Secondo la Fondazione nazionale dei commercialisti sulla base di un sondaggio tra gli iscritti alla categoria nel 2022 il 29,3% delle impresa sarà a rischio solvibilità.
Per l’esattezza saranno 371.500 le imprese che potrebbero trovarsi in grave difficoltà economica. Pmi che danno lavoro a oltre 445 mila dipendenti. I commercialisti stimano anche che i soggetti non fallibili in attività siano circa 1,27 milioni a cui fanno riferimento oltre 1,5 milioni di addetti.
Dal sondaggio emerge l’importanza dell’effetto “bolla” generato su queste realtà imprenditoriali dalle misure di sostegno pubblico. Se da un lato non si è ancora registrata un’esplosione di insolvenze aziendali, dall’altro lato è probabile che si concretizzi un aumento del rischio di solvibilità legato alla riduzione dei sostegni economici. Un elevato campione di imprese versava in situazioni di crisi già prima di essere travolta dall’ondata pandemica. Il che rende ancor più verosimile ipotizzare un incremento delle insolvenze una volta che le misure di sostegn verranno allentate.
Cosa dice il sondaggio
Solo poche imprese non fallibili hanno cessato l’attività e pochissime hanno fatto ricorso a procedure di sovraindebitamento o a soluzioni stragiudiziali. Sono molte le imprese che hanno rinegoziato il canone di locazione dell’immobile commerciale. Molte altre hanno fatto ricorso ad ammortizzatori sociali. Inoltre hanno subito un calo di fatturato significativo ed anche quelle che hanno fatto ricorso a prestiti garantiti. Gli intervistati hanno dichiarato che l’impatto negativo della pandemia ha riguardato più del 25% delle loro imprese clienti. La percentuale più alta si registra per il calo di fatturato superiore al 30% nel 2020. Segue il ricorso a prestiti garantiti dallo Stato e dal ricorso ad ammortizzatori sociali. In tutti e tre i casi le percentuali sono abbastanza vicine e si collocano poco al di sopra o poco al di sotto del 60%. Più bassa, invece, la percentuale di chi ha ottenuto la rinegoziazione del canone di locazione.
I Commercialisti del campione per i quali il 25% e più delle loro imprese clienti ha subito una perdita di fatturato superiore al 30% nel 2020 sono il 61,7%. Per il 46,8% più di un’impresa su 4 versa in uno stato di grave difficoltà economica, mentre per il 46,6%. Più di un’impresa su 3 tra quelle loro clienti nel 2022 si troverà ancora in uno stato di difficoltà economica.
Ma quali sono le imprese non fallibili?
Per imprese non fallibili si intendono le imprese agricole e le imprese commerciali che non sono soggette alle disposizioni sul fallimento. Non sono soggetti alle disposizioni del fallimento e del concordato preventivo gli imprenditori che esercitano un’attività commerciale, i quali dimostrino il possesso congiunto di questi requisiti.
Aver avuto, nei 3 esercizi antecedenti la data di deposito della istanza di fallimento o dall’inizio dell’attività se di durata inferiore, un attivo patrimoniale di ammontare complessivo annuo non superiore a 300 mila euro.
Aver realizzato nei 3 esercizi antecedenti la data di deposito dell’istanza di fallimento o dall’inizio dell’attività se di durata inferiore, ricavi lordi non superiori 200 mila euro.
Avere un ammontare di debiti anche non scaduti non superiore ad euro cinquecentomila.