I datori di lavoro italiani prospettano un trend dell’occupazione all’insegna dell’incertezza. È quanto emerge dall’indagine di ManpowerGroup che ha coinvolto 1000 datori di lavoro di imprese con sede in Italia per rilevare la tendenza ad assumere personale nel periodo tra gennaio e marzo 2013. Sulla base delle loro risposte circa le variazioni numeriche previste nei propri organici, la previsione sull’occupazione – a seguito degli aggiustamenti stagionali – si attesta a quota -11%, raggiungendo il livello più basso dal 2003 (anno in cui l’indagine ha avuto inizio) e già toccato nel secondo trimestre del 2010. La Previsione si indebolisce di 2 punti percentuali rispetto al trimestre precedente e di 4 punti percentuali rispetto allo stesso periodo del 2012.
Le intenzioni di assunzione dichiarate dai datori di lavoro intervistati nello studio di ManpowerGroup tracciano un andamento dell’occupazione che nei primi tre mesi del nuovo anno mantiene segno negativo (come nei precedenti sette trimestri) rivelando che la fiducia delle aziende appare ancora debole. Il 6% dei datori di lavoro dichiara un incremento del proprio organico (erano il 3% nel trimestre precedente) mentre il numero di chi prospetta una riduzione è pari al 18% (il 14% nei tre mesi precedenti). Il 75% delle aziende intervistate (l’81% nell’ultimo trimestre del 2012) non prevede invece sostanziali variazioni nella composizione del proprio staff nel periodo gennaio-marzo 2013.
“La fiducia dei datori di lavoro nella ripresa del mercato, secondo l’esito della nostra indagine, rimane debole e impatta direttamente sull’occupazione che, nella prima parte del nuovo anno, si prospetta ancora in stasi”, evidenzia Stefano Scabbio, presidente e amministratore delegato di ManpowerGroup Italia e Iberia. “La contingenza continua a mettere a rischio la sopravvivenza di molte imprese che oggi hanno difficoltà a fare delle previsioni anche sul breve periodo. Il calo della spinta consumistica legato alla riduzione del potere di acquisto, porta inevitabilmente le aziende alla massima cautela nell’intraprendere ampliamenti dei propri organici per fronteggiare una domanda che rimane debole e altalenante. Uno scenario di incertezza che si inserisce in un contesto di produttività che in Italia risulta ferma da oltre dieci anni”.
Un andamento delle assunzioni con segno negativo è atteso in tutte le quattro macro aree geografiche d’Italia, con i datori di lavoro nel Sud e Isole che riportano i programmi di assunzione più deboli e una previsione a quota -12%, sostanzialmente stabile sia rispetto al trimestre precedente che allo stesso periodo del 2012. I datori di lavoro del Centro Italia, del Nord Est e del Nord Ovest prospettano un mercato del lavoro ancora in difficoltà per il trimestre a venire facendo registrare una previsione pari a -9% in tutte le tre aree. La previsione nel Centro Italia subisce l’indebolimento più brusco da un trimestre all’altro (perdendo 9 punti percentuali) e risulta anche la meno ottimista riportata dalla regione da quando l’indagine ha avuto inizio. Le opportunità per chi cerca lavoro sembrano aumentare lievemente rispetto al trimestre precedente nel Nord Est, dove la Previsione migliora di 2 punti percentuali. Dal confronto con l’anno precedente, i datori di lavoro esprimono prospettive di assunzione più deboli in tutte le aree ad eccezione del Sud e Isole dove la previsione risulta immutata.
Tra i dieci settori industriali oggetto dell’indagine, solo i datori di lavoro del comparto elettricità, gas e acqua riportano intenzioni di assunzione stazionarie, sebbene la previsione pari a 0% indica che le opportunità di impiego sono attese comunque in stallo. Negli altri comparti, i datori di lavoro prevedono un andamento delle assunzioni con segno negativo per il trimestre a venire. I datori di lavoro del settore agricoltura, caccia, selvicoltura e pesca dichiarano i programmi di assunzione più deboli, con una previsione a quota -27 che si indebolisce considerevolmente sia rispetto ai tre mesi precedenti sia rispetto a un anno fa. Intenzioni di assunzione poco promettenti sono espresse anche dai datori di lavoro del comparto delle costruzioni – la previsione meno ottimista da quando l’indagine ha avuto inizio nel terzo trimestre 2003 – e in quello del commercio all’ingrosso e al dettaglio, entrambi con previsioni pari a -23%. Un mercato del lavoro poco favorevole per chi cerca un impiego è prospettato anche nel settore ristoranti e alberghi e in quello minerario ed estrattivo, tutti e due registrano infatti previsioni che si attestano a -16%.
Dal confronto con il trimestre precedente, le prospettive di assunzione si indeboliscono in sei dei dieci comparti mentre si rafforzano in tre settori, in particolare in quello elettricità, gas e acqua dove la previsione migliora di 10 punti percentuali e risulta anche più robusta da un anno all’altro di 9 punti percentuali. Dal confronto con lo stesso periodo del 2012, la previsione risulta più debole in sette dei dieci comparti analizzati.
“La mancanza del credito, un fisco estremamente esoso e una burocrazia molto gravosa in termini di impegno e complessità sono i principali ostacoli al rilancio dell’attività delle aziende italiane che oggi si trovano a dover coniugare gli interventi di riduzione dei costi con il rafforzamento della propria capacità di competere, perseguendo l’obiettivo di rendere più snelle ed efficienti le proprie organizzazioni, guardare al mercato globale e all’internazionalizzazione del proprio business”, spiega Scabbio. “È indubbio che la politica di austerity intrapresa dal Governo nell’iter di risanamento della finanza pubblica non aiuta la ripresa dei consumi e dell’economia tout court, e di conseguenza dell’occupazione, mentre il Pil continua a contrarsi. I soli interventi normativi, senza crescita economica, non possono sostenere la ripresa del mercato del lavoro: la nuova riforma, in vigore da luglio, non sembra aver impattato positivamente sulla fiducia delle aziende – come anche la nostra ricerca dimostra – che lamentano un’eccessiva rigidità in entrata non sufficientemente compensata da una crescita della flessibilità in uscita. Lodevoli gli incentivi per favorire le assunzioni di giovani fino a 29 anni e donne senza limiti di età, per cui il Governo ha stanziato 232 milioni di euro da qui al 2013, ma anche in questo caso sarà l’auspicata crescita economica a determinare gli effetti di tale provvedimento sull’occupazione”.