Il calo della produzione italiana continua. Istat parla chiaro. Il Prodotto interno lordo del secondo trimestre è crollato al 2,5% rispetto a un anno fa (- 0,7% sul trimestre precedente). Un andamento che fa prevedere di chiudere il 2012 con -1,9%, sempre che nei prossimi mesi la crescita sia pari a zero. Secondo Confindustria i valori negativi della produzione si concentrano sul comparto del tessile, abbigliamento, pelli e accessori, con un meno 14,6%, elettrotecnica (- 11,3%), elettronica (-9%), i beni di consumo con (- 8%) e i beni strumentali (-7,5%). Ma per i neolaureati in cerca occupazione oggi che speranze ci sono? L’Università Milano-Bicocca ha realizzato una ricerca statistica sulle aree funzionali in cui le aziende impiegano maggiormente i laureati (prima e durante la crisi economica). Il settore della produzione è quello in cui si registra il maggior impiego di laureati dal 2008 e il 2011. Una flessione si avverte nelle aree ricerca e sviluppo, mentre viene dimezzata l’occupazione nelle risorse umane. In periodi di crisi le aziende preferiscono quindi dedicare la nuova forza lavoro uscita dall’Università a mansioni più “concrete” e meno “realizzative”. I dati delle indagini Stella-Cilea sull’occupazione dei laureati dal 2008 al 2011, confrontati con quelli della banca dati Excelsior-Unioncamere che monitora il fabbisogno di personale di oltre 100 mila aziende italiane (vedi documento), mettono in evidenza come oltre la metà dei laureati (53,4%) viene inserito in produzione, seguita con il 10,4% dall’amministrazione, contabilità e controllo di gestione e da ricerca e sviluppo con il 9,5%. L’area commerciale e distribuzione si pone al 5,3% a cui fanno seguito la progettazione (3,9%); risorse umane e organizzazione (3,6%); marketing (3,3%); sistemi informativi e reti (3,3%); finanza (2,3%); comunicazione e relazioni pubbliche (2,1%); qualità sicurezza e ambiente(1,7%); legale (1,2%). Ma cosa è cambiato dal periodo pre-crisi (2007) a oggi? Le aziende hanno privilegiato il posizionamento dei laureati nelle aree di produzione (+23,2%), di sistemi informativi e reti (+10,8%) e in quelle legate all’amministrazione, contabilità e controllo di gestione (+8,3%). A perdere posizione sono state in particolar modo le aree delle risorse umane e organizzazione (-47,3%), del marketing (-37,0%) e della comunicazione e relazioni pubbliche (-31,7%). E le retribuzioni? “Un dato interessante proviene dall’area ricerca e sviluppo”, dice Paolo Mariani, professore straordinario di statistica economica, “che, pur offrendo una retribuzione tra le più contenute (negli ultimi quattro anni ha superato i 1.000 euro solo nel 2008), rimane ancora appannaggio dei più bravi: il 68,4% dei laureati impiegati in questa area hanno un voto di laurea compreso tra il 106 ed il 110 e lode. In calo rispetto al periodo pre-crisi ma ancora fortemente significativo. Rispetto alla retribuzione”, conclude Mariani, ” nell’ultima rilevazione i laureati occupati nell’area finanza guadagnano quasi il doppio di quelli inseriti nell’area legale, (1.160 euro vs 668 euro). A superare la soglia dei 1.100 euro ci sono anche i laureati che lavorano nell’area sistemi informativi e reti, mentre la soglia dei 1.000 euro è varcata dai dottori impiegati nelle aree: progettazione; risorse umane e organizzazione; amministrazione, contabilità e controllo di gestione; comunicazione e relazioni pubbliche; produzione; commerciale e distribuzione. fanalino di coda, con una retribuzione sotto i 1.000 euro, l’area ricerca e sviluppo; marketing; qualità sicurezza e ambiente”. Allegato