Rinaldi si avvicina all’arte culinaria in tenera età, giocando con pentole e pasta secca nella cucina della nonna, custode di antiche ricette. A quattordici anni inizia a muovere i primi passi nel mondo della ristorazione al Ristorante La Scintilla, esperienza che lo entusiasma e lo porta a iscriversi alla scuola alberghiera. La sua formazione lo avvicina al mondo dell’hotellerie che tanto lo affascina. Lavora al Therasia di Vulcano e successivamente con lo Chef Agostino Iacobucci, all’epoca al timone del ristorante stellato I Portici di Bologna.
Una scuola eccellente, che gli consente di spiccare il volo fino a farlo arrivare a Passalacqua sul Lago di Como, dove porta oggi i suoi valori. Primo fra tutti, la famiglia, tema ricorrente in molti dei suoi piatti. Qui, il suo obiettivo è quello di “far sentire l’ospite a casa, accogliendolo con il calore tipico delle case italiane”. Per Rinaldi, il legame con la storia e le tradizioni è concreto. Il lievito madre che utilizza per le panificazioni è lo stesso usato dalla bisnonna, poi tramandato alla nonna, alla madre e arrivato, infine, nelle sue mani. Quattro generazioni che hanno custodito un tesoro, oggi protagonista della panificazione nelle cucine di Passalacqua. Definisce la sua cucina “pulita, nitida e decisa” dove al centro di tutto c’è il gusto, che deve essere riconoscibile e perfetto.
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Formato nell’arte dell’eccellenza culinaria allo stesso tempo è attento ai gusti e ai desideri dei suoi ospiti. I cuochi che le antiche famiglie nobili portavano con sé spostandosi dalla casa di città alle loro dimore sul lago, per trascorrere i mesi estivi in villeggiatura.
Così proprio come allora, le primizie dell’orto, un vero e proprio giardino gastronomico, diventano l’elemento chiave di tanti suoi piatti. I suoi spaghetti alle vongole valgono da soli un soggiorno a Passalacqua. Queste e altre prelibatezze attendono gli ospiti in questa casa delle meraviglie sul Lago di Como, dove il senso della famiglia e dell’accoglienza regnano sovrani, non solo nella cucina dello Chef.