L’energia dell’arte povera: Pirelli Hangar Bicocca ospita Mario Merz
Se siete amanti dell’arte e soggiornate a Milano, tra le tappe obbligate di questa vostra visita non può mancare il Pirelli Hangar Bicocca, che per la stagione invernale ospita l’affascinante mostra dedicata a Mario Merz, che saprà rapire il vostro interesse con le storie racchiuse nei sui famosi igloos.
La studiata riconversione del primo stabilimento industriale della società lombarda, leader nel settore degli pneumatici, ha portato alla creazione di uno spazio espositivo immenso di oltre 15 mila mq, che ogni anno ospita una serie di mostre di arte contemporanea, realizzate da artisti e curatori di fama internazionale.
Questo legame tra industria e arte si mantiene, non solo nelle figure di riferimento, ne è un esempio il fatto che il Presidente della Fondazione Hanagar Bicocca è Marco Tronchetti Provera, CEO e Vice Presidente Esecutivo del Gruppo Pirelli, ma anche nella tipologia delle mostre ospitate. L’arte contemporanea infatti, con le sue installazioni, esposizioni e suoi materiali, ben si lega infatti alle strutture metalliche e industriali che caratterizzano i vecchi stabilimenti, oggi suggestivi padiglioni espositivi, che lasciano molto spazio all’estro creativo degli artisti e al gusto dei curatori, come risulta dalla bella esposizione che è stata fatta per Mario Merz.
La mostra
Con un progetto espositivo realizzato in collaborazione con la Fondazione Merz e curato da Vincenzo Todolí, la mostra dedicata al celebre artista Mario Merz, scomparso nel 2003, è stata chiamata Igloos proprio perché raccoglie le sue opere più rappresentative ed evocative del suo concetto di arte.
Oltre 30 dei suoi Igloos, di dimensioni, materiali e finiture diversi, sono state disposte all’interno delle Navate del Pirelli Hangar Bicocca, in un percorso espositivo che proietta il visitatore in un paesaggio particolare e dal forte richiamo evocativo. Visitare la mostra è un’occasione imperdibile per gli amanti dell’arte di Marz e dell’arte contemporanea in generale, perché per il suo allestimento sono stati riuniti insieme per la prima volta opere storiche e iconiche, provenienti non solo da realtà museali internazionali ma anche da collezioni private.
L’artista
L’attività artistica di Mario Merz è cominciata dopo la seconda guerra mondiale, negli anni ’40. Finito in carcere per aver aderito a un gruppo antifascista, dietro le sbarre Merz comincia ad avvicinarsi al disegno e conosce il critico d’arte Luciano Pistoi, che sarà una figura fondamentale per l’avvio della sua carriera.
Una volta libero, continua da autodidatta a sperimentare le forme del disegno, si avvicina alla pittura e sceglie come soggetto principale delle sue opere la natura, rappresentata in modo personale, con reminescenze dell’arte informale e dell’Espressionismo astratto. Dopo la sua prima mostra personale, ospitata dalla galleria La Bussola di Torino nel 1954, continua il suo lavoro avvicinandosi alla scultura, e realizza le sue prime “strutture aggettanti”, che sfidano la bidimensionalità nel desiderio di fondere insieme diverse forme, materiali e mezzi espressivi.
Sempre più vocato alla realizzazione di opere tridimensionali, decide di modificare la natura delle sue installazioni, passando da strutture realizzate con tubi al neon a strutture create utilizzando oggetti di uso quotidiano, in una sperimentazione che lo porterà ad essere inquadrato come artista d’avanguardia, che attraverso la sua arte esprime l’energia e l’essenza dell'”Arte Povera”, come la chiamerà il suo curatore Germano Celant.
Un’arte povera che intende rompere i confini tra natura e cultura, per giungere una comprensione della materia e del mondo che sia soggettiva e carica di significati.
Gli Igloos
In questo stesso filone artistico si inseriscono anche i suoi Igloos, il primo dei quali viene realizzato nel 1968 per la galleria Arco d’Alibert di Roma, e che poi continueranno ad accompagnarlo per tutta la sua carriera, affiancando la sua produzione pittorica e scultorea.
Proprio questi igloos, caratterizzati da una struttura metallica rivestita di diversi materiali naturali e antropici, quali argilla, pietra, juta, vetro e metallo, incastrati in modo precario e accompagnati da scritte al neon, riassumono tutta la sua poetica. Nella loro forma circolare, arcaica e moderna al tempo stesso, che l’artista ha studiato per oltre quarant’anni, riconfigurandola sempre in maniera diversa e inaspettata, Merz ha trovato la sintesi ideale per esprimere il dualismo che caratterizza la vita umana.
Attraverso la produzione dei suoi Igloos, in una ricerca costante di diversi mezzi espressivi, dalle installazioni, alle spirali, alla parola scritta, è riuscito a rappresentare i processi di trasformazione della natura e dell’uomo.
Come iconici archetipi delle prime abitazioni, i suoi igloos diventano una metafora delle relazioni dicotomiche che caratterizzano la nostra esistenza, e passeggiando in questo paesaggio inedito, in una sorta di città irreale, lo spettatore è invitato a scoprire le caratteristiche di ciascuno, per poi comprendere la complessità dell’insieme.
Se desiderate scoprire di più su questo artista, il nostro consiglio è di far parlare le sue opere, visitando la mostra che sarà visitabile presso Pirelli Hangar Bicocca fino al 24 Febbraio 2019.
L’ultimo accesso alla mostra è alle ore 21.15 e se desiderate saltare la fila e avere un accesso privilegiato valutate di iscrivervi al Programma Membership, che vi permetterà di usufruire di sconti, anteprime, visite guidate, workshop dedicati e molto altro.