Un’azienda su tre, tra le 448 eccellenti identificate dall’ottava edizione dell’Osservatorio Pmi sviluppato da Global Strategy ha effettuato un azione di acquisition negli ultimi 3 anni e una su due prevede di farne nei prossimi 3 anni.
“Grazie all’Osservatorio Pmi”, dice Antonella Negri-Clementi, (nella foto) presidente e ad Global Strategy, ” abbiamo toccato con mano storie di imprenditori che hanno saputo acquisire quote di mercato importanti in Italia e soprattutto all’estero. Aziende che dichiarano di voler crescere ulteriormente sui mercati internazionali. Sono “campioni italiani” nel mondo anche attraverso operazioni di finanza straordinaria, mantenendo un profilo familiare, ma innovativo e aperto al management. Sono esempi di grande coraggio, profonda passione e intraprendenza, valori chiave di quel Made in Italy che tutto il mondo ci invidia.”
L’Osservatorio Pmi ha analizzato 40mila imprese italiane manifatturiere e di servizi, tra le quali ha individuato circa 7.100 aziende che registrano un valore della produzione tra i 20 e 250 milioni di euro. Partendo da questo universo di riferimento, seleziona quelle che negli ultimi cinque anni hanno superato la media del loro specifico settore in oltre 10 parametri economico-finanziari e patrimoniali. Sono 448 le aziende eccellenti su 7100 Pmi totali (6 su 100). Il primo elemento che emerge, queste Pmi sono state in grado da un lato di aumentare il valore della produzione (media del +13,4% nel periodo 2010-2014), dall’altro di abbassare il proprio indebitamento e aumentare il flusso di cassa. Non solo, il reddito operativo è cresciuto, nello stesso periodo, ad un tasso annuo del 32,9%. Ciò significa che sono state capaci, a fronte di una domanda stabile, di aumentare
le quote di mercato rimanendo tra l’altro focalizzate nella propria area di business (86% delle aziende coinvolte). Ma, una volta cresciute al massimo livello nel proprio ambito e territorio, quali sono le strategie di crescita più valide?
M&A E FINANZA STRAORDINARIA
Nell’indagine il 47% degli imprenditori ha dichiarato di essere disposto a valutare progetti di apertura del
capitale per proseguire il proprio percorso di crescita. L’84% ritiene le operazioni di acquisizione un’opzione interessante come strategia per il rafforzamento competitivo, tanto che il 51% ha dichiarato di essere intenzionato ad effettuarne una nei prossimi 3 anni. Ciò significa che, una volta che l’azienda eccellente cresce grazie alla conquista di quote di mercato, la scelta di una possibile operazione di M&A viene vista come una naturale
prosecuzione di un progetto di sviluppo ben definito step by step. Non è mai una scelta subita, ma una scelta auspicata. “Metà delle aziende eccellenti ha dichiarato di essere disposto a valutare progetti di apertura del capitale per proseguire nel percorso di crescita: un ulteriore segnale di rinnovato interesse per le operazioni straordinarie, a cui i nostri imprenditori guardano con occhi da predatori”, ha detto Stefano Nuzzo, project leader dell’Osservatorio Pmi. “Per crescere bisogna giocare la carta dell’innovazione e non per forza passando per l’estero: sarebbe auspicabile che proprio le nostre Pmi eccellenti, supportassero più attivamente la rete delle start-up italiane, sia di matrice industriale che universitaria, dalle quali poter ricevere un significativo contributo in termini di innovazione”.
PICCOLO È BELLO?
Le eccellenti sono mediamente più piccole rispetto ai peers italiani ed esteri tanto che il 78% delle aziende si confronta con competitor di dimensioni maggiori. L’85% di queste aziende sono a conduzione familiare, ma il 42% di loro non ha ancora definito il passaggio generazionale. La governance è per la maggior parte formata da un
Cda composta da 3 membri azionisti della società e un professionista esterno. Le inee guida che accomunano le eccellenti sono: investimenti importanti e in crescita rispetto al passato (il 89% delle imprese) soprattutto per
quel che concerne lo sviluppo della gamma di prodotti e servizi (53%), con la previsione di una crescita ulteriore nei prossimi 3 anni, internazionalizzazione costante che avviene per il 55% in modalità diretta e strutturata attraverso JV e filiali commerciali. Ciò significa che c’è stato un forte mutamento nel concetto d’internazionalizzazione: prima significava andare a produrre in loco, delocalizzare, oggi significa soprattutto internazionalizzazione complessiva delle risorse, tecnologie e dei capitali. Sul fronte dell’innovazione circa il 50% delle aziende intervistate ha richiesto la registrazione di brevetti (in media 11) nel corso della propria storia e mediamente le eccellenti investono in innovazione circa il 5% del proprio fatturato, ma emerge anche il fatto
che solo il 30% collabora con università e solo un risicato 6% collabora con incubatori e startup, sintomo di un sistema innovativo che ancora deve crescere e staccarsi dai normali concetti di R&D per abbracciarne di diversi.