I parchi gioco italiani archiviano la stagione estiva con una perdita media del 35% sul 2019. La stima è di chiudere l’anno in calo del 50% sul 2019, purché non intervengano ulteriori misure restrittive. L’introduzione del green pass ai primi di agosto ha bloccato il trend positivo di inizio stagione, spingendo molti potenziali visitatori a fare altro.
Giuseppe Ira presidente dell’Associazione Parchi Permanenti Italiani
“I parchi a tema credono nel green pass e sono stati tra i primi ad introdurlo. Questa misura ha causato delle perdite, anche per la concorrenza che si è generata nei nostri confronti da parte di altre categorie. Il risultato è che molte realtà si trovano in una condizione di sofferenza finanziaria e non hanno la possibilità di recuperare. L’autunno è meno remunerativo rispetto all’estate e le scadenze di tasse e imposte non si sono fermate.
Ci aspettavamo che la fiducia dimostrata nei confronti del governo fosse ripagata con provvedimenti adeguati come avviene in Francia. Al contrario, stiamo ancora aspettando i 20 milioni di euro del DL Sostegni Bis, successivamente convertito in legge. L’unico contributo stanziato in 18 mesi”.
Mancano inoltre criteri chiari per l’assegnazione delle risorse, con un evidente rischio di sperequazioni. La Conferenza delle Regioni ha disposto la ripartizione del contributo tra le Regioni. Ma ha compreso anche quelle nel cui territorio non ci sono parchi divertimento. “Ho già notizia che in alcune Regioni si sta pensando di destinare parte del fondo ad altri settori dello spettacolo”.
Le autorità non rispondono ai parchi gioco
L’Associazione Parchi Permanenti Italiani si è rivolta al presidente della Conferenza delle Regioni Giuseppe Fedriga, al Ministro per gli Affari regionali e le Autonomie Mariastella Gelmini. A tutti i presidenti delle Regioni suggerendo una serie di parametri a identificare le aziende della categoria e scongiurare la dispersione delle risorse. Ma non ha ricevuto nessuna risposta. Tra le proposte: apposizione di un biglietto d’ingresso, licenza di esercizio, presentazione dei bilanci 2019 e 2020. Questo per individuare un’aliquota di intervento sulla perdita di fatturato e quantificare l’ammontare del contributo destinato alle singole imprese.
Nel 2019 i parchi gioco fatturavano 450 milioni di sola biglietteria
I parchi divertimento italiani, circa 230 tra tematici, faunistici, acquatici e avventura, nel 2019 generavano 1,1 milioni di pernottamenti. Erano visitati ogni anno da 20 milioni di italiani e 1,5 milioni di stranieri. Nel 2019 il comparto ha generato un giro d’affari di 450 milioni di euro riferiti alla sola biglietteria. Cifra che sale a 1 miliardo con l’indotto interno, come la ristorazione e il merchandising, e a 2 miliardi considerando l’indotto esterno. A livello di occupazione, il settore prima della pandemia impiegava 25.000 persone tra fissi e stagionali, 60.000 con l’indotto. Nel 2020 le aziende del comparto in media hanno registrato perdite del 75%. Tra le più colpite dalla crisi: il 20% dei parchi ha rinunciato completamente all’apertura.