Milleduecento comune aspettano il metano. Un danno per le imprese

Organizzata dal Consorzio Concessioni Reti Gas e dal Consorzio Italiano Monitoraggio, in collaborazione con UNCEM e Gruppo Italia Energia, si è svolta la Prima Conferenza Nazionale dei comuni non metanizzati. Obiettivo dell’incontro: fare il punto sulla situazione dei comuni senza metano e valutare concretamente la possibilità di inserire il comune nel piano di sviluppo della rete nel territorio dell’ambito, obbligatorio per il nuovo gestore, oppure di adottare una clausola di salvaguardia per consentire ai comuni non metanizzati di approvvigionarsi con il GNL. 

Dopo oltre quindici anni dalla sua emanazione a partire dalla fine del 2016,  si potranno vedere gli effetti del D.Lgs. n. 164/2000 (Decreto Letta) e s.m.i. rispetto alle gare per la concessione del servizio di distribuzione di gas naturale. La normativa include nella procedura di gara (normata dal DM 226/2011 e s.m.i.) tutti i comuni italiani, quindi anche gli oltre 1.200 non metanizzati. La concessione verrà affidata sulla base dei 177 ambiti previsti in Italia, che includono tutti i comuni italiani, senza eccezioni. Il gestore aggiudicatario della concessione non è obbligato a estendere ai comuni non metanizzati la rete di distribuzione del metano, a meno che non siano garantiti finanziamenti pubblici in conto capitale, pari almeno al 50% del valore complessivo dell’opera da realizzare. L’eventuale metanizzazione del comune privo della rete potrà risultare, a causa dell’eccessiva distanza dalla rete nazionale e/o dell’esiguo numero di utenti, molto onerosa per il gestore e, quindi, non sostenibile. Non essendo previsto dalla normativa l’obbligo all’estensione della rete per il soggetto aggiudicatario, salvo che sia richiesta dal bando di gara e potendo poi operare sul territorio dell’ambito in regime di esclusività, è evidente che a molti comuni italiani sarà preclusa ancora a lungo (o forse per sempre) la possibilità di accedere alla fornitura di gas metano, determinando un serio danno alle famiglie ed alle imprese, favorendo lo spopolamento dei territori pedemontani. Anche nel caso siano forniti da GPL, va considerato che il costo energetico è almeno il doppio del metano.

Tutto questo mentre, dall’emanazione del D. Lgs n. 164/2000 ad oggi sono, state sviluppate tecnologie allora già esistenti, come il Gas Naturale Liquido, oppure sono sorte aziende, nell’ambito della distribuzione gas, in grado di assicurare questo servizio anche a comuni e frazioni non metanizzati e con un esiguo numero di utenti, che sarebbero quindi in grado di estendere a tutti la possibilità di usufruire di un servizio di utilità primaria, ad oggi precluso a causa della normativa vigente. “Il legislatore doveva concedere la possibilità ai comuni non metanizzati di allungare la concessione. Si sarebbe così favorito l’investimento sulla nuova rete. La collaborazione tra comuni vicini tra metanizzati e non potrebbe portare all’allargamento della rete. Si tratta di misure importanti se si considera che su 900 comuni in Sicilia sono un centinaio quelli senza rete”, ha detto nel corso del dibattito Gaetano Armao, docente di diritto amministrativo dell’Università di Palermo. Fin quando non verranno prese in considerazione specifiche realtà territoriali come  quella dei piccoli comuni montani, e non verrà data ai comuni non metanizzati la possibilità di essere riforniti anche da gas metano non proveniente dalla rete nazionale, gli utenti saranno obbligati a ripiegare su GPL, aria propanata, pellet, legna o gasolio, con notevoli svantaggi economici, pratici ed ambientali. Il D. Lgs. 164/2000 prevede che nei comuni (e poi negli ambiti costituiti a seguito dei successivi interventi normativi), vi sia un solo Concessionario per la distribuzione del metano; di fatto, se quest’ultimo non ha interesse alla estensione della rete di distribuzione in tali Comuni, potrebbe impedire l’intervento di altri operatori. Non vi sono infatti nel bando-tipo clausole di salvaguardia per tali comuni, i quali, se non ne è prevista la metanizzazione nel piano di sviluppo, resterebbero per altri 12 anni privi delle forniture di metano, compreso il GNL che potrebbe essere distribuito con carri bombolai o con le nuove tecnologie di refrigerazione del metano liquido. “Occorre una cabina di regia tra i vari comuni, perchè quello che manca ai comuni di montagna sono le reti, ma non soltanto quelle di gas. Reti di accesso, di connettività, banda larga. insomma occorre ripensare anche alle risorse disponibili, come l’utilizzo del legno come materia prima”, ha sostenuto Lido Riba, presidente Uncem Piemonte. È quanto sostiene Bruno Tani, presidente di Anigas e ceo della Sgr di Rimini. “per portare il gas nelle zone non metanizzate occorre avere una maggiore remunerazione degli investimenti. si tratta di una scelta che non compete all’Autorità che cerca di intervenire fissando le tariffe ed i parametri, che non rispondono ale esigenze di sviluppare la rete per i comuni non metanizzati.” Si tratta di un’invasione di campo in un settore dove le decisioni spetterebbero alla politica. Gli ha fatto eco Fabio Santini direttore area mercato energia di Utilitalia: “Abbiamo investito molto per le reti ora ci aspettiamo nuove risorse per completare la rete. Da dove possono venire? Dal pubblico, dai finanziamenti europei e dagli investitori.

