è già molto difficile rispettare
l’attuale limite di 120 giorni. Lo stesso Ministero alla fine del 2016 aveva concesso una
deroga portando questo periodo a 150 giorni.
– Ogni 5 anni gli organismi di controllo devono ripetere la procedura di autorizzazione a
operare. Un meccanismo incomprensibile visto che con le attuali leggi gli organismi sono
quotidianamente vigilati e sorvegliati. Solo nel 2016 e solo presso le sedi degli uffici,
CCPB ha ricevuto 99 giornate/uomo di controllo e ispezione da parte di Ministero, Regioni,
enti di accreditamento nazionali e internazionali. Inutili costi a carico del sistema delle
imprese nazionali.
– Gli organismi devono avere una sede in ogni Regione dove hanno almeno 100 operatori,
quindi in tutte. Che senso ha mantenere un costo per 20 uffici, quando si può farne
serenamente a meno? Sarebbe meglio prevedere un referente regionale in ogni regione
dove l’organismo di controllo opera, riducendo un costo che sarà a carico del sistema
delle imprese nazionali.
CCPB si auspica che le Regioni e le Commissioni Agricoltura di Camera e Senato,
che entro febbraio 2018 dovranno esaminare il provvedimento, possano proporre le modifiche
al testo adeguate a un settore che negli ultimi anni ha ottenuto successi importanti. Il secondo
è che prima di emanare tali provvedimenti ci sia una maggiore concertazione attraverso il
coinvolgimento di operatori di settore e associazioni di categoria che lavorano nel biologico”.