Occorre che il pubblico faccia la sua parte”. In sede di riunioni della cabina di regia MISE-ANCI-AEEGSI, relativa allo svolgimento delle gare di ambito per l’affidamento del servizio di distribuzione del gas naturale, l’ANCI ha segnalato la necessità è l’urgenza di trattare l’argomento ed il Ministero ha preso atto dell’esigenza di utilizzare le prossime gare d’ambito proprio come occasione per la metanizzazione di alcuni comuni non serviti; quindi il progetto di metanizzazione di tali comuni dovrebbe essere incluso nel piano di sviluppo delle reti dell’ambito, anche se resterebbe aperto l’aspetto della necessaria verifica della copertura in tariffa di tali interventi di metanizzazione, che potrebbero essere non ritenuti congrui a seguito dell’analisi costi – benefici dell’AEEGSI. Laddove risulti che l’intervento di metanizzazione a gas naturale non possa essere inserito nel piano di sviluppo della gara d’ambito in quanto tecnicamente e/o economicamente non sostenibile, o che sussista una urgenza di metanizzazione del Comune, la cabina di regia – sempre su impulso dell’ANCI – ha concordato nelle more delle gare d’ambito e del subentro del nuovo gestore, il Comune non metanizzato, confinante con un comune metanizzato o con esso associato, potrebbe stabilire un accordo con quest’ultimo affinché il distributore in esso operante possa estendere la propria concessione e rete anche nel comune non metanizzato, fermo restando che tale porzione di rete sarà successivamente oggetto di gara d’ambito e del futuro subentro del gestore d’ambito. In questo caso dovrà trattarsi di un’estensione della rete già esistente e non di una rete isolata. Sempre nelle stesse circostanze, il comune non metanizzato potrà comunque procedere – ove ritenga necessario garantire comunque un servizio a rete di distribuzione gas – a far realizzare reti isolate alimentabili a GPL o GNL rigassificato in loco, fermo restando che tali reti saranno soggette alla regolazione dell’AEEGSI. “L’uso di metano con carri bombolai è in aumento”, ha concluso Stefano Franciosi vicepresidente Federmetano e responsabile settore carri bombolai. “Questo ci dice che la domanda di metano è un volano per la nostra economia. al momento siamo complementare con la rete e per noi ci sarà sempre un futuro”.

Share

Lascia un commento

Top